gli
animatori lo hanno visto così :
BENE
COSI’-COSI’
MALE
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E ADESSO DOVE ANDIAMO ? |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
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dei film precedenti
matteo mazza |
domenica pomeriggio |
In Caramel, morbido il titolo come il film, era indimenticabile la scena di una telefonata impossibile, dolce, sensuale. In E ora dove andiamo?, disorientante il titolo come il film, "le armi dolci" provano ad ammorbidire la tensione (e il film), vero, ma arrivano troppo tardi. L'amaro resta in bocca come la domanda resta senza risposta. Nadine Labaki mescola ingredienti, registri narrativi, punti di vista, diventa strega e propone un finale scandaloso. Questo è anche un film sull'incapacità di comunicare, motivo in più per vederselo in lingua originale. |
giulio martini |
domenica sera |
acuto e spericolato impasto di
temi e di toni, ad immmagine e somiglianza della varietà di intrecci e di
umori del Libano, questo film vive di un quilibrio precario , tra umorismo e macabro, canzoni e sketch. Ma il risultato è notevole. E se l'attacco "materno e femminile " ( non femminista) contro i maschi è univoco, la voglia di pace che comunica è universale perchè - si dice finalmente in un film - insita in qualsiasi vera religiosità. |
angelo sabbadini |
martedì sera |
è sufficiente un bel soggetto per fare un film riuscito? La domanda tormenta i visionari del martedì sera alle prese con l’opera seconda della fascinosa Nadine Labaki. La quale non sembra preoccuparsi di tradurre il felice soggetto in uno stile cinematografico articolato e conseguente. Così la regista passa senza mediazioni linguistiche dal dramma alla comicità e viceversa per semplice e ingenua giustapposizione. Riprendendo con banale facilità il titolo dell'operina si può sussurrare che con questo approccio non si va da nessuna parte…( |
carlo caspani |
mercoledì sera |
Idea forte, quella della Labaki,di
un mondo diviso tra maschi guerrieri e orgogliosi e donne legate alla vita e
agli affetti, con una descrizione trasversale rispetto alle differenze di
religione. Un invito a essere tutti fratelli in un paese un tempo culla di
convivenze pacifiche, oggi dilaniato da odi provenienti da terre vicine. Il
villaggio come metafora del Libano, del mondo. Peccato che il tono, e a
volte lo stile, non sembrino all'altezza del progetto: l'altalenare tra dramma e commedia, perfino "musical", si rivela in alcuni momenti controproducente. |
marco massara |
giovedì sera |
La ricerca di un fragile equilibrio pervade tutto il film di Nadine Labaki che non esita a tuffarsi nell’abisso della tragedia per poi tentare ardite risalite verso la commedia senza disdegnare di sfociare nel musical. C’è la consapevolezza della fascinazione femminile sul maschio ‘stupido’ , usando eleganza (il magnifico corteo funebre che accompagna i titoli di testa), convenzionalità (le ragazze dell’est) ed intelligenza (l’annunciatrice televisiva che ancheggia con la complicità della debolezza del segnale), ma c’è anche altrettanta consapevolezza sulla fragilità dell’apparente lieto fine, perché ci sono sempre armi nascoste pronte ad essere dissepolte. Ricordiamoci di Truffaut: “ Le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia" .....o almeno ci provano! |
giorgio brambilla | venerdì sera | questa settimana giorgio è stato sostituito da giulio |