gli
animatori lo hanno visto così :
BENE
COSI’-COSI’
MALE
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POSTI IN PIEDI IN PARADISO |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
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dei film precedenti
roberta braccio |
domenica pomeriggio |
Senza tradire la sua maniera,
Verdone ci parla di un tema attuale (quello per cui alle mense dei poveri è statisticamente provato esserci un incremento dei padri single) usando l’accezione etimologica del verbo divertire, più che quella corrente. A parte qualche scena realmente comica, il film “di-verte” perché volge altrove, fa prendere un’altra direzione. Ovvero, fa volgere altrove rispetto alla disperazione di famiglie sciancicate, di figli che tra lo stupito e il disgustato cercando di arrabattarsi (per “divertere”, anche loro), della poca responsabilità dei genitori e infine rispetto alla fame vera e propria di chi i soldi non ce li ha. Tutti hanno, in famiglia o in bacheca, un “tesoretto” ma nessuno sa come trarne valore. Con un linguaggio leggero e ironico, Verdone ci parla di tutto questo di-vertendo, girando intorno al nodo tragico per non accoltellare i suoi fans. Nulla di sbagliato, avrei solo voluto un po’ più di coraggio e di cattiveria. |
giulio martini |
domenica sera |
la specifica comicità di Verdone,
diversa dalla altre, perchè intrisa di malinconia, di sofferenza partecipata
, di senso di distanza dagli "ideali", costruisce qui uno dei gli intrecci più equilibrati e scorrevoli della sua produzione. Il disagio dei tre ex-mariti ed ex-padri, pur legato alla cronaca italiana in modo spiccato, ha tonalità più fini e universali del solito. Non sono i consueti piccoli mostri, che depurano le loro qualità umane in continue scelte grottesche e meschine, ma persone umiliate e svilite dal loro status di indigenza economica/ affettiva . Vorrebbero sfuggirne , ma non sanno come. Girato con onesta semplicità e per far ridere ma con la piena consapevolezza della importanza dei temi affrontati è un film della miglior tradizione nostrana. |
angelo sabbadini |
martedì sera |
Carlo Verdone predica bene puntando sulla commedia, ma razzola male utilizzando a piene mani le scorciatoie della pochade; Guarda al mercato europeo inserendo l’ennesimo, insulso viaggetto all’estero per la gioia della distribuzione e chiude l’esilarante assunto con una stucchevole svolta sentimentale… |
carlo caspani |
mercoledì sera |
Carlo Verdone prosegue nel suo
cinema personale, fatto di macchiette e ritratti che colgono spesso nel segno. Questa volta con più efficacia del solito, grazie a un quartetto di attori in sintonia (ma quanto si saranno divertiti sul set?...), a richiami a gag e situazioni della migliore commedia italiana (spiriti di De Sica padre e Sordi battete un colpo...) e a una punta di amarognolo che non guasta e fa perdonare il lieto fine un po' forzato. Era da tempo che il pubblico dell'ADB non rideva tanto! |
marco massara |
giovedì sera |
A “Carlo” hanno dedicato addirittura un documentario al Festival del cinema, attualmente in corso a Roma. Dopo essere stato considerato un tempo l’erede di Alberto Sordi e poi il Woody Allen italiano, Verdone sembra aver imboccato stabilmente la strada della commedia di costume condita da elementi fortemente glamour con qualche contaminazione felliniana (si veda la scena della ‘festa’ di compleanno di Giorgia). Come in altri film mescola le proprie passioni ed idiosincrasie (la musica e l’ipocondria), suscita una comicità spontanea e talvolta efficace anche se ogni tanto un po’ ‘grassa’, ma sovraccarica sceneggiatura e messa in scena con eccessi barocchi (il marito ‘pazzo’ di Giorgia, il furto fallito in chiave soliti-ignoti/point break e la gita a Parigi (nemesi di Woody, ma non bastava Civitavecchia ?) che finiscono per rendere la vicenda poco scorrevole e le fanno perdere effcacia. |
giorgio brambilla | venerdì sera | Posti in piedi in paradiso si sforza lodevolmente di affrontare il problema dei padri divorziati con gravi problemi economici, assai significativo ai nostri giorni. Il risultato però non è buono quanto le intenzioni. La prima parte è moderatamente divertente: in modo piuttosto didascalico vediamo, attraverso tre flashback, il passato dei protagonisti, la cui convivenza forzata è il motore principale del meccanismo comico. Alcune gag sono piuttosto buone, come quella del furto nell'appartamento sbagliato, altre alquanto fiacche, come quella della donna dal fiato puzzolente. Nessuna brilla comunque per originalità. La seconda parte, quando il tono volge al dramma, risulta troppo programmaticamente volta al lieto fine, e di conseguenza convince poco. In generale manca un po' di nerbo, soprattutto ai personaggi, figure incolori con le quali si solidarizza con la stessa rapidità con la quale le si dimentica |