gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

MIDNIGHT IN PARIS

 

 

DOM pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Basta che funzioni, era il titolo di uno degli ultimi film di woody allen, di cui ormai non si riesce a ricordare l’ordine cronologico dal momento che il regista tiene una media di uno o due all’anno. Basta che funzioni, appunto . W.Allen è sempre una garanzia, al botteghino è sempre in testa eppure, lo stesso regista non si dichiara un artista e dei suoi film ne salverebbe 3 o 4 al massimo. Ora che ha trovato il suo alter ego poi, ha fatto pace anche con la parte di pubblico che ha sempre dichiarato “mi piacciono i film di W. Allen senza W.Allen”. Tutto in discesa dunque. Addirittura può fare un film intorno al titolo (voleva fare un film che si intitolasse Midnight in Paris, anche se non aveva idea di cosa di cosa potesse accadere a mezzanotte a Parigi) e confezionare una film perfetto, che funziona come un orologio e in cui ogni scena è un omaggio all’estetica. Anche il tema è originale e diverso. Basta che funzioni, dunque. Eppure, mi manca quel Woody Allen che in un dialogo disegna un personaggio, un mondo e anche un’accusa a chi non sa guardare.

giulio martini

domenica sera

Cosa sa fa quest' Americano a Parigi ? Giocose piroette nel tempo perduto dell' Arte, per risciacquarsi nella Senna e per sfottere - ancora una volta - la stupidità di Hollywood. E' noto: secondo il più angosciato ed autoironico regista di sempre l'umorismo - e la nostalgia - sono gli unici antidoti, anche se poco duraturi, contro l'insignificanza della vita . Così Woody ci prova ancora ...
E, da cinefilo, entra ed esce dell'Olimpo dei suoi miti, con la speranza di restare un poco legato alla loro immortalità, senza tuttavia rinunciare
alle illusioni di un amore un po' "vintage" e un po' "carpe diem".

angelo sabbadini

martedì sera

Passando per Parigi Woody Allen pensa bene di recuperare un vecchio raccontino del suo indimenticato “Saperla lunga” intitolato “Memorie degli anni Venti” e di riproporlo, debitamente aggiornato, ai suoi aficionados. Il film funziona a dimostrazione che le buone idee del passato possono vivificare l'incerta ispirazione del presente
carlo caspani mercoledì sera D'accordo, è un film minore di Allen, apparentemente alimentare e turistico, con un protagonista che è il suo alter ego e origini che risalgono addirittura a certi scritti comici letti in "Saperla lunga"... ma l'amore per una Parigi più bella che mai e per un passato magico, che stimola a gettarsi in un presente e in un futuro di speranza nopn sono cosa da tutti, e gli meritano una promozione sia
pur di misura

fabio de girolamo

giovedì sera

Partiamo da un presupposto: Allen è ormai da anni, probabilmente in modo definitivo, lontano dalla qualità e dalla consistenza dei suoi capolavori degli anni ’70 e ‘80. La sua routine produttiva (un film all’anno pronto per Cannes o Venezia) ha lentamente contaminato i film diventando routine artistica.
Dato per appurato questo punto di partenza, non tutti i prodotti recenti sono mediocri ripetizioni di un clichè stilistico o narrativo. Midnight in Paris, pur mostrando evidenti riferimenti a La Rosa Purpurea del Cairo e a Harry a pezzi, conserva una sua autonoma dignità, soprattutto grazie alla stilizzata ambientazione parigina, per una volta non mero fondale alternativo ma in fondo mimetico all’amata Manhattan. Inoltre è rara in Allen una struttura narrativa lineare, che porti il protagonista a un percorso catartico e a imboccare una via esistenziale alternativa rispetto all’inizio.
Ripeto: non un capolavoro epocale. Un film che funziona e dotato della giusta leggerezza di tocco.

giorgio brambilla

venerdì sera

Nell'ultima fatica di Woody Allen tornano due elementi già presenti nel suo cinema passato: Parigi (Tutti dicono I love you) e la storia di un uomo che affronta un percorso di maturazione attraverso il confronto con personaggi immaginari (Provaci ancora Sam, Harry a pezzi). In Midnight in Paris il suo alter ego Gil capisce chi è, cosa vuole e chi vuole avere accanto attraverso l'incontro magico con la Ville lumière e lo straordinario mondo che la popolava negli anni '20. La favola diverte, sfruttando il fascino di un momento unico nella storia della civiltà occidentale, e il percorso del protagonista è convincente, nel suo desiderio di emanciparsi da luoghi comuni “made in USA” e di riuscire a vivere pienamente nel suo tempo, ma ci sono due problemi: prima di tutto Owen Wilson fatica a interpretare un personaggio così “alleniano” e a conferirgli lo spessore del caso; in secondo luogo alcuni episodi (e immagini di Parigi, soprattutto nella sequenza iniziale) sembrano inseriti solo per stupire, come testimonia l'espressione più ricorrente dello stesso Wilson. Sembra che il mestiere prevalga sull'ispirazione, nonostante tutto