Bobby (di Emilio Estevez,USA 2007)
Nome e Cognome:   Luciano Ceschel
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Voto: 8
Commento: nessun commento (nota del Webmaster)
Centochiodi (di Ermanno Olmi,Italia  2007)
Nome e Cognome:   Franca d'Arienzo
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Voto:  
Commento:
Film molto bello, pieno di spunti e di suggestioni.
L'immagine della biblioteca disseminata di libri trafitti dai chiodi vale,
da sola, la visione del film....sembra un quadro surrealista.
Il "professorino" chiude il cerchio e sembra volerci fare arrivare alla
consapevolezza che nè la cultura, nè la religione, se si allontanano
dall'uomo, possono spiegare alcunchè.
Il sacerdote bibliotecario che vive tra i libri bene rappresenta una chiesa
ripiegata su se stessa e lontana, incapace di rispondere al grido del
protagonista, uomo in cammino che cerca, che è il grido di ognuno di noi
quando la sorte colpisce nel punto in cui fa più male, e le solite risposte
non bastano più.

Nome e Cognome:   Franca d'Arienzo
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Voto:  
Commento: L'uomo, colpito dalla bellezza della natura (il fiume), la colonizza, dapprima rispettosamente poi in modo sempre più invadente (progetto di costruzione di un porto fluviale). Le costruzioni non possono prendere il posto della natura ed il protagonista ci ammonisce, dicendoci che la natura è ineluttabilmente destinata a riprendersi i suoi spazi.
Allo stesso modo l'Uomo, inizialmente colpito dalla bellezza dei sentimenti e dal messaggio d'amore di Cristo, che è stato inchiodato alla croce per diffonderlo, lo istituzionalizza nella Chiesa e lo imprigiona nei libri svuotandone sempre più la portata empatica.
Allora Olmi ci manda il "suo" Cristo della bassa che, allo stesso modo, ripudia la falsa conoscenza di quei libri (buoni a servire qualsiasi padrone) e li inchioda così come era stato inchiodato Cristo.
Il messaggio c'è. Alcuni dialoghi sono anche stimolanti. Il racconto tuttavia è debole e di "Cinema" ce n'è poco.

N - Io e Napoleone  (di Paolo Virzì ,Italia  2007)

Nome e Cognome : Luciano Ceschel
email = ceschel@tin.it

Commento : Carino, piacevole: voto 8,5

Nome e Cognome:   Francesco Rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto:   6
Commento:
In un'Isola d'Elba che sembra il quartiere di Livorno Ovosodo, un film sul destino perdente della sinistra, divisa (in se stessa) anche quando potrebbe scrivere la Storia. E infatti Martino finisce a leggerla, la storia, ma quella scritta dal fratello naufrago, che di politica mai si e' occupato. E intanto Napoleone, il tiranno-attore vanesio e bolso eppure attento e sagace, stanco e panciuto ma velenoso quanto occorre, si specchia e vede la rappresentazione di se' (un dipinto) e non se stesso e basta. Trionfo di un nanerottolo che incanta le folle, tiene al guinzaglio i tirapiedi, punisce i ribelli, cavalca verso la leggenda. Sara' sconfitto? Che importa? E' triste ma non resta che riderci su, come alla fine di certe commedie all'italiana. Peccato che l'altra anima del film, la pur divertente sarabanda famigliare con Ceccherini, la Bellucci e compagnia, non si sposi con il resto della pellicola, lasciando la sensazione di assistere a spettacoli separati, a un circo a due pis te, a un film riuscito a meta'

 

Time  (di Kim-Ki-Duk , Corea  2007)

Nome e Cognome:   Francesco Rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto:   7
Commento:
La versione amor-folle di 'Face off' di John Woo in un film sul tempo che ci tiene prigionieri (come l'amore fa con un uomo e una donna, come la gabbia di vetro nel metro' con i due uccelli) a dispetto dei nostri tentativi di eluderlo. Orologi, maree che si alzano e si abbassano, stagioni che tornano inesorabili. Ma anche un film - pieno di schermi, macchine fotografiche, cornici - sul potere dell'immagine, catturata, tagliata, ricomposta, applicata ma inesorabilmente fine a se stessa. Vuol catturare la vita e invece e' gia' morta.
In fondo al bicchiere, pero', unendo un mosaico che comincia con film ben piu' 'forti' (e potenti visivamente) come 'bad guy' o 'l'isola' (che resta il piu' ostico e il meno dimenticabile) e arriva a 'la samaritana' o a 'l'arco', kim ki-duk si conferma, attraverso trame paradossali, un inquietante narratore degli atriti fra esseri umani. in amore fra loro ma senza pelle.

MIO FRATELLO è FIGLIO UNICO (di Daniele Lucchetti - Italia 2007)

Nome e Cognome:   Francesco Rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto:   6
Commento:
Genesi di un giovane fascista nell'Italia degli anni Sessanta, l'Italia in asciugapiatti nero di una citta' di provincia squadrata e inquadrata come Latina. Che, nell'immaginario recente del nostro cinema, ormai e' sinonimo di una certa destra nostalgica e populista e di miseria che crea ribelli o mostri: vi si celebra un matrimonio 'benedetto' da un parlamentare-camerata in 'Liberate i pesci' di Cristina Comencini, vi abita e opera lo strozzino di 'L'amico di famiglia' di Paolo Sorrentino. Ma Accio, l'uomo che si chiama come una desinenza negativa (frattellaccio, bambinaccio... fascistaccio), appartiene a un'epoca in cui tanti sono approdati alla sponda nera, anche la più sociale, la più 'di sinistra', proprio 'per contrarieta?' come cantava Guccini, per opposizione alle culture bianca e rossa, magari passando alla lotta armata con una carica di rabbia a volte più corposa del bagaglio ideologico.
Accio, il figlio che trova un padre fuori di casa, ne tradisce lezioni morali e politiche, si fa insegnare l'amore dalla moglie e poi crede di ucciderlo, quasi come in una tragedia greca, Accio che rifiuta istintivamente la prevaricazione, il 'sissignore!' e le ingiustizie contro gli ultimi, Accio che cammina in eterno dall'altro lato della strada rispetto ai suoi, come se la vita fosse sempre un prato con l'erba troppo alta, Accio che poi diventa compagno ma in fondo e' sempre rimasto se stesso.
Il meglio di 'Mio fratello e' figlio unico' e' qui. E in certe divertenti riletture di un'epoca, come il ritratto di una sezione del Msi ai confini dell'impero e le infinite discussioni da riunione di Lotta Continua con le gente che si parla addosso e non si ascolta. E intanto la Storia scorre in tv.
Se solo Luchetti avesse voluto scommettere solo su questo risparmiandoci la parabola umana - mai giustificata, meccanica, cosi' poco credibile - del fratello Manrico, lo Scamarcio con pugno chiuso e tamburo al collo cosi' assolutamente, totalmente non credibile. Va bene, il cinema e' fatto anche di divi. Ma allora paghi pegno. E lo fai pagare al film.

LA SCONOSCIUTA  (di Giuseppe tornatore - Italia 2007)

Nome e Cognome:  donatella.picci
Email:
donatella.picci@gmail.com
Voto:   9

Commento: Visto per la seconda volta,emozionante come la prima

SHREK TERZO (di Chris Miller - Raman Hui - USA 2007)

Nome e Cognome:  francesco rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto:   6

Commento: E' come una puntata delle stagioni piu' recenti dei 'Simpson'. Qualche perla (il gioco sul fuoricampo iniziale, l'incubo pre-paternita' di Shrek, 'biscottino' che rivede la propria vita...) in un fiume lento e piatto. L'orco eversivo e' diventato politically correct. Realizzazione tecnica sbalorditiva ma non e' piu' un'idea geniale, e' lo sfruttamento di un'idea geniale. Come spesso accade, si capisce

Una top-model nel mio letto ( di Francis Verber - Francia 2006)

Nome e Cognome:  francesco rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto:  
s.v.

Commento: Penso che sia un film importante: una volta gli americani clonavano il cinema europeo. ora ci sono registi europei che fanno direttamente film all'altezza (?) del pubblico americano. cosi' di la' non fanno fatica a riscriverli. basta cambiare il cast. dopo la proiezione ho avvertito la necessita' urgente di acquistare un'auto di lusso e una tv al plasma. non so perche'.

The Prestige ( di Christopher Nolan - Gran Bretagna 2006)

Nome e Cognome:  francesco rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto:  8

Commento: L'ossessione del successo nel mondo dello spettacolo, a costo di qualunque sacrificio, anche quello della vita, se necessario, in uno strepitoso film-puzzle da scomporre e ricomporre. Un film che non si limita a raccontare la storia di due illusionisti, e' esso stesso concepito come un illusionismo: ci inganna, ci attira, ci incanta, ci imprigiona, mescola tempo della narrazione, piste e indizi con l'abilita' di un prestigiatore, facendoci credere al non-credibile (la macchina raddoppia-uomini) e nascondendoci intanto il trucco piu' banale. Il mago Borden ha un gemello con il quale si scambia continuamente: lavoro, donne, destino. Perche', come insegna il vecchio cinese zoppicante (o no?), se vuoi avere successo devi recitare un ruolo in ogni momento. Anche lontano dal palcoscenico. A costo di mozzarti due dita.
Del resto il regista e' Nolan, lo stesso di 'Memento', film-sudoku sulla memoria che impone allo spettatore di esercitare la memoria. Insomma, un cinema fatto in modo da rimandare all'argomento di cui tratta. Cinema al quadrato?
Film da caccia all'indizio (il bambino che capisce che i canarini sono due... come l'illusionista Borden e il suo gemello; la moglie di Borden che gli spiega come in alcuni giorni il suo 'ti amo' sia sincero e in altri no... chiaro, sono due persone; i cilindri che aprono il film e che simboleggiano l'iniziale fallimento di Tesla...) ma pure film che, rivisto, si mostra incredibilmente nudo e lineare, proprio come un trucco da prestigiatore che appare chiaro e banale, si', ma solo se te lo hanno spiegato.
'The Prestige' e' pero' anche un film sul cinema, sul passaggio dal teatro (dove basta un sosia) alla tecnologia del riprodurre all'infinito (la macchina di Tesla), dando l'illusione dell'immortalita'.
Grande Nolan: riesce a spupazzare tre o quattro divi di Hollywood facendo comunque il suo cinema, fatto pure di inquadrature magnifiche come quella in cui Angier si inchina sotto il palcoscenico a un pubblico che non puo' vederlo. Sacrificio che gli apparira' intollerabile. E sara' l'inizio della sua fine.


L'aria salata ( di Alessandro Angelini -Ialia 2007)

Nome e Cognome:  francesco rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto:  7

Commento: Il passato che ritorna e fa crollare il castello di carte di una vita in un film costruito sul ribaltamento, perche' l'educatore e' il figlio, il (ri)educato e' il padre. E cosi', Fabio insegna a Sparti qualcosa in laboratorio, gli domanda dei suoi disegni, si preoccupa della sua salute. Come del resto e' destino di ogni figlio con ogni padre, al calar del sole. Ma qui si frantumano l'una contro l'altra due esistenze. Da una parte quella di Fabio, aspirante padre (regala i soldi per il futuro nipote), non ancora giunto a un legame 'forte' con la fidanzata (figlia di un personaggio di cui non si sente di andare fiero ma, in questo caso, a piede libero), costretto per anni a vivere di bugie sul destino di papa' (e invece a insegnare agli altri - vedi il bimbo in carcere - il coraggio della verita'), infine chiamato a ricomporre i pezzi della sua vita. Dall'altra quella di Sparti, che scegliera' di non tornare in galera perche' là dentro viveva riscaldato dal rancore per una fa
 miglia che pensava lo avesse abbandonato e 'fregato', ora dovrebbe 'solo' aspettare la liberta', sapendo che fuori c'e' addirittura un figlio pronto ad aiutarlo. Paradossalmente un peso eccessivo con cui convivere - o un vuoto troppo ampio da aspettare di colmare - mentre intanto si resiste alla cattiva salute e si aspetta per gli anni ancora da scontare. Meglio chiudere i conti con una vita in cui non c'e' (mai stato?) bisogno di lui. Anche se non riesco a non pensare a un finale alternativo, con Sparti che sceglie la latitanza, dimostrandosi un'anima nera capace di fregare pure il figlio pur di salvare se stesso... Forse troppo 'black' per il nostro cinema... Un film senza aria, che chiude di continuo gli attori in uno spazio angusto, come un carcere o un destino che ti chiede di chinare la testa per 'starci dentro'. E se alla fine Fabio trova il coraggio di dire 'E' mio padre', resta la prigionia di questa strana vita: in galera l'automobile devi fingere di guidarla (e te
  menano pure), fuori devi pagarla anche se te la regalano. Notevole Colangeli, faccia da film sulla banda della Magliana, da noir di borgata, da Dardenne all'italiana. Esce dal carcere e chiede di andare in un luogo affollato. Finisce in un centro commerciale a guardare vetrine. L'aria salata soffia in un mondo sinistro. Il nostro.

Caramel ( di Nadine Labaki -Francia, Libano 2007)

Nome e Cognome:  francesco rizzo
Email: genoa70@hotmail.com
Voto:  6,5

Commento: Parafrasando Truffaut, la regista-interprete Nadine Labaki e' la donna che amava le donne: nel suo gineceo colorato e sgangherato, appassionato e malinconico, l'ultimo, l'unico sorriso e' per la bella signora che si lascia tagliare i capelli "alla maschiaccio" dalla parrucchiera meno interessata agli uomini. Mentre la splendida Layale (cioe' proprio la regista), invece dei fiori, alle nozze dell'amica prende al volo l'escremento di un piccione. In questa Beirut che a tratti sembra Napoli, dove la luce e' precaria proprio come la felicita', forse è meglio essere uomini piuttosto che donne, tradite, usate, prigioniere (di religioni, norme sociali, portieri d'albergo e pure di altre donne). O a caccia dell'ultima illusione, una particina in una soap: anche perche', quando invecchi, non basta far finta di essere 'indisposte' per passare il casting. Un film sensuale, dolce e doloroso come puo' essere il caramello, a seconda di come lo si usa. Peccato che il doppiaggio zavorri sce
 ne come la danza per il matrimonio davanti allo specchio del salone di bellezza.