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CENTRO FRANCESCANO ARTISTICO ROSETUM

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C'EST  LA  VIE  -  PRENDILA  COME  VIENE

Curiosa la scelta di far uscire questo film con una titolazione italiana che rispecchia  davvero poco l'originale  "le sens de la fête". Oltre a non avere a mio avviso,alcuna maggiore attrattiva lessicale rispetto alla semplice traduzione letterale dal francese, tradisce completamente il senso dell'opera.  Altro che il rinunciatario "prendila come viene"!   Qui la sgangherata ed indisciplinata troupe del buon Max quando si rende conto del disastro in cui era precipitata la festa di nozze e della rinuncia dell'imprenditore a mantenere il suo ruolo dirigente, ha un soprassalto di dignità ed amor proprio, smette di fornire prestazioni lavorative al minimo sindacale e con scarsissima attenzione al successo della festa e risolve brillantemente la situazione, grazie al contributo di tutti, ognuno con l'apporto delle sue capacità e caratteristiche: finché c'era un "capo" era lui che ci metteva la faccia davanti al cliente, ora non c'è più alcun comodo filtro e la faccia ce la devono mettere tutti loro!
Mi viene spontaneo accostarlo al felliniano "prova d'orchestra" del 1978 ove ogni musicista era impegnato ad esaltare al massimo il valore della propria prestazione in diretta contrapposizione con tutti gli altri, generando confusione e rendendo vani gli sforzi del direttore di amalgamare i suoni in sintonia con le indicazioni dello spartito. Qui però è la decisione ed autorevolezza del direttore che alla fine si impone agli indisciplinati orchestrali consentendo la continuazione delle prove in vista di una dignitosa rappresentazione davanti al pubblico. Erano diversi i tempi di riferimento dei due film: Fellini aveva in mente un periodo in cui c'era una grande partecipazione alla vita sociale e politica, con un entusiasmo che spesso travalicava la razionalità ed il buon senso; auspicava pertanto l'intervento di una autorità illuminata capace di coordinare e mediare le spinte centrifughe della società civile volte verso obiettivi spesso contrastanti tra loro ed alle volte utopistici.
Il film in oggetto è chiaramente riferito all'attualità ed evidenzia un certo spirito anarco-populista del duo registico: dietro l'inettitudine del pur simpatico Max emerge chiaramente un forte scetticismo nell'autorità e nelle istituzioni viste come un oneroso ed inutile intralcio alla capacità dei singoli di affrontare e risolvere i problemi da soli (al limite delegando  personalità abili nel proporre soluzioni semplici e suggestive per superare con illusoria facilità qualsivoglia difficoltà).
Al di là di queste considerazioni il film è gradevole ed interessante ed i registi sono veramente degli abili artigiani nel confezionare ed articolare situazioni divertenti, giocando molto sui personaggi secondari che ruotano intorno al bravo Max/Bacri: i rapporti tra il fotografo Guy ed il suo giovanissimo e sempre più perplesso assistente (spassosissimo il dialogo sulla app che permette di geolocalizzare potenziali anime gemelle), la grinta di Adèle ed il suo scontro-incontro con l'eclettico cantante animatore James, l'incredibile sposo committente con la bellissima performance del balletto aereo agganciato al pallone aerostatico, sono delle vere "perle" che fanno da valido supporto ad un film (tra l'altro della durata di quasi 2 ore) imbastito su una trama pressoché inconsistente ed eterea.
franco.    francogarga@gmail.com