Il più bel giorno della mia vita
(2001)

La critica IL cast

 
 
Irene, una matura signora ancora giovanile, vive nella vecchia villa legata ai ricordi del suo passato senza riuscire a trasmettere lo stesso attaccamentto ai tre figli. Sara, la figlia maggiore, dopo la morte del marito vive in assoluta solitudine emotiva, passando le serate ad aspettare il ritorno del figlio. Rita, l’altra figlia, è apparentemente più realizzata: ha una bella casa, un marito, Carlo che ha sposato per amore e due figlie, Silvia e Chiara. Ma la facciata nasconde un’insoddisfazione tale da non permetterle, dalla nascita della secondogenita, di avere rapporti sessuali con il marito. Infine Claudio, un giovane avvocato che vive di nascosto e con frustrazione la propria omosessualità.

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Le vostre recensioni

voti : 7

La difficoltà di avere sentimenti da " donne"
Di qualsiasi età.
Ritratto di famiglia e cambio del testimone.
Loredana Costa

Risposta a Francesco Rizzo (v. ultimo commento)

PARENTI SERPENTI  : film gustoso e vero. Da meditazione.
Peccato che i critici l'abbiano bocciato.
Probabilmente sono tutti ..figli unici.

Gravemente insufficiente, trito e ritrito, andrò a cercare quello di Taiwan. Per caso il regista è lo stesso di "Mangiare, bere, uomo, donna?
Quest'anno mi sembra comunque che il filo conduttore dei film in programmazione sia la solitudine, da Amelie in avanti sono quasi tutti personaggi soli.

Anna Elena Cantatori

Permettete una prudente perifrasi? Film avvilente. Getta le sue basi su un campionario di luoghi comuni composto con diligente perversione e intrecciato in un rincorrersi di scene-madri di banalità a tratti sbalorditiva. La coppia in crisi. La relazione extraconiugale. La matriarca che è rimasta un po' indietro. La madre-vedova, tradizionalmente interpretata da Sua Isteria Margherita Buy, con figlio "difficile" che però, in fondo, è un pezzo di pane. Come Cammello, del resto, sbracato ma amante della letteratura. C'è pure il mezzo suicidio. Eh, sì, non può mancare. Poi la ragazzina con i turbamenti dell'età. Il giovane omosessuale che, dei luoghi comuni, è il più odioso e abusato, qui peraltro risolto con l'ipocrisia degli abbracci affettuosi fra i due amanti (o le cose si ha il coraggio di mostrarle davvero o si ha il coraggio di un pudore ben più intenso, questa è solo una consolatoria via di mezzo). Naturalmente sono tutti personaggi professionalmente realizzati: avvocati in carriera, gente che "devo presentare il progetto e poi partiamo", veterinari in berlinone, pure il quasi-omicida (Tognazzi con frangione grigio) è un ufficiale di marina. Chiaro, un mozzo, chi se lo fila? Insomma, il solito fondale da spot dell'"Amaro Averna" che fa tanto "fino". Del resto, vivono tutti in case da 500 mq arredate con i quadri antichi, ma questo è tipico di certi registi italiani (es.: Verdone), la vita nei bilocali "fa brutto". Per non parlare del filmatino amatoriale di 25 anni prima, meravigliosamente fasullo. Certo, certo, il cinema vola ben oltre questi dettagli, ma qui, sotto le ali, manca l'aria per decollare. Lo riconosco, l'idea della videocamera regalata alla piccina apre la valvola dell'ossigeno per il povero spettatore boccheggiante, in un finale che riesce a far fiorire l'amarezza. Amarezza sincera? Comunque, tutto questo melodrammone - non privo di momenti di autentico cattivo gusto - per parlarci di sentimenti effimeri, segreti&bugie, memorie che ingannano, errori che si ripetono, cambiamenti  incerti, famiglie che sembrano felici e nascondono crepe? Grazie, abbiamo già assaggiato. La sfida non è ri-raccontarlo. E' ri-raccontarlo - anche 1000 volte - ma in modi nuovi. Per concludere, a chi la pensa come me e a chi non la pensa come me, consiglio la visione di "Yi Yi...E uno...E due!" di Edward Yang, regista di Taiwan premiato a Cannes nel 2000. Anche lì c'è un bambino che filma la sua famiglia. Ma inquadrando le persone solo di spalle, in modo da mostrare ciò che esse non possono vedere. Credo basti il particolare. Nell'attesa, aridatece "Parenti serpenti" di Monicelli, grazie.

Francesco Rizzo