gli
animatori lo hanno visto così : BENE
COSI’-COSI’
MALE
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RICKY |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
SAB |
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precedenti
riccrardo
moretti |
domenica
pomeriggio |
Un film sulla famiglia. No, un momento, un film sulla crisi
della famiglia. Però questo Ricky è anche un film sulla diversità. O meglio,
su come la società accoglie la diversità. O forse su come non sa accoglierla.
Ma c'è anche il tema della paternità. E la maternità perduta dove la
mettiamo? Sì, c'è posto anche per quella. Non dimentichiamoci poi che si
tratta soprattutto di un film d'amore. Anzi, sulla fine di un amore. Una fine
che dopotutto è anche un inizio... Insomma, il significato di questo film sta
tutto nell'angioletto protagonista. Vola |
giulio
martini |
domenica
sera |
I bambini sono più "nuovi" se hanno una pesante
cartella sulle spalle o delle alucce ? Per dirci che ognuno di noi è unico, speciale e mai visto
prima Ozon usa la tecnica del surrealismo, citazioni ( i fondi
azzurri con le nuvole alla Magritte...) a continue ironie ( le ali del pollo
mangiate...) talvolta crude e quasi crudeli. Ma riproporre ad un pubblico che ha già visto tutto sul
grande schermo dei temi eterni ( l'importanza della famiglia, la
bellezza della gravidanza, meravigliosa conseguenza di un amore, qui a
tratti beluino..., la responsabilità verso i figli che però hanno
diritto di andarsene) non è impresa semplice a nessuno. Il regista francese, già difficile da classificare ( noi
abbiamo visto "8 donne,un mistero" ) imbocca una
strada ardua, usando gli effetti speciali, e fa una pellicola che
svolazzerà a lungo nei nostri ricordi. |
angelo
sabbadini |
martedì
sera |
Il camaleontico Ozon cambia pelle a ogni film e
costringe lo spettatore a spericolate piroette intellettuali. L’ultimo
film Ricky conferma e radicalizza l’assunto. Il regista dice di
ispirarsi a Bunuel e l’incipit riprende registri da cinema
sociale. Poi, inopinatamente, il plot svolta verso Cronenberg con soluzioni
orrorifiche e mutagene che vengono però risolte nell’epilogo con una
sorta di ironica e liberatoria leggerezza. Quello che conta è che comunque lo
spettatore sta al gioco e alla fine finisce per apprezzare le argute
contorsioni narrative del regista/acrobata. |
carlo
caspani |
mercoledì
sera |
Ricky parte come un
racconto antropologico che piacerebbe ai Dardenne, a Loach, a Leigh, poi vira
sul favolistico, sul freak, su pseudo-spiritualistico... e il bambino dalle ali
di pollo, e poi di angelo, diventa coprotagonista di un pasticcio che
lascia il sospetto di una colossale presa per il bavero. Si salva solo la
bambina che interpreta la sorellina maggiore: l'unica che sembra
"sentire" davvero le cose, tra trucchi cinematografici e molta
confusione fredda. |
fabio de
girolamo |
giovedì
sera |
Quella di Ricky è una figura che si
presta a molteplici letture (mistico/angelica, laica, mentale/onirica, metalinguistica),
tutte ugualmente plausibili. Comunque lo si voglia vedere, la funzione
principale del bambino è quella del reagente, di personaggio che costringe
chi gli sta intorno a mettersi a nudo, a mostrare il proprio vero lato, sia a
livello individuale che sociale (vedi mass media e mondo scientifico). Ozon fa di tutto per dare
concretezza, carne e ossa al bambino volante, con Katy che non cede
all’orrore o allo stupore ma si comporta, semplicemente, come ogni
madre farebbe col figlio: si preoccupa che stia bene. Ma quando Ricky vola
via il film cede alla tentazione messianica ed è fin troppo palese che il
bambino abbia cambiato dimensione, sia diventato una figura guida par Katy e
il resto della famiglia, unficata intorno al suo ricordo. |
giorgio
brambilla |
venerdì
sera |
Sono dovuto arrivare alla terza visione, ma alla fine Ricky
mi ha convinto. All'inizio mi aveva lasciato disorientato quel suo filmare
avvenimenti incredibili con lo stile realistico di un film di denuncia
sociale. Poi mi sono chiesto se non fosse tutto un sogno. Infine ho deciso
che questo non è importante, in quanto l'escamotage del bambino alato
è soltanto un mezzo per amplificare e rendere più evidenti i normali
conflitti interni ad una famiglia,
soprattutto di quelle moderne, che cambiano fisionomia in continuazione: la
fatica di una bambina di accettare il nuovo compagno della mamma e il fratellino piccolo che le ruba
la scena, la difficoltà dei genitori di fidarsi reciprocamente
nell'educare i figli, il trauma del lasciar andare questi ultimi per la
propria strada. Lo stile mi pare poi particolarmente equilibrato: si evita
decisamente il fantasy, si sfiora l'horror ma lo si stempera
con un po' di humour, che dà alla narrazione un tono quotidiano,
“normale”. Per un regista come Ozon l'elemento più sorprendente è
però il senso profondo dell'opera: la dimensione salvifica di una famiglia dove, nonostante difficoltà
e sbagli, alla fine ci si sceglie davvero. Per uno che era partito da
Fassbinder (con Gocce d'acqua su pietre roventi), è una rivoluzione. |
francesco
rizzo |
sabato
sera |
questa
settimana Francesco è stato sostituito da Giulio |