THE ARTIST

Avevo paura di essere delusa dal film, visto le meraviglie che erano state dette, ma invece l'ho trovato superiore alle aspettative.
Veramente piacevole, accattivante e divertente, uno dei migliori di quest'anno di cineforum.
Ho ammirato in particolare l'attrice protagonista, bravissima e di enorme simpatia.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

Che dire di quanto non già detto e descritto sul film visti anche gli innumerevoli premi ricevuti
Semplicemente stupendo, a volte e' proprio vero che il silenzio vale più delle parole e le espressioni del viso degli attori intrigano sempre piu' dei dialoghi
Bellissimo filmErnesto Zampedri     

  ernst54@me.com

 

CARNAGE

Film educativo sull'incapacità degli adulti a confrontarsi in modo civile e senza ironie sui differenti stili di vita. I ragazzini riescono a
ricomporre il litigio (tra le ultime scene vi e' un'inquadratura sui ragazzi che giocano al parco) meglio degli adulti. Prova attoriale da
apprezzare e bei dialoghi serrati con inquadrature strette sui protagonisti di questo quartetto. Polanski ha fatto centro un'altra volta!

Patrizia Gnaccarini

 

Bel film di Polansky , ho avuto anche la fortuna di vedere a Milano, la pièce teatrale fatta qualche anno fa e , come da premessa, il regista ha riprodotto fedelmente, senza tralasciar alcunche' il testo e gli accadimenti mantenendo gli stessi ritmi; molto piacevole insomma.
Pur svolgendosi in una stanza e quindi non spaziando in esterni il film scorre senza intoppi coinvolgendo lo spettatore e fa riflettere su come le persone, pur non essendosi mai conosciute, incontrandosi ed avendo un obiettivo dichiarato "pacifico" e civile si possano negativamente trasformare dopo qualche minuto, anche per banali accadimenti, esprimendo tutto il lato represso, senza freni, della propria personalità.

Ernesto Zampedri       ernst54@me.com

 

Dopo un inizio un po’ lento e noioso, il dialogo diventa più avvincente e interessante.
Nonostante l’impianto decisamente teatrale, alcune battute e la bravura delle due attrici ne fanno una pellicola decisamente godibile.
Complessivamenter buono.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it
 

 

 

ACCADDE UNA NOTTE

Un capolavoro. A distanza di 80 anni un film che stupisce per i dialoghi spumeggianti. L'atrice che interpreta il rampollo viziato riesce a
rendersi veramente odiosa (bell'interpretazione). Clark Gable un vero mito con grandi capacita' recitative.
Dopo il trucco long lasting un film for ever

Patrizia Gnaccarini

 

Una favola d’altri tempi, on the road.

Un film dal sapore antico, ma costellato da una serie di battute così ironiche e argute da renderlo incredibilmente moderno. Probabilmente la miglior definizione è proprio quella del regista: “Una storia semplice per gente semplice”.
Una storia il cui finale è scritto fin dalle prime scene e forse proprio per questo così romantico da farmi uscire dalla sala allo scorrere dei titoli di coda con un sorriso stampato sul volto.

Tornando a casa ho affiancato un’auto al semaforo. All’interno c’era un giovane ragazzo. La sua radio era al massimo volume. E lui cantava a squarciagola “Infinito” di Raf.
Ho sorriso ancora. Forse delle altre “Mura di Gerico” erano da poco crollate.

Giorgia Monari    monari.giorgia@gmail.com

 

Sempre belli questi film d'epoca!
Anche se la pellicola è datata, è un gioiello di vivacità, di battute e di umorismo.
Godibilissimo Clark Gable mai visto così giovane.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

LA BATTAGLIA DI ALGERI

L'ho trovato un vero capolavoro.
La narrazione serrata, spesso documentaristica, tiene lo spettatore legato allo schermo e fa volare due ore di film senza un attimo di tregua.
Molto bravi e spontanei gli attori ed efficace e drammatico il bianco-nero.
Veramente non dimostra i suoi anni: potrebbe essere stato girato adesso.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

ANOTHER YEAR

La quotidianita' e i gesti di una coppia consolidata che tenta di aiutare un'amica con gravi problemi relazionali. Noioso .... Gesti reiterati
(alcool e' un comprimario) costringendo lo spettatore a sorbirsi un film "domestico" nella sua piu' banale e opprimente quotidianità Direi che
l'ultimo film di Leigh degno di nota e' il segreto di Vera Drake. Gli ultimi due lasciano a desiderare.

Patrizia Gnaccarini

 

Mi è molto piaciuto, in particolare per la delicata rappresentazione dei sereni e appaganti rapporti di coppia di due coniugi stagionati e ben affiatati.
Non mi sembra affatto che una vita senza litigi sia meno intensa di una con continui battibecchi e la dolcezza di certe scene (una fra tutte il té bevuto assieme sul furgone mentre diluvia) è nello stesso tempo consolante e rasserenante.
Anche le altre persone sono ben presentate con semplicità nei loro difetti o qualità: nel complesso assistiamo ad un affresco di vita comune, sempre interessante e mai noioso.
Solo mi sono chiesta: ma bevono tutti così tanto?

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

TOMBOY

Film di argomento delicato e interessante.
Sicuramente molto vicino al vissuto della regista, verosimilmente il manifesto della sua adolescenza.
Come al solito i genitori sono assenti (il padre) o repressivi (la madre), nessuno si sforza di capire o, semplicemente, parlare.
Quello che ho trovato stridente è l'eccesso di "adultità": non credo che bambine di 6 anni siano in grado di impostare un dialogo come quello tra la sorellina Jeanne e Laure/Michael e la madre, così come non credo che una bambina di 10 anni sia così "sgamata" da costruirsi una protesi di plastilina per essere simile agli altri.
Ho trovato molta malizia e poca fanciullezza nello sviluppo e negli sguardi di questa storia; a me sembra proprio che Laure abbia già scelto.

Lara Rebasti  lara.raider@fastwebnet.it

 

Ho gradito molto questo film che descrive in modo così garbato un mondo infantile alle prese con i primi problemi di identità sessuale e affettività appena sbocciate.
Interessante la dinamica che si è instaurata fra le sorelle, per cui la piccola sembrava gradire, più che accettare, il ruolo maschile della maggiore, così protettiva nei suoi confronti.
La piccola Lisa sembra poi la più matura di tutti, compresi i genitori, quando nel finale dimostra di poter restare amica, malgrado l'inganno subito, di Michael tornata Laurie.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

LO ZIO BOONMEE CHE SI RICORDA LE VITE PRECEDENTI

Semplicemente soporifero!
Chi è riuscito a non addormentarsi non è stato capace di cogliere il senso delle lunghe scene buie, fisse e prive di dialogo, ma con strani rumori di fondo che,
lungi dall'evocare "interminati spazi... e sovrumani silenzi e profondissima quiete" davano solo un senso di incomprensibile vuotezza dominata da fantasmi in
carne ed ossa di varia natura o sdoppiamenti di persone.
Mi sembra che nemmeno si sia potuto cogliere lo spirito della reincarnazione, se mai questo era il messaggio.
Film certamente troppo lontano dalla nostra cultura.
In ogni caso il mio voto sarà molto al di sotto della sufficienza.

Giorgio Tacconi - tacconigiorgio@fastwebnet.it
 

 

 

THIS MUST BE THE PLACE

L'interpretazione di Sean Penn non gli rende merito... Piatta, ripetitiva e noiosa. Decisamente al di sotto dei suoi standard. Capisco l'intento del film di mostrare le fragilita' di una rock star ma direi che l 'unico risultato conseguito e ' la NOIA. Occasione sprecata.

Patrizia Gnaccarini

 

Bel film, grande interpretazione di Sean Penn in primis e di tutti gli altri attori
Bella scenografia e fotografia
Film che scorre bene

Ernesto Zampedri       ernst54@me.com

 

IL GIOIELLINO

Bel film mi e' piaciuto, forse perché tratta temi reali ed accadimenti veri
Bravi sia Girone che Servillo
Contrapposizione forte tra alcuni temi reali di vita quotidiana (l'avidita', il potere, la truffa ai danni dei terzi , il tutto condito con forte e partecipato ricorso ai riti della fede da parte del patron della società nei momenti particolarmente difficili)
L'imprenditore alla continua ricerca del riconoscimento da parte di chi lo circonda siano essi collaboratori, dipendenti o cittadini.
 

Ernesto Zampedri       ernst54@me.com

 

Mi è parso un film interessante, sobrio e ben girato.
Al di fuori dello spunto della vicenda reale, ho trovato ben caratterizzati i personaggi principali, ottimi gli attori, e buona la scelta di descrivere senza enfatizzare o giudicare i comportamenti dei singoli.
Molto belle le riprese di alcuni interni, della chiesa russa e delle colline piemontesi.
Una bellezza solare dopo il grigiore e il gelo svedesi.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

Versione nostrana dell'incipit di WALL STREET ... Gradevole anche perchè quando la prospettiva è quella locale, gli elementi che caratterizzano i personaggi sono più vicini, meno omologati globalmente e dunque più qualificanti.
Procedendo nella visione del film appare con maggiore evidenza, come uno dei maggiori crac italiani sia stato messo a segno non da raffinati e diabolici cervelli finanziari, ma da persone inadeguate, provinciali, privi di senso di responsabilità e ignoranti. Per lo più uomini venuti dal nulla, dominati da una cupidigia sguaiata che a diverso titolo hanno legittimato e foraggiato i partecipanti al sistema di curruzione internazionale e nazionale: banche, clero, politica ... Contaminando tutto e tutti.
Film genuinamente educativo ... lo proietterei nelle scuole e, perché no, anche alla Bocconi !?

Rita Ferrandi - ferrandi.rita@fastwebnet.it.


 

LASCIAMI ENTRARE

Singolare film sull 'universo adolescenziale che mette in risalto con sensibilità il rapporto di amicizia e soprattutto solitudine in cui i due
protagonisti si trovano a vivere. Il mondo degli adulti e ' quasi assente e proprio ciò fa risaltare ancor piu' il senso di abbandono sottolineato da
scene di esterno gelide e notturne. Si esce dalla sala con voglia di sole e calore umano

Patrizia Gnaccarini

 

Come dice mio marito ... quando un film è ben fatto, il linguaggio simbolico è accessibile da subito! E questa pellicola è un monumento all'allegoria ... Un diamante (o per dirla alla Martini - un
gioiellino ... ) incastonato tra le vite delle persone che riverbera talora il bene, talora il male; qualche volta il buio della notte senza luna e qualche volta luce di stelle nella neve, il femminile e il maschile, il biondo e il bruno ... ! E' una metafora esistenziale, la ricerca dell'armonia, faticosa e difficile, spesso solitaria ... Dove ci si può far male da morire, ferendosi a sangue e colorando di rosso la candida terra.
Quando si cammina nei tratti oscuri della vita occorre affinare lo sguardo!
Ottimo film, molto impegnativo e .... squisitamente nordico!

Rita Ferrandi - ferrandi.rita@fastwebnet.it.

 

Ho fatto molta fatica a capire i commenti entusiasti che ho letto nelle critiche e sentito dal commentatore.
Posso anche ammirare la fotografia e la bellezza dei paesaggi glaciali, ma non riesco ad apprezzare questo tipo di film, l'assurdità della vicenda e le scene inutilmente truculente.
Se questo è il modo più all'avanguardia di raccontare le difficoltà dei più soli o diversi, preferisco lo stile più vecchio e classico.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

Per raccontare una storia di amicizia (di amore?) tra due preadolescenti problematici, condita con una buona dose di bullismo, inseriti in famiglie
sfaldate e inconsistenti, in una società buia e fredda sia dentro che fuori, era necessario inventare la storia assurda di una piccola vampira dall'età e dal
sesso indefinito, sanguinaria e truculenta, che fa acqua (o sangue) da tutte le parti?
Direi di no.
Se agli svedesi e ai nordici il genere piace, se lo godano ma se lo tengano ed evitiamo per favore di importare questi prodotti di cattivo gusto.
Sarà che non amo gli horror ma l'ho trovato semplicemente disgustoso.

 

Giorgio Tacconi - tacconigiorgio@fastwebnet.it

 

IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA

Ben descritta la figura del ragazzo che non vuole accettare il rifiuto del padre di riconoscere il suo ruolo genitoriale.
La sua rabbia si esprime nella sua dinamica (sempre di corsa o in bicicletta) e nel lasciarsi sedurre dal ragazzo più adulto che lo inizia alla trasgressione e
alla piccola criminalità (ho ritrovato Lucignolo con Pinocchio).
L'aut aut tra Samantha e il fidanzato circa il rapporto con Cyril sembra risolversi un po' troppo frettolosamente. Forse meritava qualche approfondimento.
Nel finale il ragazzo subisce passivamente l'aggressione e la violenza come consapevole espiazione della colpa in particolare nei confronti del figlio del
giornalaio aggredito che non aveva accettato le sue scuse.

Giorgio Tacconi - tacconigiorgio@fastwebnet.it

 

Molto bello. Un azzeccato contrasto tra la donna piena di amore e di comprensione e i due uomini pieni di egoismo (disumano quello del padre, più sottile quello del fidanzato).
La ricerca di un punto fisso da parte del ragazzo è resa molto bene dal giovane attore e Cecile de France è sempre perfetta.
Mi è anche piaciuto il particolare di non condannare o di esaltare totalmente (vedi il teppista con la nonna e l'edicolante che cerca una scappatoia per il gesto del figlio) ed il finale dove si vede il ragazzo accettare la violenza subita come una conseguenza ed una espiazione per il male commesso.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

 

LE DONNE DEL SESTO PIANO

Solare e reclusiva commedia. Se da una parte vi e ' un universo femminile denso e gioioso dall'altra una donna racchiusa in regole ed abitudini
borghesi consolidate e stantie. Gli ambienti borghesi sono sovrabbondanti a livello di arredi e le strette inquadrature di cui si avvale il regista
danno rilievo a questo aspetto.
Ben giocato. La vivacità delle domestiche e' contagiosa.

Patrizia Gnaccarini
 

 

 

Piacevolissimo film che paragona 2 diversi modi dell'essere donna e contrappone gli aspetti caratteriali delle diverse situazioni.
Scorrevole e lineare, si arriva al temine quasi senza accorgersene.
L'unica figura maschile e' il collante a volte, ed il provocatore, in altre delle situazioni principali del film.
Molte le battute e le situazioni divertenti presenti.
Insomma un bel film.

Ernesto Zampedri       ernst54@me.com

 

Film francese dall'inizio alla fine pieno di buoni sentimenti, un po' favolistico ma senza sentimentalismi.
L'unico uomo della storia sembra essere a seconda dei casi, marito, figlio, fratello, padre nei confronti di questo variegato mondo al femminile che sembra
interpretare la stabilità, il coraggio e la vera forza propulsiva e di non solo di questa rappresentazione decisamente pre-sessantottina ma anche della società
attuale.

Giorgio Tacconi - tacconigiorgio@fastwebnet.it

 

Tenero, allegro e coinvolgente questo mondo di donne semplici e contente della loro vita di duro lavoro che fa da contrappunto alle borghesi annoiate e snob; ed è così affascinante da sconvolgere la vita del grigio agente di borsa, che sembra scoprire finalmente i veri piaceri dell'esistenza.
In un film lineare e pieno di valori come la solidarietà, l'amicizia e l'importanza delle piccole gioie della vita di tutti i giorni emerge lo stile di Luchini, unito al garbo tutto francese di questa pellicola.
Vorrei vederne tanti di film così.
 

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

A pensarci bene e dormendoci sopra, Le donne del 6° piano è un film sulle donne. Anzi direi proprio che è un lungometraggio femminista nel senso più
naturale del termine!
Il campione di genere utilizzato è volutamente assortito per età, estrazione sociale, cultura, etnia ... Invece la funzione degli uomini (per meglio dire dell'unica figura maschile predominante) ha lo scopo di far risplendere l'universo femminile, facendo risaltare i molteplici aspetti: solare, lunare, divino, terrestre, amoroso, materno, intuitivo ... !
E sì ... ! Perché sono le donne che, tra un chiaro e uno scuro del cuore - in mezzo a danze e a canti come quelli esibiti dai panni che stendono ai fili, all'aria aperta o al chiuso delle case, attraversano la storia, guarendo la terra da cicatrici così profonde da riuscire a trasformarle in vivai di futuro.
L'ambientazione (1962) suggerisce forse, che le donne ovunque e comunque hanno un'insita luce vitale, purtroppo però in ogni tempo il tentativo è quello di dissuaderla dall'esprimersi.
Davvero una pellicola di discreto femminismo ecologico!
 

Rita Ferrandi - ferrandi.rita@fastwebnet.it.


 

THE NEXT THREE DAYS

 

Thriller di buona fattura ad alto tasso adrenalinico. Sequenza spettacolare
di corsa in auto degna di un buon regista.
Russel Crowe come sempre dotato di scarsa espressività.

Patrizia Gnaccarini

 

Il ritmo e la tensione non mancano certo in questo film gradevole e coinvolgente.
Naturalmente Russell Crowe ha la sua importanza nel valorizzare il racconto che, anche se sappiamo benissimo che finirà bene, ci fa stare col fiato sospeso per due ore buone.
La trama poi non è così assurda visto che sentiamo anche noi storie di normali e rispettabili cittadini che, in preda alla disperazione, si trasformano in delinquenti.
Elettrizzante.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it
 

 

 

WALL STREET - IL DENARO NON DORME MAI

 

Feroce e realistico ritratto di una finanza rampante e priva di scrupoli.
Poco credibile il gesto riparatore mosso da bonta' paterna. Buona interpretazione di Michael Douglas.

Patrizia Gnaccarini


Bell'interpretazione di M. Douglas e ottima regia.
Film frenetico che rappresenta nel bene e nel male il "mondo USA"
Trama scontata e prevedibile dopo il primo film, peraltro i sequels spesso hanno questo difetto

Ernesto Zampedri       ernst54@me.com

 

 

Film intenso e coinvolgente con un buon ritmo narrativo. L'argomento decisamente attuale, a volte è risultato un po' ostico per chi non è professionista della finanza.
Il finale buonista e consolatorio fa un po' a pugni con la faccia da schiaffi di M. Douglas e con il cinismo del suo personaggio (non che gli altri siano meglio).

Anche i grandi speculatori finanziari hanno un'anima? Vorremmo crederci.
Come nei film dove si beve e si fuma in continuazione, alla fine fumo ed alcool danno la nausea, così in questo, dopo tanto turbinio di miliardi di dollari, di ricchezze disinvoltamente ostentate e di patrimoni che vanno e vengono come noccioline, si finisce con uno strano senso di disgusto per i soldi.

Giorgio Tacconi - tacconigiorgio@fastwebnet.it
 

 

 

E' un film tutto Stone, con le sue idee, le sue fissazioni e la sua capacità di creare belle immagini.
Naturalmente il mondo (e il marcio della finanza) interessano molto in questo momento di crisi globale, ma al di fuori della materia in se stessa mi è molto piaciuto Douglas invecchiato, bravo e un po' gigione.
Il mondo borghese americano è ben rappresentato e c'è sempre un inno all'America che, a dispetto delle sue figure negative, ha un occhio puntato sulle tecnologie alternative e conserva la certezza di potersi rialzare dopo ogni caduta.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

 

LA VERSIONE DI BARNEY

Film piacevole divertente e sul finire commovente.
Bei panorami e meno "frenetico" di altri, piu' lineare la storia.
Forse non avendo avuto l'opportunità di leggere il libro il mio giudizio e' gioco forza ristretto al film.
Unico appunto, forse, la lunghezza; ma vedo che ultimamente i film se non durano meno di 2 ore non vengono definiti tali!
 

Ernesto Zampedri       ernst54@me.com

 

 

Mi è piaciuto molto: mi ha divertito e commosso, ho trovato esilaranti e dissacranti molte battute, ma ho anche apprezzato l'umanità del personaggio principale, dei suoi rapporti col padre e con la terza moglie, l'unica amata.
Tutto ciò condito con belle musiche, bei panorami e ottimi attori.
Non ho letto il libro, ma lo leggerò subito.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

 

Denso e godibile. Scorrevoli anche le due ore e tredici della durata. Si ripercorrono gli anni '70 e '80 (con tutto quello che ha significato il
loro svolgersi a livello globale) sotto braccio alla cultura ebraica e con gli occhiali di Barney - parallelamente in due paesi molto diversi sia per storia, sia per posizione geografica.
Il protagonista ci guida in un viaggio interiore alla scoperta delle difficoltà del vivere, dei suoi molteplici valori, amore, disagio/malattia, famiglia, amicizia, coppia, morte .... Chi più ne ha, più ne metta!
Ed è proprio lo sguardo esistenziale beffardo di Barney, tipico dello spirito ebreo che, ci stimola con lievità a guardarci dentro ... A svestire il cuore.
E come quasi sempre succede, la malattia e la morte, svelano l'essenza,
l'anima vera!

 

Rita Ferrandi - ferrandi.rita@fastwebnet.it.

 

 

INCEPTION

Premetto che non amo il genere, ma questo film mi ha francamente annoiato.
Troppe le azioni mescolate e assurde, troppa la ricerca dell'originalità e troppo il rumore fine a se stesso.
Ho apprezzato solo alcuni paesaggi e la bravura degli attori, ma ho rimpianto Memento o Insomnia.
Per i film d'azione estrema preferisco 007 e per quelli di fantascienza 2001 Odissea nello spazio.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

 

Se vi piacciano le storie assurde e inverosimili che per verificare il vostro grado di attenzione si svolgono a tre e più livelli spazio-temporali, se amate
il genere simil-fantascientifico con una spruzzata di parapsicologia, se siete appassionati di corse sfrenate in auto nelle città americane con decine di
incidenti per la gioia delle carrozzerie e delle compagnie di assicurazione, se vi appassionano i colossali effetti speciali del tipo catastrofico, se non vi
disturbano le musiche fracassone e spacca timpani, se non vi fate impressionare dalle decine di morti ammazzati in stile videogiochi o di quelli che "quando
sparo io (il buono) cadono in dieci e quando sparano loro (i cattivi) mi fanno solo un graffio", beh allora Inception è il vostro film.


Se invece vi aspettate una cosetta romantica dove il bel Di Caprio si strugge nel ricordo della mogliettina prematuramente scomparsa ed arde dal desiderio di
ricongiungersi al più presto con i figli da cui è stato separato da un destino avverso e crudele, allora lasciate perdere.


Giorgio Tacconi - tacconigiorgio@fastwebnet.it
 

 

 

NOI CREDEVAMO

Film prolisso .... Il regista avrebbe dovuto avere il coraggio di sforbiciare. Buon affresco di un capitolo della nostra storia con sapiente ricostruzione dello spaccato storico. A tratti un po' roboante. E' ostaggio della retorica.
 

Patrizia Gnaccarini

 

La lunghezza non è il suo solo difetto.
All'inizio ho capito molto poco, vuoi per il dialetto stretto, vuoi per gli episodi mal collegati fra loro.
Poi mi è sembrato più comprensibile e anche interessante.
Belle molte scene di gruppo, con paesaggi affascinanti e ottima scelta di suoni e colori, ma nel complesso mi è sembrata una rappresentazione poco gloriosa, e anche amara, dei nostri natali.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

THE TREE OF LIFE

Di questo film salvo unicamente le immagini e la colonna sonora. Film inutile con spreco di risorse. Mi aspettavo meglio visto gli elogi ricevuti. Occorre fare un film di questo genere per
Essere premiati?

Patrizia Gnaccarini

 

Un film Biblico dal preludio all'epilogo .... Malick rappresenta la creazione dal suo inizio, dona forma al cosmo attraverso le immagini e i suoni di una natura impetuosa e primitiva, compiuta a generare l'anima umana. Il fuoco e l'acqua, la luce e il buio, gli animali e i vegetali, l'uomo (il dominatore) e la donna (piena di grazia) attraversano tutta la storia dell'universo fino all'ade ... La meta dove tutte le anime passano, ripassano, s'incontrano, si trovano e ritrovano, si perdonano e si abbracciano .... Infine si lavano e scelgono forse, un'altro corpo per continuare il miracolo della Luce!

Scusate il richiamo al confronto con Woody Allen proposto da Martini ... Ma Allen mi appare come uno studente noioso e nevrotico che non sa da che parte iniziare a parlare di filosofia e della strada che l'anima può prendere quando il corpo è consumato....! Ha fatto fuori la psichiatria e la psicologia, ma all'oggi nei suoi film non vi è traccia di un'alternativa che parli allo spirito.

Rita Ferrandi - ferrandi.rita@fastwebnet.it.
 

E necessario fare un film contorto, complicato, viscerale, intimista, fuori dagli schemi classici, per ricevere un premio in una importante rassegna cinematografica?
La risposta è: no, però aiuta.
Da spettatore medio ho apprezzato il film per la sua ricerca di dare un senso al dolore e al dolore innocente e per il quadro che emerge di una relazione famigliare apparentemente tranquilla, impostata sulle regole del vivere civile ma in realtà con profondi conflitti interni alimentati dall'autoritarismo dell'indiscusso e indiscutibile capofamiglia.
L'acqua, i tramonti, i girasoli, l'uso del grand'angolo, il montaggio a flash a volte eccessivamente brevi e quasi incomprensibili, le voci narranti, contribuiscono a generare emozioni diverse e opposte che vanno da un profondo senso di fiducia nella "grazia" fino a sensazioni di angoscia e quasi di soffocamento.
L'accavallarsi dei piani temporali, gli scarsi dialoghi, l'eccessivo intimismo e simbolismo, hanno reso diversi passaggi oscuri o di difficile interpretazione.
Sempre da spettatore medio ho trovato la prima parte, un misto tra Piero Angela e 2001 Odissea nello spazio il tutto in salsa new age, qualcosa che a mio parere
si poteva evitare senza nulla togliere allo spirito e alla comprensione del film.
Ottima la musica.

Giorgio Tacconi - tacconigiorgio@fastwebnet.it

 

INCONTRERAI L'UOMO DEI TUOI SOGNI

Film in tipico stile Woody Allen con le tematiche a lui care: relazioni amorose, sesso, universo maschile e femminile alla ricerca dell'anima
gemella. La macchietta della chiromante e' simpatica e surreale. Qualche battuta divertente ma nel complesso un po' scontato. Non e' certo l'Allen
di prendi i soldi e scappa, radio days e io ed Anny. A mio giudizio non il miglior Allen.

Patrizia Gnaccarini

 

 

E' il solito Woody Allen, con le sue coppie scoppiate e un po' alienate, con la sua visione pessimistica delle relazioni amorose, a qualunque età (ma non in qualunque stato sociale, visto che di poveretti morti di fame non se ne vedono).
Comunque proprio per questo è da ammirare, perchè anche se non ci sono novità e tutti sappiamo cosa ci aspetta, il divertimento è assicurato, le battute sono piacevoli, e spesso molto divertenti, per cui, anche grazie ad ottimi attori, il film merita di essere visto.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

Gli schemi di Woody Allen sono ormai (da anni) sempre gli stessi: coppie regolarmente scoppiate, la fissa del sesso come unico valore che tiene insieme
un uomo e una donna, anziani invaghiti da ragazzine, il tutto ambientato in una classe sociale medio alta frequentata da scrittori più o meno falliti,
galleristi, attori, musicisti, ecc.
Ho trovato il film abbastanza divertente anche se a volte un po' scontato e a tratti perfino noioso. In sostanza un prodotto industriale di facile consumo che
non lascerà tracce nella storia del cinema.

Giorgio Tacconi  -  tacconigiorgio@fastwebnet.it

 

VALLANZASCA - GLI ANGELI DEL MALE

E' un film decisamente coinvolgente, sia per la velocità delle azioni che per la bravura degli attori.
Nel complesso mi è piaciuto, anche se trovo discutibile l'aver reso così affascinante e accattivante uno spietato assassino (ma sono poi vere tutte le giustificazioni che si da?).
Comunque, prendendola come una pellicola all'americana,tipo Billy the Kid o Bonnie e Clyde, restano due ore di spettacolo bello e movimentato, che certo non annoia.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

Un bel film, alla fine del quale si rischia di sentirsi in colpa.
Senso di colpa per essersi immedesimati con una sorta di empatia nei panni del criminale, dell’assassino, del fuggitivo, ma dipinto come quello “sempre migliore degli altri”.
Senso di colpa per le vittime di quella violenza e per le loro famiglie, messe in secondo piano nel film.
Senso di colpa per il formarsi sui nostri volti di sorrisi stupiti -e complici con quelli del protagonista- di fronte agli atteggiamenti a tratti goffi con cui sono rappresentate le forze dell’ordine, costantemente un passo indietro al bel Renè.
Persino il finale arriva allo spettatore come un punto a favore del protagonista. Un personaggio negativo nella “storia della cronaca vera” ma che, visto “dall’interno”, emerge non solo nel suo lato spregiudicato, ma anche in quello ironico, scanzonato e affascinante.
Il senso di colpa, però, credo debba attenuarsi nel momento in cui sappiamo che il film si rifà ad un’Autobiografia: la storia di Renato Vallanzasca, vista dal Suo punto di vista. Il dipinto del criminale con gli occhi del criminale: da qui la sensazione di mitizzazione che ha suscitato non poche polemiche.
Moralmente più o meno discutibile, ma a mio avviso un’operazione cinematografica pienamente riuscita.
 

Giorgia Monari    monari.giorgia@gmail.com

 

BORIS - IL FILM

Non ho mai visto la serie televisiva, e forse questo sarebbe stato necessario, ma ho trovato il film caotico e poco comprensibile.
Ho riso a molte battute, ma sono sicura di non averne capite altrettante e perciò mi ha in parte annoiata.
Proverò a rivederlo per vedere che effetto mi farà una rilettura.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

HEREAFTER

Mi è piaciuto moltissimo, nonostante sia molto scettica sull'argomento del paranormale.
Mi ha dato un forte impatto emotivo, anche se il finale era prevedibile e l'incrocio delle vite dei tre personaggi era obbligato e anche un po' forzato: ho trovato molto ben rappresentate le tre personalità con i loro drammi ed ho apprezzato la fotografia delle varie locations (soprattutto l'inizio con la donna sommersa dall'acqua).
Quelli di Eastwood sono 80 anni vissuti alla grande.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE

Film singolare e delicato visto il tema trattato. Viaggio in Israele ma anche un viaggio dentro se stesso che pone interrogativi angosciosi. Ben riuscito grazie anche alla pregevole interpretazione del protagonista che si trova a confrontarsi  con Due culture

Patrizia Gnaccarini

 

Mi è molto piaciuto: l'ho trovato buffo e commovente insieme. Molto interessante il confronto tra l'ambiente popolare di Gerusalemme, decoroso con le sue case in pietra, e lo squallore delle case rumene.
Il film è come diviso in due parti, piene di problemi umani tutte e due.
Forse è mancata la poesia dei primi due film di Riklis, ma la ricerca della cosa giusta da fare mi è sembrata il punto centrale della pellicola.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it
 

 

HABEMUS PAPAM

Film godibile e a tratti spietato. Ben descrive il mondo a parte in cui la gerarchia ecclesiastica e' rinchiusa. Superba interpretazione di Michel Piccoli. Un tocco di genio la seduta di
psicoterapia.

Patrizia Gnaccarino

 

In quest’operazione convivono in maniera felice la situazione drammatica del neo-eletto Papa, travolto dal senso di inadeguatezza di fronte al ruolo chiamato a svolgere, e la situazione drammaticamente surreale dell’ateo psicologo Moretti, imprigionato, suo malgrado, dentro le mura del Vaticano.

Un film in cui il tema della psicanalisi è accostato al contesto religioso per eccellenza e trattato da un regista non credente. Il risultato è a mio avviso piacevole, anche se forse mancano alcuni pezzi per rendere quest’opera un puzzle completamente riuscito. In particolar modo, sarebbe stato interessante veder maggiormente sviscerato il rapporto Moretti psicologo / papa depresso, in realtà solo accennato nella prima parte.

Originali e particolarmente divertenti le scene in occasione dei momenti ludici all’interno della Santa Sede, fra tutte il torneo di pallavolo.

Ottimo il finale, per nulla scontato, commovente e che avvicina ancora di più lo spettatore alla vicenda emotiva del protagonista.

Giorgia Monari 
  monari.giorgia@gmail.com
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Il film di Moretti non mi ha esaltato, anche se l'idea del senso di inadeguatezza davanti a grandi responsabilità è interessante.
Nell'insieme i personaggi mi sono sembrati troppo caricaturali: una macchietta lo psicanalista presuntuoso e con smanie di organizzatore sportivo, macchiette i cardinali decrepiti e poco convinti del loro ruolo.
Il papa mancato di Michel Piccoli, pur salvando l'interpretazione di un grande attore, sembra sì schiacciato dal gravoso compito che lo aspetta, ma anche afflitto da una certa demenza senile.
Infine la spiritualità è la grande assente in un ambiente che dovrebbe esserne pieno.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it
 

 

 

 

LA FINE E' IL MIO INIZIO

E' un film da ascoltare e meditare.
Anche se la ricchissima vita di Terzani è solo accennata (basterebbe per fare molti film) è interessante seguire il suo pensiero finale, davanti al silenzio eterno che lo aspetta: sembra quasi di leggere i dialoghi di Platone.
Il tutto con lo sfondo di una casa vissuta e ricca di ricordi o, ancora meglio, immersi in una natura quasi primitiva e piena di infinito.
Da aggiungere il sempre bravo e incredibilmente somigliante Bruno Ganz.
Alla fine della proiezione nella sala la commozione era palpabile.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

 

AMERICAN LIFE

 

Un film insignificante con il girovagare di questa coppia alla ricerca di modelli da emulare. Capisco le difficoltà di questi giovani, i loro dubbi
ed inquietudini .... Peraltro comuni a tutti i futuri genitori. Figure da prendere ad esempio del tutto singolari fino al paradosso e sconcerto della
coppia. Un tentativo mal riuscito di road Movie "genitoriale"

Patrizia Gnaccarini
 

 

 

E' un film interessante e piacevole.

Le coppie rappresentate sono volutamente eccessive (guai se ne esistessero tante così nella realtà) e i due interpreti sono convincenti nella loro ricerca di una vita stabile per loro e per il nascituro.
Spesso i costumi americani mi risultano un po' difficili da capire (vedi i nonni egoisti e svagati), ma il ritmo è incalzante e le musiche tutte da gustare.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

 

LADRI DI CADAVERI

 

L'ho trovato bello e geniale, nel suo essere un film horror immerso in un cupo clima scozzese dell'800.
Mi ha ricordato lo spirito del lontano "Caro estinto", dove il macabro può essere comico e le scene truculente fanno più ridere che inorridire; del resto sembra quasi una presa in giro dei vari CSI con i loro medici legali.
Ottimi gli attori e perfetta l'ambientazione.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

IL DISCORSO DEL RE

Film da non perdere. Mettere in luce le difficoltà di un uomo "re" chiamato a parlare alla nazione e' una bella sfida. Da un re non ci si attende che sia così tremebondo. Bella interpretazione degli attori.

Patrizia Gnaccarini

 

bellissimo film sull'identità. quella che le inadeguatezze regalateci dai nostri padri ci impediscono di trovare. facendoci sentire non all'altezza del ruolo. o non all'altezza di essere, semplicemente, noi stessi. a curare le difficoltà lessicali di un principe tutto emozioni trattenute sarà un dottore senza laurea, che è pure nato in quella terra di ladri e donne di malaffare che si fa chiamare australia. ma che ha assorbito la saggezza di shakespeare. e sa che non conta quello che dicono di te, non conta il titolo sul biglietto da visita. conta chi sei. se hai il coraggio di tirarlo fuori. il film, che riflette a margine sul rapporto potere-media, comincia facendo sembrare un discorso in pubblico come una salita al patibolo (il prete, le scale), deforma l'immagine o inquadra il principe sottolineandone il disagio e la nudità umana fuori dagli orpelli del titolo (la testa a sinistra dello schermo e tutta una parete intorno), lavora sulla fisicità dei personaggi, finisce con un carrello trionfale. habemus re. habemus padre. e habemus pure un paio di attori superbi.

Francesco Rizzo   genoa70@hotmail.com

 

Il discorso del re” mi ha richiamato la teoria di un noto sociologo canadese, Erving Goffman, secondo il quale le interazioni sociali si strutturano secondo la logica della rappresentazione teatrale. Scena e retroscena costituiscono due concetti chiave di questa teoria. La scena comprende tutto ciò che gli spettatori possono vedere mentre l’attore recita. Il retroscena, invece, è il luogo non visibile al pubblico. Dietro le quinte, ossia nel retroscena, l’attore può rilassarsi, abbandonare la sua facciata, smettere di recitare la sua parte e uscire dal suo ruolo. È in questo retroscena che troviamo il nostro Bertie insicuro, fragile, irritabile, emotivo (significativa in questo senso la scena del pianto con la moglie, in cui Bertie esprime tutte le sue paure per un ruolo per il quale forse non si sente all’altezza). Nel retroscena Bertie costruisce, con l’aiuto di Lionel, il personaggio del Re, che deve comparire sul palcoscenico sicuro, deciso e privo di “tentennamenti”. Ho apprezzato molto questo film, che ci ha dato la possibilità di vedere il Re “senza la maschera da palcoscenico”, nel suo lato più umano e fragile. Quest’operazione ha consentito di trasformare il “personaggio Sua Maestà” in “persona”, più vicina e simile a noi di quanto avremmo potuto immaginare.

 

Giorgia Monari    monari.giorgia@gmail.com

 

Veramente bello!

All'interesse storico del racconto, comprese le riprese del discorso hitleriano, si uniscono un ambiente affascinante, una bravura notevole degli interpreti (primo fra tutti Colin Firth) e una colonna musicale splendida.
La scena finale del discorso mi ha veramente emozionata, pur sapendo benissimo come si sarebbe svolta.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

THE SOCIAL NETWORK

Film interessante che ci avvicina al mondo dei campus universitari americani.
Ben interpretato dall'attore che recita la parte di Zuckerberg.
Sicuramente un po' ostico per coloro che sono digiuni del gergo informatico. Il personaggio di Zuckerberg viene trateggiato a tinte fosche e mostrando un paradosso tra il suo carattere dotato di forte incomunicabilità ed il prodotto da lui ideato che promuove le relazioni sociali. Film riuscito.

Patrizia Gnaccarini
 

 

Mi è molto piaciuto nel complesso, anche se all'inizio ha una velocità ed un linguaggio adatti ad esperti nel settore informatico.

Interessante la descrizione del mondo universitario americano (anche un po' sconcertante), ma si capiscono i meccanismi che permettono a chiunque dotato di ingegno di emergere.
L'attore protagonista è perfetto nella parte del genio schizzato e asociale.

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it

 

IL CIGNO NERO

 

Grande abilita' della regia soprattutto nelle scene vorticose che rimandano ai tormenti della protagonista. Resa psicologica giocata su un bel registro. L'attrice Portman ci regala una bella interpretazione. Ossessiva e claustrofobia la madre (anch'essa ben interpretata)
 

Patrizia Gnaccarini

 

Nonostante la bellezza della musica e le molte immagini accattivanti, ho trovato la trama troppo contorta e assurda.

Mi è sembrata psicanalisi a buon mercato.
Ottimi gli attori

Maria Cristina Cinquemani   macri5@fastwebnet.it