gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

TUTTI I SANTI GIORNI

 

 

DOM pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

Un Virzì più intimo e meno graffiante in questa commedia dove i due personaggi, bizzarri, sembrano persino normali rispetto al panorama circense che hanno intorno. È forse proprio tutta questa colorita peculiarità dei caratteri a rendere il tutto poco realistico; altrettanto, l’aspetto della fiaba moderna (voluta dal regista) si stempera in situazioni troppo specifiche e poco universali. Se il film si fosse concluso con l’esito dell’ultimo esame, il film avrebbe avuto maggior corpo: da quella scena in poi tutto resta un po’ arrabattato.

giulio martini

domenica sera

cosa significa il titolo del libro da cui è tratto il film "La generazione" ? La voglia di aver figli o lo stato confusionale dei 30/40.enni italiani ? Virzì, che mescola amore per la letteratura ( Toscana, cioè sua madre) e furore emotivo ( cioè Sicilia, sua padre) fa la commedia interregionale come gli piace, piena di colore, di gente molto simpatica , caciarona e sguaiata, pronta alle urla ma anche di voglia di silenzi e di tenerezze. L'happy end ( con il matrimonio nella tradizionalissima Cefalù) non compensa il tono sconsolato e caotico dell'insieme. Ma il film funziona perchè è feroce nel ridicolizzare la medicalizzazione della sessualità, l'ossessione dell'efficienza biologica, l'ansia disordinata dell'aver figli senza sapere cosa raccontar loro della vita. Ma forse per proprio per questo delude una parte del pubblico : quella della generazione passata che non immagina affatto che questa sia (?!?) la nuova generazione italiana...

angelo sabbadini

martedì sera

Mentre Virzì conclude nella splendida location di Fortunago le riprese del suo ultimo film al Bazin si ripesca "Tutti i santi giorni" che segna l'abbandono da parte del regista dell'abituale impianto polifonico per focalizzarsi sulle vicissitudini amorose di due personaggi. Nel film si apprezza la descrizione della faticosa ricerca di un equilibrio di coppia in un contesto di completa alienazione sociale e culturale. Lascia invece perplessi qualche semplificazione di sceneggiatura e qualche personaggio troppo macchiettistico.

carlo caspani

mercoledì sera 

Romanza d'amore contemporanea tra un dottissimo e "rinunciatario" portiere d'albergo e una scatenata e carnalissima cantautrice, alla ricerca di un figlio che dia equilibrio e senso al proprio vivere. E se invece di un figlio arriva una Rivolta Metropolitana? Fa lo stesso, sembra dire Virzì, che ama sempre i suoi personaggi (un po' meno i coatti della periferia romana) e, giocandoci insieme, riesce a raccontare in modo più credibile di altri la fatica, quella si
incredibile, di tirare avanti, da giovani e non solo, tutti i santi giorni.

fabio de girolamo

giovedì sera

Al contrario che nella commedia all’italiana classica, i protagonisti di Tutti i santi giorni non sono uno specchio dell’italiano medio e dei suoi vizi. Sono personaggi ai margini, isolati dalla media per motivi culturali (Guido), velleità artistiche non massificate (Antonia), un certo modo di stare al mondo e di vivere la relazione sentimentale. Virzì li usa come grimaldello per smascherare le storture dell’Italia media di oggi, per molti aspetti anche peggiore di quella anni ’60-‘70 di cui si occuparono Risi, Monicelli, Germi e Scola.   Il regista abbina in parallelo un percorso narrativo da commedia sentimentale che regge grazie alla buona costruzione dei due protagonisti, ma si arena a due terzi, dopo la constatazione di non poter avere figli, e va verso un finale affrettato e senza adeguate giustificazioni (poco verosimile che Antonia, dopo la ricaduta regressiva e autodistruttiva, torni a vivere con Guido non appena questi glielo chieda).

giorgio brambilla venerdì sera L’ultimo film di Virzì mette in scena due personaggi diversissimi, che sembrano stare insieme solo per il fortissimo desiderio che hanno di farlo. La difficoltà ad avere figli fa quasi esplodere la coppia, che deve costantemente lottare per non omologarsi in un mondo che non solo non è all’altezza delle raffinate letture di Guido, ma neppure delle canzoni o semplicemente dei desideri di Antonia. Lo spettatore sorride di questa coppia ma non può fare a meno di solidarizzare con essa e di condividere la loro gioia per il finale lieto: si sposano con un matrimonio stile Padrino, come volevano i genitori di lei, in riva al mare dove passa un orrendo treno, ma non importa perché sono insieme e solo questo conta.
Dal punto di vista del racconto però l’ultima parte risente di qualche debolezza, con la fuga e il ritorno di lei non adeguatamente giustificata e con il cane a fare da improbabile sostituto del figlio che non arriva. A Guido e Antonia si perdona ogni debolezza, agli sceneggiatori no .