gli
animatori lo hanno visto così : BENE
COSI’-COSI’
MALE
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KATYN |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
SAB |
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precedenti
roberta
braccio |
domenica
pomeriggio |
C’è un riuscito effetto di dicotomia, in questo film: se la
macchina da presa |
giulio
martini |
domenica sera |
Il nobile e severo film del patriarca polacco è un tributo
doveroso e sofferto all'identità nazionale, umiliata ed offesa dai
"sovietici". Secondo il modello dell' "uomo dei
dolori", la tipica immagine slava dell'iconografia religiosa ( compare
anche sotto un cappotto all'improvviso )
Wajda racconta non tanto la Via Crucis dei poveri
cristi degli oltre 20.000 del l' intellighenzia del suo
Paese - ufficiali e anche docenti universitari - ma la
vana 'attesa delle pie donne e degli uomini pii che non hanno potuto
neppure piangere e avvolgere nel sudario i cadaveri dei loro cari. |
angelo
sabbadini |
martedì
sera |
Sì, viene voglia di abbracciare Andrej Wajda
che ricompare nei nostri cinema dopo vent'anni di vergognoso oblio da parte
dell'italica distribuzione; lo ritroviamo ottantaduenne alle prese con un
film testamento dai laceranti contenuti storici, che cerca di contaminare con
qualche fatica la divulgazione cinematografica con la struttura della
tragedia greca. Un'opera civile e necessaria con un epilogo che lascia senza
fiato. |
carlo
caspani |
mercoledì
sera |
Alla fine della carriera, il film "della vita" di
Wajda: la tragedia di Katyn e la reazione di orgoglio e dolore di quanti, tra
i parenti superstiti, non seppero e non vollero piegarsi alla menzogna
dettata dalla ragion di stato. Televisivo schematico, elementare, ma
fortemente sentito. |
fabio de
girolamo |
giovedì
sera |
Wajda e l’impotenza.
L’impotenza endemica del popolo polacco di fronte a due “vicini
di casa” troppo potenti e troppo aggressivi per le sue possibilità di
difesa. Un’impotenza che nell’episodio in questione si declina in
tre fasi: incertezza del proprio futuro (dei prigionieri e dei loro
famigliari), tragica consapevolezza (di non aver potuto evitare una strage
già fatalmente scritta), beffarda manipolazione della verità (con il
beneplacito delle autorità polacche). Magistrali le sequenze di apertura e
chiusura, la prima a illustrare metaforicamente il tema di cui sopra coi
polacchi in fuga da est e da ovest che si incontrano su un ponte a scegliere
se aspettare immobili o buttarsi nel fiume, l’ultima di glaciale
realismo. Grande consapevolezza formale del regista, che non teme di compiere
salti temporali bruschi per focalizzare l’attenzione sul percorso
concettuale scelto. Unico neo il clichè di raccontare più vicende personali
correlate con l’episodio principale. |
giorgio
brambilla |
venerdì
sera |
giorgio questa settimana è stato
sostituito da carlo |
francesco
rizzo |
sabato
sera |
la battaglia delle donne per tutelare la
memoria, o sopravvivere, in un film sul coprire e scoprire la
verità storica manipolata dal potere (il filmato d'epoca con le stesse
immagini è commentato in senso opposto dal regime di turno). in
controluce, la società polacca che cambia proprio perchè cambia il potere.
sulla tela blu dello schermo il senso di morte e disumanità è diffuso: Gesù
staccati dalla croce, lutti annunciati in piazza o consegnati per posta,
ruspe che coprono cadaveri. e un velo nero, prima della
fine, per costringere alla riflessione un pubblico che sui titoli
di coda ha già riacceso il cellulare (beh, chi lo spegne). peccato per il
doppiaggio: nazisti usciti da un fumetto di Bonvi, russi da film di peppone&don
camillo, bambine di Cracovia che dicono 'babbo', come a Lucca... |