gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            MALE

                                                

007 - SKYFALL

 

 

DOM pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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rmatteo mazza

domenica pomeriggio

Bond è sempre più umano e sempre meno finto (e finito) e se in regia ci finisce uno come Mendes, puoi stare certo che nel film la storia, il tempo, le origini, vengono a galla. E infatti è così. Skyfall suona come Rosebud, ma non è una cosa perché è una casa. Sembra una parola segreta, un codice nascosto sotto la pelle tutta cicatrici e muscoli dell'eterno James che comincia a sentire il tempo che passa e comincia a fare i conti con il nuovo che avanza. Skyfall è un ponte, una porta, un passaggio nel tempo, dentro il tempo, attraverso il tempo. Insomma, se non si è ancora capito: è un film sul tempo. Che rielabora la saga tutta intera. Per il resto: Craig fantasmatico, Bardem grande cattivone, Dench in uscita di scena con tanto di discorso sociologico (oggi si combattono ombre, individui non più bandiere, nazioni). Titoli di testa che fanno sintesi, che mescolano, che spezzano, anticipano, svuotano e riempiono. Un grande spettacolo.

giulio martini

domenica sera

un 'intelligente e pensosa celebrazione del 50.ario di JB: il film è infatti un elogio dell'operatività e del rischio personale, contro la burocrazia e contro le favole dell'impossibile trasparenza/legalità dei Servizi segreti . Così l'ultimo 007, costretto a rifare "il tagliando", è per sua natura quanto mai avverso ai modi anonimi del terzo millennio, alla dimenticanza del patriottismo, al pietismo dei politici che fingono di non sapere quanto la lotta degli agenti sul campo sia cinica e senza esclusione di colpi. Pieno di autocitazioni e ricoperto di un'amarezza inusuale ( Mendes la pesca dai suoi film ma pure da Kubrick e Coppola) , l'intraducibile SKYFALL ha una forte sottotrama psicoanalitica: la contesa dell'affetto esclusivo da parte dei due ex- beniamini /gemelli verso la Madre matrigna. E la totale inversione delle strutture narrative ( l'inseguimento prima dei titoli / l'assalto finale non al bunker del cattivo ma alla casa natale di JB...) non fa che confermare gli intenti di un'operazione rivoluzionaria , che sottopone il "genere JB" al il suo consapevole invecchiamento: cioè lo tratta, bistillandolo, come la citata bottiglia di whiskey scozzese...

angelo sabbadini

martedì sera

Sam Mendes inopinatamente alle prese con il pianeta 007 stupisce la platea del Bazin e riesce a rendere credibile persino la straordinaria inespressività di Daniel Craig. Non solo, ma costruisce un film attraversato da coinvolgenti quesiti identitari e esistenziali sul più famoso agente segreto della storia del cinema e estrae dal plot gadget e citazioni che mandano in estasi gli aficionados del genere.

giorgio brambilla

mercoledì sera 

Per il mezzo secolo di 007 la produzione ha chiamato il regista-autore Mendes che ha fatto i conti con il passato citando titoli di vecchi film (come Bersaglio mobile), evocando gadget (la penna esplosiva), riesumando simboli (la mitica DB5), facendo morire e risorgere l'agente segreto per antonomasia solo per (al museo) ipotizzarne la demolizione e facendo fare a Craig i conti col proprio passato (l'ingombrante ombra dello 007 per antonomasia, Connery, a cui viene subito da pensare quando si va in Scozia). Poi Bond è stato messo davanti al proprio alter ego cattivo, tradito come lui dalla M(adre), con la cui morte ha dovuto confrontarsi. Per poi partire con rinnovato vigore, pronto ad affrontare con piacere nuove avventure, con uno stile ammodernato. Si continuerà su questa strada? E piacerà come prima? Chi lo sa. Se si fosse usato qualche minuto in meno per fare tutto questo sarebbe stato ancora meglio, ma intanto apprezziamo lo sforzo

marco massara

giovedì sera

questa settimana marco è stato sostituito da giulio
carlo caspani venerdì sera Il cielo che cade dal cielo di Scozia è quello del passato e delle radici (tutte cinematografiche) di Bond, e Sam Mendes ne fa un racconto di morte e resurrezione, pur rispettando tutti gli appuntamenti, le citazioni, gli ammiccamenti che devono soddisfare e deliziare gli appassionati vecchi e giovani del genere. Adesso che è morto e rinato, senza madre vera e madre putativa, 007 può tornare "con piacere" al suo lavoro. Non ce ne libereremo tanto presto.
     
marco massara     fuori classifica            Ebbene sì, lo confesso: mi sono sempre piaciuti i film su James Bond (“ognuno ha uno scheletro nell’armadio” mi ha detto una cara amica quando ho fatto questo ‘outing’). Questa volta però la regia è affidata ad un regista che può pretendere qualche ambizione autoriale, e si vede. Senza tradire gli stilemi del genere Mendes costruisce un film ricco di diversificati livelli di lettura: quella cinefila con ammiccamenti ad altri film della saga ma anche a titoli decisamente più classici (“Frenzy” di Hitchcock e “La signora di Shangai” di Welles) e quella che si incentra sul tema dell’invecchiare : celebra i 50 anni di 007 suggerendo un salutare ‘ritorno alle origini’ motore di un rinnovamento (il nuovo m.) che non tradisce le sempre esplicite vocazioni patriottiche