Troy
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: rizzo@mpweb.it
Commento: Anche gli Achei piangono. Migliore in campo: il personal trainer di Brad Pitt.

 

Non Ti Muovere
Nome e Cognome: Marina Conti
Email: conti.marina@domusweb.it
Commento: Animali, siamo animali addomesticati, imprigionati dalle regole, dai condizionamenti, dalla educazione, dalla morale corrente, dal progresso. Italia libera gli istinti imbrigliati di Timoteo. Lasciarsi andare alla passione, fare solo quello che si ha voglia di fare e non quello che si deve fare? Possibile essere solo se stessi? Come trovare un equilibrio? Timoteo lo trova accettando la scomparsa di Italia e rinascendo insieme alla figlia. Ma noi, che non siamo dentro un film? 'Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha: forse ha ragione Vasco.
Nome e Cognome: M. Cristina Cinquemani
Email: macri5@fastwebnet.it
Voto: 8.5
Commento: Bello e fedele al libro. Bravo Castellitto ma fantastica Penelope Cruz.

 

Le Invasioni Barbariche
Nome e Cognome: M. Cristina Cinquemani
Email: macri5@fastwebnet.it
Voto: 9
Commento: Bello e ben girato, molto superiore a "Il Declino dell'impero Americano".

 

Big Fish
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: rizzo@mpweb.itVoto: 9
Voto: 7,5
Commento:
Quando ero bambino e qualcuno moriva, domandavo a mio padre quale fosse la causa. Mio padre rispondeva sempre 'Si e' dimenticato di respirare'. E' un ricordo che mi e' tornato in mente rivedendo (il bellissimo) 'Big Fish'. Un film sull'arte di raccontare il mondo, la vita, le persone a chi viene dopo di noi. Raccontarlo quanto e come possibile.

 

 

Mystic River
 

 

L'Amore Ritorna
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: rizzo@mpweb.it
Commento: Buoni propositi tanti, dubbi pure. Penso che una parte del film sia rimasta nella testa e nella pancia di Rubini&Starnone ma non sia mai arrivata davvero sullo schermo. Emblematico il finale: la voce di Luca illustra - fuoricampo - la conclusione della vicenda. Troppo comodo (a parte il fatto che la voce fuoricampo andrebbe limitata per legge...). O sei capace di raccontare, con il cinema, una storia che conduca personaggi e spettatore a quell'epilogo, giustificandolo limpidamente, rendendolo la 'somma evidente' di tutto quanto accaduto prima, oppure dai l'impressione di non fidarti di cio' che hai portato sullo schermo fino a quel momento. E, infatti, questo finale a me ha lasciato l'impressione di un salvagente per tenere a galla un tema svolto male, quasi delle 'istruzioni per l'uso' di un film non del tutto riuscito. Del resto e' imbarazzante vedere il film in dvd e poi selezionare le interviste al regista nei 'contenuti speciali': Rubini dice cose interessanti che vi sfido a ritrovare, cosi' chiare, ne 'L'amore ritorna'. Eppure il film resta in testa per il lato 'magico' e, soprattutto, per come parla del mestiere dell'attore cinematografico, qui tornato suo malgrado 'spettatore'. Un 'corpo' che appartiene al cinema (ma puo' essere sostituito da una controfigura, basta un buon trucco, laddove mancasse un computer), che viene desiderato dalla gente (la foto con i custodi), che qualcuno pensa sia vuoto invece e' fatto di carne come ogni altro e, in definitiva, e' nudo, in attesa di essere vestito da un nuovo ruolo, di un nuovo motivetto su cui fare il suo numero da ballerina di carta. Di rilievo la recensione di Tullio Kezich, che sospetto parli volentieri di qualunque film gli permetta di citare Fellini (del quale ha scritto una biografia) e che, del resto, mi dicono abbia lodato pure il detestabile 'Il cuore altrove'. Indizio rivelatore. Stracult, a parte tutto, la rissa Buy-Mezzogiorno (alias Argento). Starcult la Mezzogiorno. A prescindere.
Nome e Cognome: Pierluigi Foglino
Email: pierluigi.foglino@libero.it
Commento: Qualche appunto sul film di Sergio Rubini "L'amore ritorna".
Il film si presenta a mio parere slegato e disperso. Molti sono gli argomenti che vorrei addurre in merito, ma probabilmente (e solo se l’apporto di qualcuno mi sorreggesse) potrei farlo solamente a puntate.
La prima cosa che mi “spiazza” è l’impossibilità di individuare un protagonista, cioè la congruenza tra i temi di contenuto che pare di poter intravedere.
Non mi basta osservare che tutti gli eventi narrati convergono sul personaggio di Luca, a partire dal problema (anzi dai problemi) che la sua malattia genera.
Non mi basta che ciò che accade a lui sia la molla che genera azioni di epifania e rivelazione dei drammi in cui si agitano gli altri personaggi.
Un protagonista è infatti individuabile in quanto tutto è visto, narrato attraverso il suo punto di vista o dal punto di vista di un narratore esterno che lo elegge come presenza privilegiata negli eventi della narrazione, nessuno escluso.
Non mi tornano allora i conti nel secondo caso e qualora il protagonista fosse Luca, quando la sua voce fuori campo sintetizza brevemente l’epilogo (gli epiloghi?) della vicenda.
Non mi tornano i conti invece nel primo caso, quando assistiamo a vicende delle quali Luca è del tutto inconsapevole (le ansie della madre e della sorella) e che non influiscono nella loro chiave drammatica (narrativamente interferiscono solo) con le vicende di Luca alle quali siassociano ingiustificatamente. Cosa c’entra mai l’angelico intervento di Sissina (incarnata nella bambolina del carillon) nei disagi della sorella di Luca e nella scelta per lei determinante tra esame di musica e una nuova vita sentimentale? Se lo scopo è di rendersi parallelo con quello nei confronti di Luca in scelte per lui altrettanto importanti, il filo di collegamento è davvero fragile e disomogeneo, quantomeno squilibrato, sottodimensionato.
Esistono troppi tracciati narrativi reciprocamente squilibrati. Esiste, per esempio, un altro tracciato drammatico, alternativo a quello di Luca, del tutto autonomo e che non ha legame forte con le sue vicende: quello del ricordo condotto ed impostato sulla madre. Tema che ha da un lato una rilevanza insufficiente per eleggerla a protagonista e dall’altro ne ha troppa per lasciarla indifferente. Anzi, la sua forte caratterizzazione simbolica, la forzata intromissione (forzata per la marcata autonomia in termini di specificità figurativa che mal si concilia con quella delle vicende di Luca) si configura come presenza emergente, ma estranea.
A questo punto non si individua una reale convergenza tra i due temi, ma il secondo pare incastonarsi nel primo quasi senza ragione come incomodo ospite.
Non basta che il personaggio di Sissina (ossessione dei ricordi materni) si presenti sempre più fortemente agli occhi di Luca. Resta un tema a lui estraneo che non ha ragione né motivo di recupero.
La latitanza del ruolo di Luca come protagonista risulta più volte evidente. La comparsa del padre sulla soglia della camera di ospedale in cui è ricoverato Luca si presta a sostenere le sue emozioni e non quelle del figlio. L’uscita dalla medesima camera della laureanda figlia di “don” Matteo (l’amico del padre di Luca) con gli spettacoli che le si presentano davanti agli occhi (l’isolamento di Giacomino, il battibecco tra il padre di Luca e Lena sulle scale,ecc) è poi esemplificativo dei tanti (troppi) punti di vista che ci presenta il film. Punti di vista che, per di più, vengono attribuiti a personaggi di nessun rilievo nel compendio evolutivo della storia e che pertanto inibiscono la possibilità di eleggere un protagonista.
Ma allora, se Luca non riesce ad essere il protagonista, non riesce ad esserlo neppure la madre, per le medesime ragioni, non riesce ad esserlo Sissina e neppure il padre, nonostante l’episodio che lo vede al party celebrativo della fine del film (non basta a chiarimento della trasposizione, la lettura della sua poesia con la voce di Luca ed il passaggio a Luca stuzzicato dal fantasma di Sissina a chiudere il cerchio dei legami, proprio perchè immotivato e sfrangiato). Ma allora, dicevo: il protagonista chi è?
Il che equivale a domandarsi: di cosa parla il film? (L’abbiamo capito tutti, in verità, ma certo non grazie alla narrazione perchè quello che dice lo dice proprio male!) Se la domanda resta in sospeso o quantomeno resta irrisolta al di là delle generiche individuazioni, il film resta altrettanto irrisolto, implicito, così come la sua narrazione, non chiaro: slegato e disperso. Appunto.

 

Elephant
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: rizzo@mpweb.it
Voto:
8
Commento:
Quando vedo in un film un personaggio camminare, semplicemente camminare, mi domando spesso: 'Perche' sono venuto al cinema per vedere un uomo che cammina?'. Non parlo di Woody Allen che procede sempre piu' svelto nelle vie di New York per raggiungere Mariel Hemingway alla fine di 'Manhattan' o di Catherine Zeta-Jones che si allontana spalle alla macchina da presa per togliere il sonno a George Clooney in 'Prima ti sposo poi ti rovino'... Parlo di brevi scene di raccordo, del personaggio che attraversa un corridoio o la strada per pochi secondi, come capita mille e mille volte... Da qui nasce il mio stupore e la mia ammirazione per 'Elephant', piu' per il linguaggio che usa che per i temi che puo' proporre. Camminare e' un'azione comune, banale, ripetitiva, qualcosa che facciamo tutti i giorni ma e' un 'tempo morto' per il cinema. 'Elephant', raccontando azioni comuni in un giorno comune con un ritmo comune in un contesto comune - camminare a lungo, ad esempio - e mostrandole ostinatamente, mette poi in un sinistro, inquietante rilievo la folle normalita', l'allucinata banalita' e il piatto orrore della strage compiuta dai due ragazzi. Senza dare motivazioni abbastanza forti da tentare di 'giustificare' quanto accaduto. Nemmeno l'omosessualita', tesi sostenuta da qualcuno in un dibattito ma troppo debole e semplicistica se si ripensa a tutto il film, al suo carosello di giovani non certo divisi in 'colpevoli' e 'vittime', alla sua evidente non-volonta' di proporre una tesi e dimostrarla, come invece fatto da 'Bowling a Columbine' di Michael Moore, sullo stesso episodio. Gus Van Sant non ha risposte in tasca, tarda a differenziare i personaggi e tutto il film semina dubbi, cercando solo di 'osservare'. Ben sapendo di non poter catturare la realta' (?): quell'auto che sbanda, inquadrata dall'alto, subito dopo i titoli di testa, fa pensare allo spettatore che a guidarla sia un ragazzo irresponsabile. Invece e' un adulto, uno dei pochi e ben piu' che mediocri adulti messi in scena. Come dire: guarda quello che ti mostro ma sappi che qualsiasi punto di vista non basta per 'osservare' e 'comprendere' tutto. E sappi che non stai per vedere il film che ti aspetti, anche se sai gia' quello che accadra'. Soprattutto perche' sai gia' quello che accadra'.

 

Cantando Dietro I Paraventi
 

 

The Dreamers
 

 

Osama
Nome e Cognome: Marina Conti
Email: conti.marina@domusweb.it
Commento: Una sola liberta : quella di poter scegliere il lucchetto della propria prigione a vita. Osama e un pugno nello stomaco che lascia annichilito il pubblico, non solo  femminile. Un film sconvolgente, doveroso, necessario, che si fa perdonare qualche indecisione registica, in bilico tra la lucida cronaca quasi documentaristica e qualche trovata semplicistica e furbetta ma comunque di impatto come la macchina da presa che indugia sul bambino storpio che non riesce a stare al passo delle donne in burka che scappano.
Vivamente consigliato alle donne occidentali che si sentono depresse.

 

Il Miracolo
Nome e Cognome: Simona Fornari
Email: liberopensatore@lifegate.it
Commento: Gran bel film!!

Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: rizzo@mpweb.it
Voto: 7,5
Commento: Malgrado il titolo, un film laicissimo che di miracoli ne racconta almeno due, strettamente legati fra loro. Il salvataggio di una vita e di una relazione umana, il vero tesoro di questa storia e l'incanto della bellezza e della fuggevole armonia con il mondo. Petali di fiore come quelli che vediamo coprire le spalle di Tonio possono cadere da qualunque balcone, la differenza e' nello sguardo con il quale si osservano e si osserva il mondo. Anche un angolo di mondo ignorato dal cinema come Taranto, filmato da Winspeare mettendo in continua opposizione la dolcezza della natura e lo strazio dell'intervento umano. Quasi una metafora di una storia divisa fra il candore (di Tonio) e la corruzione degli adulti. Nemmeno cosi' colpevoli: e' la fatica di vivere. Tra micro-fotografie del Sud (l'Ilva assassina, le case mai finite), sequenze che scaldano gli occhi e il cuore (i muri che d'improvviso si aprono come un sipario sul mare, la processione montata in alternanza con la "passione
 " di Cinzia) e una collezione di facce che non si dimenticano, si porta a casa un film che diventa piu' bello piu' si avvicina al finale.

 

 

21 Grammi
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: rizzo@mpweb.it
Voto: 5
Commento: 'Amores Perros' era un pezzo di diamante, '21 grammi' e' un pezzo di vetro. Inarritu gia' parlava del progetto '21 grammi' all'epoca dell'uscita del film precedente e in seguito ha spiegato di aver traformato una sceneggiatura in spagnolo per attori messicani in una in inglese per attori americani. Contento lui, contenti tutti ma non ci venga a dire che i due film sono tanto diversi. Si deve credere che un regista che gira un film con tre protagonisti il cui evento-chiave e' un incidente d'auto subito dopo (non qualche anno dopo) ne pensa un altro con tre protagonisti e un incidente d'auto, per quanto un poco differente nelle modalita'? Io, no. Il nostro amico di Citta' del Messico ha voluto ripetere una scommessa vincente in condizioni produttive piu' interessanti. Risultato? Super-attori, super-fotografia, super-ambientazioni, sottofondo musicale simile al precedente, belle idee sul sonoro e sul fuori campo: lo scontro non lo vediamo mai ma l'immagine fissa del ragazzo che
 soffia via rumorosamente le foglie, mentre tutto accade oltre lo schermo, fa venire i brividi. Pero', alla seconda visione, anche super-noia. Perche', quando lo spettatore ha gia' risolto l'enigma del montaggio stile-frullatore, resta poco da ri-vedere con piacere. Interessante, comunque, che un regista giustifichi questa scelta, come ha fatto Inarritu, confessando la necessita' di tener desta l'attenzione dello spettatore... Non si fidava della gente o non si fidava del film?

 

Il Sole Splende Alto
 

 

Kitchen Stories
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: rizzo@mpweb.it
Voto: 6,5
Commento: Non passera' alla storia, 'Kitchen stories', ma una cosa ce la ricorda: il cinema puo' perdere le parole eppure conservare intatta la sua magia. Anzi, proprio il silenzio la fa luccicare come non mai.

Nome e Cognome: Riccardo Moretti
Email: cesmoret@tin.it
Commento: Più che un saggio di sociologia, un vero e proprio motteggio poetico di un modo attualmente molto diffuso di fare televisione (se non anche cinema). Come far  Folke ad assumere un atteggiamento imparziale e distaccato nell'osservazione diretta -non mediata- del suo scapolo? E come fa Isak, ingannato da un cavalluccio di legno, a comportarsi con disinvoltura sotto lo sguardo -presente- e impacciato di Folke?
Credo che sia precisamente l'abolizione del medium d'osservazione, con la relativa scomparsa della dimensione voyeuristica che quello avrebbe comportato,  a creare in noi, spettatori moderni, un senso di incredibile comicità nell'immagine dell'osservatore appollaiato in cima ad un seggiolone. Non si può spiare qualcuno che  è cosciente di essere spiato. L'unico spione del film è al massimo Grant, l'amico invidioso, quando osserva -da fuori-, e non da più  in alto, ciò che accade dentro la casa.
Un film molto intelligente che evita abilmente la melassa, anche se siamo in ambito culinario, e sfoggia una bella fotografia.
Da antologia la carovana iniziale di roulotte con seggiolone, a metà  strada tra troupe televisiva stramba e circo di saltimbanchi.


 

Buongiorno Notte
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email:
genoa70@hotmail.com
Voto: 8
commento: La sigla delle trasmissioni Rai - come fosse l'inno nazionale - inaugura una nuova giornata: c'e' chi si affaccia al davanzale, chi va a scuola, chi accompagna i figli a scuola e chi serra le imposte, tira le tende, prepara il rapimento di un uomo politico. Il caso-Moro, una normale, qualsiasi, mostruosa, storia italiana. Solo i pochi secondi di cinema di quella scena meritano, per me, un posto d'onore nella rassegna di quest'anno. Per il resto, leggetevi i libri di Sergio Flamigni su quei giorni. E buon divertimento.

 

Monsieur Ibrahim e i Fiori del Corano

Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email:
genoa70@hotmail.com
Voto: 5
commento: Per dirla con "Toto' Sceicco" (scusi, Principe): guarda Omar quanto e' saggio che nel film mette il messaggio.

 

Kops!
 

 

In The Cut
 

 

Lost In Translation
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto: 8
commento: Uno dei migliori film che abbia visto di recente sulla perdita di senso di se stessi e delle cose. E sull'innamoramento, casuale, improvviso, come una finestra che si apre e si chiude, per un momento, lungo la via. 'Il cuore del film e' la suggestione di un incontro e di una scelta', ha detto Bill Murray; raccontata con ironia, amarezza, sensibilita' e raro, apprezzabile pudore, aggiungo io. La decisione di ambientare la vicenda in un immenso, impersonale hotel dell'Estremo Oriente moltiplica il senso di estraneita' dei due protagonisti, gia' abbastanza 'estranei' per i loro rispettivi coniugi. 'Lost in translation' - solo apparentemente freddo - emana dallo schermo un tepore che entra dagli occhi e arriva al cuore e che avvicina il cinema alla vita. Murray recita con le rughe, la Johansson e' di una bellezza non studiata e inquietante. Complimenti agli autori del sottotitolo italiano, 'L'amore tradotto'. Dovrebbero tradurre loro. In esilio.

 

Tutto Può Succedere
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto: 2
Commento:
Tutto puo' succedere ma in realta' niente puo' succedere perche', alla fine, i capelli grigi vanno con i capelli grigi e i giovani con i giovani, a garantire il futuro del Grande Paese. Ci mancherebbe: lo stesso pubblico americano - e gli stessi volantinatori davanti al Don Bosco - che si stracciano le vesti per 'In the cut', non potrebbero tollerare il bel medico ragazzino con la scrittrice di mezza eta'. Figuriamoci. Che poi 'In the cut', per quanto non riuscito, abbia dieci volte piu' cinema da farci vedere, e' un'altra questione. Per il resto, Diane Keaton rutta (che e' sempre una buona alternativa quando in tutto il film c'e' una sola battuta divertente, quella sulla menopausa), Frances McDormand fa rimpiangere quando suo marito e suo cognato giravano 'Fargo' e 'L'uomo che non c'era',  mentre Jack Nicholson scopre il sedere, si rotola fantozzianamente e si garantisce lo stipendio necessario per andare a vedere i suoi amati Los Angeles Lakers di basket in prima fila. Resta un grande ma io ho sempre tifato per i Los Angeles Clippers. D'altro canto Tullio Kezich - che nella circostanza, purtoppo, non puo' citare l'ennesimo, prezioso episodio della sua millenaria amicizia con Fellini -  scrive sul Corriere di 'battute punzecchianti' e definisce una 'trovata' il fatto che la vicenda diventi uno spettacolo teatrale. Eh, si', in effetti e' un'idea rivoluzionaria.

 

La Passione di Cristo
 

 

Mona Lisa Smile
 

 

Primo Amore
 

 

Primavera, Estate, Autunno, Inverno... e ancora Primavera
 

 

Dogville
 

 

L'Amore è Eterno Finchè Dura
 

 

La Leggenda Dell'Amore
Nome e Cognome: Francesco Rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto: 7
Commento: 
Il mito dell'eroe curdo che rinuncia alla propria bella (e qui e' bella davvero) per combattere in nome della liberta' del popolo cui appartiene raccontato in un melodramma un po' folle e un po' ingenuo, eppure bello forse proprio per questo. E per immagini splendide. Non solo perche' il regista sa osservare la natura e i riti: i razzi che sembrano stelle che attraversano la notte sono suggestivi eppure atroci sotto qualunque cielo. Mai visto un Groucho Marx all'iraniana come il cantastorie che accompagna la protagonista per meta' film: 'Come sta tua moglie?' gli domandano, 'Le manco molto', risponde... Per il resto, non occorrono nemmeno effetti speciali: basta un po' di acqua sui tizzoni ardenti perche' si alzi un fumo dietro cui far sparire i fantasmi immaginati dalla ragazza...

 

Agata E La Tempesta
 

 

Collateral
 

 

Così Fan Tutti
 

 

Shrek 2