gli
animatori lo hanno visto così : BENE
COSI’-COSI’
MALE
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VALZER CON BASHIR |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
SAB |
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precedenti
roberta
braccio |
domenica
pomeriggio |
Non c'era miglior mezzo (media?) di queste linee essenziali,
nervose e spigolose per esprimere l'agonia e la colpa del fare la guerra.
Dove nel "fare la guerra" ci siamo tutti noi. Anche chi sta solo a
guardare. Anche chi non è capace di ammazzare gli uomini ed è costretto ad
ammazzare gli animali. Non ci sono scuse, non ci sono alibi. La coscienza è
una cosa grossa e non molla, come un cane alla calcagna (appunto). |
giulio
martini |
domenica
sera |
Film di sonnambuli che si aggirano tra guerriglia fragorosa,
stragi ovattate, campi di battaglia paradisiaci con comandanti e politici
trasognati ed assenti. Prodotto molto imbarazzante per Israele - che si interroga
così su altri Olocausti - perché é realizzato da un regista ebreo. Il quale però nell'operazione psicoanalitica di rimontare
le sue angosce rimosse le riversa ( tramite il cinema )
irrisolte sul pubblico del mondo intero. E l'invenzione di una coraggiosa tecnica d'animazione per
adulti forse irripetibile - rende ancor più razionale, lucido
e "assolutamente da non dimenticare" il racconto di un incubo
osceno, dimenticato da troppi. |
angelo
sabbadini |
martedì
sera |
Questa volta l'animazione non corteggia un
pubblico adolescenziale ed è rigorosamente vietata ai minori. Ci vuole
infatti un pubblico adulto per età anagrafica e esperienze visuali per
partecipare alla terapeutica seduta di Ari Folman basata sullo straziante
recupero del rimosso. |
carlo
caspani |
mercoledì
sera |
Si può fare autoanalisi, ricostruzione storica, denuncia politica
con dei disegni? Questo film risponde sì a tutte e tre le domande. Una
graphic novel cruda e raffinata, dura come un reportage, straziante e sentita. Perché con i sogni ci si risvegli dal sonno
della ragione. |
marco
massara |
giovedì
sera |
Film di grande coraggio, imbarazzo e obiettività, vista l’origine
israeliana, che sfrutta al meglio le
opportunità offerte dal linguaggio dell’animazione. Anche se è basato su tratto grafico ‘realistico’
(simile a quello dei fumetti di ‘Michel Vaillant’-Jean Graton
degli anni ’60), la scelta del disegno animato implica un grado
implicito di artificiosità e di astrazione. Proprio questa caratteristica
determina un livello di concentrazione ed attenzione dello spettatore
particolarmente intenso. Se poi uniamo un tono particolarmente anodino delle
voci fuori campo, un uso non realistico dei colori ed una colonna sonora
musicale anch’essa straniante ed usata con particolare intelligenza,
ecco allora che si stabilisce un flusso di comunicazione particolarmente
efficace, molto più intenso di quello delle immagini reali delle stragi
mediorientali quasi quotidiane a cui ci siamo ,purtroppo, tristemente
assuefatti. |
giorgio
brambilla |
venerdì
sera |
Con Valzer con Bashir Ari Folman scava dentro la propria
anima alla ricerca di quel che è stato il suo coinvolgimento nel massacro dei
campi profughi di Sabra e Shatila e, attraverso quest'indagine, interpella
anche la propria nazione. In quest'operazione fa più e meno di quel che ci si
aspetterebbe. Usando un genere apparentemente banale come il cartone animato
evita la mediazione di attori e ritrae i protagonisti esattamente con i loro
volti. Associando immagini e musiche apparentemente incongrue mostra fatti
orribili (ad es. l'auto che passa mitragliando) evitando gli effetti facili.
Impostando la narrazione nei termini di una seduta psicanalitica evita il
moralismo collocandosi a un livello più profondo. Non pronunciando giudizi
politici tranchant sulla propria nazione paragona quel massacro niente
meno che all'Olocausto (il che detto da un israeliano...). Pone domande
scomode in modo non convenzionale, sia perché usa i cartoni sia perché li fa
così diversi dallo stile mainstream, così poco “carini”. E
poi conclude con immagini di repertorio, a dire che non è stato un brutto
sogno o un'invenzione poetica, i morti ci sono stati davvero. Decisamente non
gli manca il coraggio. |
francesco
rizzo |
sabato
sera |
L’esigenza (e il trauma) di ricordare in un fumetto animato
- formidabile per matrimonio fra tratto, luce e colonna sonora - che termina,
non casualmente, con un filmato d'archivio della strage di Sabra e Shatila.
Quando la memoria riemerge, si può uscire dall'animazione, che ha
permesso al documentarista-psicologo Ari Folman di esplorare vuoti,
tranelli e simboli della memoria con notevole efficacia, e si arriva
alle immagini "dal vero", le riprese di chi "osservava"
in quei giorni di sangue a Beirut. Ma "valzer con bashir" ce
lo ha già spiegato: non basta mettere una macchina da presa fra te e il
mondo per chiamarti fuori dalla responsabilità di
"osservare". Nemmeno se così ti hanno ordinato i tuoi
superiori. |