gli
animatori lo hanno visto così :
BENE
COSI’-COSI’
MALE
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LE IDI DI MARZO |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
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dei film precedenti
roberta braccio |
domenica pomeriggio |
Va tutto il mio applauso a George
Clooney che con le Idi di marzo decide di fare un film tanto potente quanto didascalico. “E’ tutta una questione di etica” si sente in sottofondo commentare il Governatore nella scena finale. Senza mezzi termini né compiacimenti di parte o di partito, ecco uno di quei film che tiene la suspence grazie ai colpi di scena e che tiene la materia grigia all’erta grazie alla riflessione sull’uomo. Politici, stagisti, media, giovani arrivisti e esperti sornioni: tutti si muovono su una griglia di decisioni al fine ultimo del dio potere, come animali nello stesso campo si studiano, si annusano per capire dove e come colpire. La politica è tutto ciò che concerne lo Stato e il suo governo, qui lo Stato si riduce alla propria piccola area di ingerenza, al cui centro resta solo l’uomo e il suo bisogno di potere. |
giulio martini |
domenica sera |
Clooney è bravo e capace. Soprattuuto sa prenderesi in giro (dice "sedurrò le vecchiette." " vincerò perchè sono bello") e sa defilarsi dal ruolo principale, tanto da soprendere il pubblico che non si aspetterebbe proprio nel suo personaggio la figura del "magia- minorenni". La trama c'è ( ma quanti tradimenti tutti in una volta ), l'attenzione ai giochetti dei politici ( che candidandosi dovrebbero essere "candidi", ma non lo sono affatto ) pure. Ma c'è da chiedersi: se non ci fosse stato George avrebbe funzionato questo ennesimo fil politico all'americana ? Insomma : da verificare tra qualche anno. |
angelo sabbadini |
martedì sera |
Illumina gli spettatori del Bazin quell'anonima stagista/replicante che nel sottofinale si presenta nell'enclave del governatore a ricordarci la sostituibilità di tutti i personaggi rispetto alla logica delle cose: è l'ennesimo tocco di classe di un film riuscito, secco ed essenziale nel miglior stile del Clooney regista. |
carlo caspani |
mercoledì sera |
Clooney è forse più bravo come regista che come attore: può permettersi addirittura ruoli doppi, antipatici, ambigui come il suo candidato. Un film buio, claustrofobico, grigio come le persone che ritrae, unico scenario possibile per una storia dove nessuno può fidarsi di nessuno e dove gli ideali, politici e non, sono bellissime frasi. Da pronunciare senza pubblico, durante una prova microfono. |
fabio de girolamo |
giovedì sera |
Clooney sceglie un attacco
simbolico, per parlare di politica. Dal buio quasi completo
dell’inquadratura emerge un personaggio che si dispone al centro, illuminato
da un occhio di bue, e comincia presumibilmente ad arringare la folla. Dal
mondo oscuro e opaco della politica alcune figure attraggono l’attenzione
degli spettatori/elettori fungendo da specchietto per le allodole, mostrando
un lato trasparente che parla di un futuro radioso e distogliendo il loro
sguardo dalla politica vera, quella che si fa dietro le quinte. Clooney parla dei due lati della politica e dei loro amplificatori massmediatici, attraverso i quali i singoli candidati si fanno propaganda o eliminano avversari o personaggi scomodi. Mostra un pessimismo di fondo nel raccontare un mondo in cui i singoli personaggi sono solo semplici ingranaggi sostituibili di una macchina che va avanti da sé. Ma il torbido della politica è diventato da tempo un clichè cinematografico, che Clooney qui mette in scena senza l’originalità raffinata di Good Night and Good Luck né quella stralunata di Confessioni di una mente pericolosa. Efficace ma sottotono. |
giorgio brambilla | venerdì sera | George Clooney ci offre un film disincantato, dove tutti sono un po' Cesare, un po' Bruto, in una lotta senza esclusione di colpi, che avviene nel “suo” partito democratico, come a dire: se queste cose succedono nel partito dei “buoni”, figurarsi cosa accade in generale; così mostra quel male che è dentro ciascuno di noi ed il discorso da politico riesce a divenire morale. È un'opera rigorosa, essenziale, coinvolgente, interpretata da un gruppo di attori in splendida forma. Il finale è aperto per concedere allo spettatore la scelta: il protagonista confesserà e si riscatterà? Oppure (più coerentemente con quanto ha fatto fino a quel momento) accetterà di vincere pagando un prezzo altissimo, la perdita della propria innocenza e la trasformazione nell'uomo che non avrebbe mai voluto essere? La morale in ogni caso è che è molto rischioso stare dietro le quinte di quel grande show che è la politica, perché vince il più cinico e spietato. Non è il primo film a dirlo, ma questo lo fa proprio bene |