gli animatori lo hanno visto così :         BENE

                                                            QUASI BENE

                                                            COSI’-COSI’

                                                            COSI'-COSI'-COSI'

                                                            MALE

                                                

 VITA DI PI

 

 

DOM  pom

DOM sera

MAR

MER

GIO

VEN

 

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roberta braccio

domenica pomeriggio

La spettacolare tecnica di questo film, che bilancia il lavoro “artigianale” del regista dietro alla macchina da presa con i più moderni effetti speciali, rende senza dubbio questo film godibile. La sceneggiatura invece pecca a mio avviso in alcuni punti di una notevole “lungaggine” nonché di alcuni momenti di estrema banalità. Il senso religioso, di cui la storia è permeata, se a tratti sembra un’infantile superbia (Pi che incita la tempesta e le intemperie salvo poi esserne, ovviamente, vinto mal si bilancia con lo spirito animista) e in altri sembra un mero esercizio. Metafora della vita, questo naufragio mi sembra più adatto ad un target di giovanissimi e certi temi interessanti (per es. la tigre come la parte feroce di noi con cui, per crescere, bisogna venire a patti) non sono approfonditi al meglio. Certo la magia del cinema è capace di rendere straordinaria la realtà, come la storia a doppio filo, ma qui forse la magia cozza un po’ troppo con la “cronaca” razionale e, come Pi davanti alla tigre che sbrana la capra, il pubblico ne esce un po’ più disilluso.

giulio martini

domenica sera

All'insegna di quel sincretismo religioso, che tanto piace oggi, e usando le più spettacolari invenzioni tecniche del cinema recente,il film racconta l'evoluzione interiore di Pi ( in barba alla presunzione dei razionalisti e degli scientisti occidentali ) secondo il gusto d'Oriente dell'allegoria di animali.
Nel Naufragio il protagonista teme di perdere più che altro l'anima. Invece alla fine della terreibile avventura si ritrova più cosciente e spirituale di prima.
Perchè mentre è alla ricerca di una "salvezza esterna", scopre - oltre alla malvagità degli altri ( la iena ) - la sua stessa intima ferocia ( la tigre ).
Ed impara che solo domandola, cioè purificandosi di continuo, potrà attraversare l'oscurità del male presente, in attesa di una futura liberazione donata da un "divino" rasserenante. Però il film è troppo ambizioso nell'elaborare tesi complesse. E ci mette qualche complicazione inutile e qualche scena superflua (l'isola... l'innamoramento ...). Così nel vortice del detto e degli avvenimenti molto va perduto. Tante immagini e la fotografia sono stupende. Ma non bastano .

angelo sabbadini

martedì sera

Il cinema è davvero una belva assetata di storie che non si ferma neanche davanti a un bestseller come “La vita di Pi” che sembrava irrappresentabile. E invece Ang Lee con il suo tipico approccio cinematografico basato sulla semplificazione azzecca l’operazione pur con qualche banalizzazione di troppo che lascia sgomenti i fan di Yann Martel. E poi rimane il dubbio sulla tigre del Bengala Richard Parker: formidabile creatura 3D o autentica belva come hanno rumorosamente denunciato gli animalisti?

carlo caspani

mercoledì sera 

Grande dispiego di mezzi ed effetti, un serraglio in 3 D, un romanzo accattivante che fornisce l'idea di partenza, ma dopo un po' si ha la sensazione che la magia della Natura subacquea, la convivenza con la tigre (= se stesso "selvaggio"), il lato "spirituale" (alla ricerca di un dio, o forse tre...) sfuggano di mano al regista e diventino solo pretesto per una sontuosa esibizione tecnica. L'isola galleggiante cannibale popolata di scimmiottini è il
colpo finale. Aridateci Angelo Lombardi, l'amico degli animali, o Pipì, lo scimmiottino color di rosa delle marionette della mia infanzia..

marco massara

giovedì sera

La sospensione dell’incredulità è uno dei doveri del bravo spettatore cinematografico; diventa un imperativo quando si affronta un testo che si avvicina a ciò che si può razionalmente ritenere irrappresentabile. Ang Lee risolve il problema con le giuste accelerazioni, semplificazioni ed accentuazioni: tutto ciò che si vede si appoggia ad eventi reali (le meduse fosforescenti e relativo balenottero, i pesci volanti e le apparizioni di squali) ma il tutto viene reso cinematograficamente ‘bigger than life’ come è giusto che sia, e come lo è altrettanto il comportamento ed il rapporto tra Pi e ‘Richard Parker’ . Peccato che tutto sia ‘inscatolato’ in un opaco discorso teologico-panteistico  legato al romanzo originario che è sviluppato in maniera debolissima rispetto alla visionarietà del nucleo centrale.

p.s. ma cosa ha fatto Gerard Depardieu ad Ang Lee per essere equiparato  ad una orrida iena ?
giorgio brambilla venerdì sera questa settimana giorgio è stato sostituito da giulio