gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

THE LADY - amore per la libertà

 

 

DOM pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Il grande merito di questo film è di presentarci un personaggio di cui tutti hanno sentito parlare ma di cui non tutti sanno in fondo molto. Sono stati scritti articoli, canzoni, video e tributi ma la storia di un Paese dove la libertà non esiste non è facile da avvicinare. Il film inoltre si appoggia sulla perfomance di Michelle Yeoh che ancora una volta si conferma ineguagliabile nel presentarci una donna esposta, tanto politicamente quanto personalmente. Detto questo, se la paura di Besson era la sceneggiatura fosse troppo documentaristica, il lavoro che ha fatto per renderla più “cinematografico” (per usare le sue stesse parole) è stato a mio avviso un po’ troppo forte. “Ci volevano dei cattivi veri” ha dichiarato il regista, mi sento però di non condividere del tutto  questa impostazione: il film in più punti si trasforma in un faccia a faccia, avvincente sì ma poco profondo.

giulio martini

domenica sera

splendida storia al limite dell'ineverosimile, tuttavia SAN SUU KYI rischia di sembrare una semplice casalinga/ madre/ moglie priva di precedenti esperienze politiche ( aveva scritto saggi sulla Cambogia , la madre era stata Ambasciatrice in India, lei aveva lavorato all'ONU...) che qui, aiutata da un marito/ padre /casalingo un po' imbranato, ma ottimo nelle pubbliche relazioni ad alto livello ( tanto che si meriterebbe metà del Nobel) vince la sua battaglia non violenta per la democrazia, mentre lui la perde contro il cancro. Comunque il personaggio è troppo soave, per cui neppure il linguaggio molto professionale di Besson, ma privo di forti guizzi inventivi, riesce a sminuirlo.

angelo sabbadini

martedì sera

"Lo dovevo solo produrre, l'ho anche diretto, perchè non volevo che qualche altro regista lo rovinasse". Anche al cinema la presunzione non paga: il soggetto non appartiene alle corde di Besson che gira in magnifica superficie. Questa volte l'eroina femminile è Aung San Suu Kyi e Besson non può scatenare gli artifici del suo cinema "spettacolare" tanto più che la sceneggiatura spesso arranca vistosamente...(

carlo caspani

mercoledì sera

L'argomento è affascinante, Besson è uomo di cinema vivo e d'azione,
ma sembra che non sappia che strada prendere: quella del film
adrenalinico, quasi western, oppure quella del biopic politicamente corretto e celebrativo, o ancora quello della contrastata vicenda famigliare e affettiva della protagonista? Alla fine, scegliendole tutte e tre, finisce per addormentare ed edulcorare il racconto.

fabio de girolamo

giovedì sera

Il film parte bene: triplice stratificazione temporale che dall’attacco nel ’47 salta al ’98, anno della scoperta del cancro da parte del marito della protagonista, per poi tornare in flashback nell’88, alle origini dell’attività politica di Aung San Suu Kyi. La sequenza ambientata nel ’98 dà al racconto un tono fatalista, mentre quella più antica ha funzione simbolica: unire indissolubilmente Suu Kyi al padre e predestinare la futura donna a un ruolo “scritto nei geni” oltre che opporre insanabilmente vita pubblica e vita privata.
Dopo i primi dieci minuti il film si presenta per quello che è: un melodrammone sentimentalista e strappalacrime e una biografia romanzata agiografica, pomposa e piena di tutte le scene madri che uno si aspetta. Un prodotto che nella migliore delle ipotesi aderisce in pieno alla tradizione dei film biografici, ma che potrebbe essere stato girato da chiunque poiché non vi si riconosce neppure per un istante lo stile personale del regista. Deludente, direi.

 
giorgio brambilla venerdì sera questa settimana Giorgio è stato sostituito da Giulio