gli
animatori lo hanno visto così :
BENE
COSI’-COSI’
MALE
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ROMANZO DI UNA STRAGE |
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DOM pom |
DOM sera |
MAR |
MER |
GIO |
VEN |
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dei film precedenti
matteo mazza (new entry!) |
domenica pomeriggio |
Come prima (pensiamo all’esordio Maledetti vi amerò, o a Pasolini un delitto italiano, La meglio gioventù, e in modo ancor più evidente a I Cento passi), anche ora, Giordana rielabora con passione civile la Storia italiana attingendo al dramma individuale senza scordarsi la personale riflessione intorno alla Morte. Il suo è un film di doppi sensi: il commissario e l’anarchico, due mariti, due padri, due mogli, due verità, due colori… Un film, quindi, che chiede allo spettatore di cambiare punto di vista, di aprirsi al dubbio, alla ricerca. Atmosfere cupe, chiuse, asfissianti; immagini piegate, asciutte, simboliche; inquadrature storte, sbilenche, devianti; film di mostri, di presenze, di assenze, di fantasmi e di morti che camminano. |
giulio martini |
domenica sera |
Ricostruzione (un poco didascalica e per niente epica ) da parte di ex- sessantottini , con qualche rimorso, della difficile ragnatela di intrichi politici che diedero avvio agli anni di piombo. Una "Spoon river" mesta e sconsolata, dove i protagonisti, persone "intrappolate" a vario titoli, Pinelli, Calabresi e lo stesso Aldo Moro, sono le vittime di una e di una furia ideologica (non bene illustrata) capace di inquinare ogni genere di comunicazione pubblica. Anche noi spettatori italiani ci sentiamo ancora intrappolati, e se il film non è cinematograficamente nulla di speciale ( tranne gli attori ) merita un VERDE per il coraggio civico di aver affrontato il tema. |
angelo sabbadini |
martedì sera |
La preoccupazione per la rigorosa ricostruzione e l'intento fortemente didascalico finiscono per condizionare l'interessante operazione di Marco Tullio Giordana. Il film fatica a maturare uno stile originale e rimane consegnato all'interno dello sceneggiato civile di gran classe. |
carlo caspani |
mercoledì sera |
Giordana affronta con coraggio la
sfida non facile di raccontare una ferita ancora dolente nella coscienza
civile e politica italiana: da oltre quarant'anni quella bomba, segna la
perdita dell'innocenza per tutta una generazione e un'offesa, nella sua
mancanza di colpevoli certi, alla memoria delle vittime. Film quasi
televisivo, apparentemente documentaristico, con qualche attore troppo bello
o troppo gigione: ma chi sa fare di meglio nel descrivere, oggi in Italia, l'esprit du temps di quegli anni e di quegli eventi si faccia avanti, se può e se vuole. |
marco massara |
giovedì sera |
il titolo rivela
l’intelligente via di sviluppo scelto da Giordana che decide appunto di
raccontare la vicenda della bomba di Piazza fontana con la struttura del
romanzo, articolandolo in capitoli e con l’obiettivo di stimolare
l’attenzione soprattutto di chi non ha vissuto l’atmosfera di quelle
giornate. Consapevole che la stagione del cinema di pura denuncia è ormai tramontata, individua con chiarezza una tesi, ma lascia spazio anche ad ipotesi differenti e, appunto con la drammaturgia del romanzo, innesta il filone parallelo della vicenda umana del commissario Calabresi contrapposta a quella dell’anarchico Pinelli coinvolgendo l’ambiente famigliare di entrambi. Davvero un ‘romanzo storico’ da cui emerge , similmente a quello del Manzoni, un quadro morale; ma questa volta terribilmente agghiacciante |
giorgio brambilla | venerdì sera |
La strage di Piazza Fontana è uno
dei grandi misteri dell'italia repubblicana, passato attraverso otto
processi, con imputati diversi e nessuna condanna. Rulli, Petraglia e
Giordana ci trasmettono efficacemente la sensazione di opacità che si prova
di fronte a questo avvenimento. Non danno una spiegazione univoca, ma ne
fanno, secondo la lezione pasoliniana, un romanzo, convinti che questo sia
il compito dell'artista: non dimostrare o accusare, ma far intendere la
posta in gioco. Ci consegnano un testo scandito in capitoli, didascalico,
che illumina il caos manifestandolo come tale. Ci trasmettono la sensazione
di (diversa) frustrazione dei protagonisti, Calabresi, Pinelli e Moro.
Ricostruiscono una pagina buia della nostra storia, usando un linguaggio
sufficientemente ricercato, nella scelta dei punti di vista, dei
chiaroscuro, nell'uso di toni cromatici spenti, come se fosse la copia di un
film di quel periodo. Dal punto di vista politico (non della scelta di campo, ma dell'accuratezza della ricostruzione): promosso; come testo filmico: anche. Non un film necessario, ma certamente utile e coraggioso. |