La critica

La Stampa (23/11/2001)
Lietta Tornabuoni

Betty Love», commedia vista al festival di Cannes 2000, film carino sulla potente influenza delle soap opera televisive e sulla forza dei sogni che aiutano a vivere, è brillante, crudele, ha una bella protagonista femminile (Renée Zellweger de «Il diario di Bridget Jones», trionfante), ha un bel personaggio di giovane nero violento e quasi pazzo alla Tarantino (Chris Rock): ma è certo l’opera più accomodante e convenzionale diretta da Neil LaBute dopo gli aspri, sarcastici «In compagnia degli uomini» e «Amici e vicini». Una ragazza del Kansas, cameriera, assiste non vista all’uccisione atroce di suo marito. L’orrore è troppo forte per consentirle di accettare la realtà. S’immerge invece nell’irrealtà della sua soap opera prediletta, una specie di «General Hospital» con al centro un bel dottore infelice (Greg Kinnear): parte per Los Angeles alla ricerca del medico triste, frequenta ospedali, si veste e agisce da infermiera, finisce per incontrarlo mentre gli assassini del marito cercano lei per eliminare una possibile testimonianza rischiosa. Tutti sono fan appassionati della stessa soap opera, a volte assassini e vittime si fermano insieme a guardarla sospendendo le ostilità; nella realtà si produce una soap-situation, perché il criminale più anziano (Morgan Freeman) s’innamora della falsa infermiera. Alla fine la protagonista, divenuta soap-attrice, ha potuto finalmente appagare il desiderio d’un viaggio in Europa, ed è felice a Roma in piazza Santa Maria in Trastevere, dove arrivano dai televisori le voci dei doppiatori italiani della soap. Divertente: però poco significativo, conciliante, fragile, un film piccolo con una protagonista bravissima a recitare la ragazza alla Doris Day.



Film TV (27/11/2001)
Fabrizio Liberti

La vita è sogno scriveva Shakespeare secoli fa, oggi tale affermazione potrebbe mutare in la vita è televisione, o meglio una soap. E’ quanto emerge dal film di Neil LaBute che tradisce la sua fama di osservatore cinico e misogino della società americana. Infatti Betty love emana una tenerezza infinita attraverso le gesta di Betty Sizemore, cameriera sognatrice e sensibile di Fair Oaks nel Kansas, fedele fan della soap ospedaliera A Reason To Love e sposata ad un marito ignorante e fedifrago che nonostante tutto ama. Il giorno del suo compleanno, mentre guarda la sua soap, assiste all’omicidio del marito da parte di due killer. La scena è devastante e nella mente di Betty la sottile linea che demarca realtà e fantasia ha uno smottamento, così la donna comincia a scambiare il mondo catodico per la vita reale. Betty si allontana dal Kansas e approda a Los Angeles sul set della soap, alla ricerca del dottor Ravell che crede un suo ex fidanzato, inseguita dai killer e dalla polizia. Si tratta di un film camaleontico e profondamente cinefilo che ricorda i Coen e fa l’occhiolino a Tarantino, in cui la Zellweger, sempre più la Doris Day dei nostri giorni, regala un’altra prova di grande maturità. Il suo è un personaggio complesso, un po’ Dorothy del Mago di Oz, un po’ Holly Golightly (Colazione da Tiffany) e Chance (Oltre il giardino), che rischia spesso di diventare ridicolo e inadeguato, ma la tenerezza della sua interpretazione lo rende credibile come Truman Burbank, anch’egli attore, suo malgrado, di una vita da piccolo schermo.



la Repubblica (25/11/2001)
Roberto Nepoti

Alla fine l'uscita italiana di Betty Love, più volte rinviata (il film fu presentato a Cannes, nonché premiato al Noir in Festival di Courmayeur, nel 2000), rischia di risolversi in un vantaggio: dopo il grande successo del "Diario di Bridget Jones", infatti, la protagonista Renée Zellweger è diventata un'attrazione anche per il nostro pubblico. Qui Renée è Betty, cameriera in una cittadina del Texas con la testa piena di soap-opera televisive e ingenua quanto basta a far sembrare Forrest Gump uno smaliziato. Coinvolta nell'omicidio del marito pocodibuono, la ragazza subisce un transfert e decide di vivere nell'universo del suo serial medico preferito. Quindi parte per Los Angeles dove, nella confusione tra mondo reale e mondo catodico, conta di trovare lavoro nell'ospedale immaginario di "Amore e passione" e di conquistare il cuore del romantico dottor Revell. Sulle sue tracce ci sono due i killer (Morgan Freeman e Chris Rock) che l'hanno resa vedova, decisi a liberarsi di una testimone ingombrante. Gran fustigatore dei costumi americani in film come "Nella società degli uomini" e "Amici&vicini" , LaBute lascia da parte il realismo per una commedia metaforica e sorridente dove l'eroina, nella sua fuga dalla realtà, sembra la sorella maggiore della Dorothy del "Mago di Oz". Tuttavia, Betty Love non va scambiato per un film di pura evasione. Sullo sfondo, per cominciare, c'è sempre la perversione dei rapporti umani nella società occidentali, basati sulla prevaricazione e la crudeltà. Ma soprattutto, LaBute innesca un segnale d'allarme contro lo strumento più (falsamente) compensativo di questa realtà poco edificante, la televisione, mostrando la parte preponderante che il piccolo schermo tende ad assumere nella vita delle persone. Fino a sostituire la realtà virtuale a quella quotidiana, incluso l'amore.



il Giornale Nuovo (25/11/2001)
Maurizio Cabona

Renée Zellwegger ha nome francese, cognome tedesco e cittadinanza americana, E nota per il Diario di Bridget Jones, dopo essere apparsa in Jerry Maguire, La voce dell'amore e in Betty Love di Neil LaBute, passato nel 2000 al festival di Cannes, che in Italia giunge solo ora per la fama intanto acquisita dalla protagonista. Betty Love è piacevole a tratti, originale mai: la ricetta è Thelma & Louise più Pulp Fiction più Pleasantville più Tootsie. Moggie avvilita di un venditore d'auto usate del Kansas, la Zellwegger assiste allo scotennamento e all'uccisione del consorte da parte di due sicari (Morgan Freeman e Chris Rock). Per lo choc, rimuove la vita coniugale rimpiazzandola con un sogno. Infatti segue in tv la soap opera intitolata Love and Passion e spasima per il medico al centro del programma, tanto che lo stava guardando anche al momento del delitto. Così, a cadavere ancora caldo, fa beatamente la valigia e sale sull'auto che è all'origine dell'omicidio [il bagagliaio è pieno di droga, ma lei non lo sa) per andare dal suo «amore». Giunta a Los Angeles, cerca di farsi assumere in un ospedale e ci riesce, perché casualmente salva un ferito sgonfiandogli con una cannuccia i polmoni (stavolta la «citazone» è da Three Kings). Poi incontra l'amore (Greg Kinnear) che recita da cardiochirurgo e lo seduce, parlandogli come se fosse davvero l'ex fidanzata del personaggio che lui interpreta. La stranezza viene presa per un saggio di recitazione, così Betty viene ingaggiata per Love and Passion. Intanto i sicari stanno per raggiungerla e per lei finirebbe male se, nel frattempo, Freeman non si fosse innamorato... Betty Love punta sul ritmo per far dimenticare l'improbabilità e lancia segnali cinefilici per i critici; quando Betty è ancora nel Kansas, auto e giradischi (e mancanza di computer e telefonini) sono da ani Sessanta; la tecnica attuale compare solo all'arrivo a Los Angeles. Da ricordare della Zellwegger l'andatura da papera nel finale, in una piazza di Roma, mentre tale Pink Martini canta(in italo-americano) Que sera sera, cavallo di battaglia (in inglese) di Doris Day - cui la Zellwegger assomiglia - nell'Uomo che sapeva troppo.



Il Giorno (23/11/2001)
Silvio Danese

Una barista, aspirante infermiera, devota e ammaliata fan del serial tv "A reason to love", incomincia a credere ai personaggi e alle dinamiche affettive del programma. Il mondo dorato della soap-opera si fonde con la vita grama. Quando diventa testimone dell'efferato delitto del marito, scotennato e assassinato da due killer pulp (Freeman e Crispin Glover) a caccia di una Buick con refurtiva, Betty fugge a Los Angeles alla ricerca del dottore protagonista del serial e quasi lo conquista, scambiata per un'attrice che, aspirando a una parte, non abbandona mai il ruolo di finzione. L'ambiguità dei loro incontri è uno dei più impressionanti esempi concettuali del nostro quotidiano assorbimento di fiction. Magistrale interprete è la svizzera d'adozione americana Renée Zellweger che lavora sugli effetti dell'amnesia e della paura fisica della realtà, reinventando l'allucinata lettrice di "Misery deve morire". Labute, fustigatore del cinismo e dell'opportunismo dei bipedi metropolitani in amore ("In compagnia degli uomini", "Amici & vicini"), dirige una sceneggiatura originale poderosa, divertente e intelligente, di Richard&Flamberg.