gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

DARK SHADOWS

 

 

DOM pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Il mondo è bello perché è vario, dice il detto. Alcuni mondi invece non cambiano mai. L’immaginario di Tim Burton è uno di questi ultimi: Johnny Depp &Co. può cambiare abiti, trucco, scenografia, ma l’anima resta la stessa. Quel desiderio disperato di amore, un anelito nascosto sotto tinte forti, e scure, sotto ghigni, sotto una coltre di sangue e di vendetta. Favole per adulti dunque in cui ci sono mostri “apparenti” e ci sono mostri nel cuore. Ma non solo. In Dark Shadows il regista decide di provare a divertirsi veramente, e se è vero che il confine con la famiglia Addams è vicino, Burton spiazza tutto contestualizzando la sua famiglia di mostri in un periodo che tutti possono ricordare, in cui si possono riconoscere più d’una mostruosità, per rimanere in tema. Lontanissimo da Hollywood, e ancora di più dalla banda di vampiri per teenagers , Tim Burton resta sempre suo.

giulio martini

domenica sera

Le ombre oscure sono le "occhiaie" dei protagonisti o dell'animo umano ?
Il film ruota attorno a metafore insistite ( il possedere / l'essere posseduto , i vincoli e gli scambi di sangue - famiglie / differenze sociale / trasfusioni ... ) giocando con tutto il repertorio del genere horror . E se - romanticamente - ribadisce che al cuore non si comanda, graffia -con ferocia - i troppo ingenui
hippyes degli anni '70, gli psicoanalisti famelici e gli industriali che succhiano la linfa vitale altrui. Ma il tono di fondo è garantito dalle malinconiche mille sfumature grige cui Tim Barton ci ha abituati. Al centro delle sue favole retrò ci sono i suoi consueti "moderni mostri adolescenziali", dai volti pallidi eppure vividi, spesso con mani grifagne ma gentili, sempre vaganti in ambienti artefatti e ambigui, nonchè perennemente bisognosi di aiuto.

angelo sabbadini

martedì sera

Non c’è considerazione per i vampiri! Lo scorso anno l’ottimo “Lasciami entrare” ha avuto un indice di gradimento vicino allo zero e quest’anno i visionari del Bazin avanzano numerose perplessità sul gotico divertissement di Tim Burton. In effetti il film procede a ispirazione alternata confermando tutte le perplessità che accompagnano l’ultima produzione del regista di Burbank. ll film è pieno di spunti interessanti a cominciare dal tattile vampiro Barnabas Collins ma il tutto sembra procedere per accumulazione con il risultato di saturare l’attenzione dello spettatore che invece di abbandonarsi al piacere del giocattolo visivo è portato a consultare nervosamente l'orologio.

carlo caspani

mercoledì sera 

Va bene, abbiamo visto di meglio da Tim Burton, e non a tutti piacciono i vampiri, le streghe e i racconti gotici. Ma nessuno come lui è capace di ricostruire atmosfere dark, rivisitare il kitsch degli anni 70 (del XVIII o del XX secolo non importa) e giocare con tanta disinvoltura con i legami del sangue e della famiglia, con l'amore distrutto e vendicato, con l'economia come guerra per distruggere l'avversario... Optional inclusi nel prezzo: effetti
speciali, cuori di vetro, arredi vintage, lupacchiotti mannari e
campeggi hippy dissetanti. Per il vampiro, ovvio.

marco massara

giovedì sera

L’immaginazione al potere o il potere dell’immaginazione. Tim Burton , appoggiandosi forse un po’ troppo a citazioni proprie e altrui costruisce un ‘pastiche’ sul tema del vampirismo, autentica ossessione che pervade tutta la storia del cinema. Stilizza i doverosi caratteri horror, condisce la vicenda di ironia (la scena dell’amplesso tra strega e vampiro con la ‘You’re my first , my last….’ Di Barry White è un gioiellino) , si appoggia ad una trama degna di un film di azione ma non perde mai di vista gli elementi fondamentali di ogni ‘vampire story’: essere condannato ad essere immortale senza poter amare ed essere amato. La scelta degli anni ’70 e della loro musica permette di sintetizzare tutto il senso del film nella struggente canzone che accompagna i titoli di testa (‘Nights in white satin’ – ‘Ho difeso (e perduto) il mio amore ‘( i Nomadi))
giorgio brambilla venerdì sera Questa settimana giorgio è stato sostituito da giulio