ORION MOVIES
CENTRO FRANCESCANO ARTISTICO ROSETUM
via Pisanello 1
20146 - MILANO
I
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Curiosa la scelta di far uscire questo film con una titolazione italiana che
rispecchia davvero poco l'originale "le sens de la fête". Oltre a non avere a
mio avviso,alcuna maggiore attrattiva lessicale rispetto alla semplice
traduzione letterale dal francese, tradisce completamente il senso dell'opera.
Altro che il rinunciatario "prendila come viene"! Qui la sgangherata ed
indisciplinata troupe del buon Max quando si rende conto del disastro in cui era
precipitata la festa di nozze e della rinuncia dell'imprenditore a mantenere il
suo ruolo dirigente, ha un soprassalto di dignità ed amor proprio, smette di
fornire prestazioni lavorative al minimo sindacale e con scarsissima attenzione
al successo della festa e risolve brillantemente la situazione, grazie al
contributo di tutti, ognuno con l'apporto delle sue capacità e caratteristiche:
finché c'era un "capo" era lui che ci metteva la faccia davanti al cliente, ora
non c'è più alcun comodo filtro e la faccia ce la devono mettere tutti
loro!
Mi viene spontaneo accostarlo al felliniano "prova d'orchestra" del
1978 ove ogni musicista era impegnato ad esaltare al massimo il valore della
propria prestazione in diretta contrapposizione con tutti gli altri, generando
confusione e rendendo vani gli sforzi del direttore di amalgamare i suoni in
sintonia con le indicazioni dello spartito. Qui però è la decisione ed
autorevolezza del direttore che alla fine si impone agli indisciplinati
orchestrali consentendo la continuazione delle prove in vista di una dignitosa
rappresentazione davanti al pubblico. Erano diversi i tempi di riferimento dei
due film: Fellini aveva in mente un periodo in cui c'era una grande
partecipazione alla vita sociale e politica, con un entusiasmo che spesso
travalicava la razionalità ed il buon senso; auspicava pertanto l'intervento di
una autorità illuminata capace di coordinare e mediare le spinte centrifughe
della società civile volte verso obiettivi spesso contrastanti tra loro ed alle
volte utopistici.
Il film in oggetto è chiaramente riferito all'attualità ed
evidenzia un certo spirito anarco-populista del duo registico: dietro
l'inettitudine del pur simpatico Max emerge chiaramente un forte scetticismo
nell'autorità e nelle istituzioni viste come un oneroso ed inutile intralcio
alla capacità dei singoli di affrontare e risolvere i problemi da soli (al
limite delegando personalità abili nel proporre soluzioni semplici e suggestive
per superare con illusoria facilità qualsivoglia difficoltà).
Al di là di
queste considerazioni il film è gradevole ed interessante ed i registi sono
veramente degli abili artigiani nel confezionare ed articolare situazioni
divertenti, giocando molto sui personaggi secondari che ruotano intorno al bravo
Max/Bacri: i rapporti tra il fotografo Guy ed il suo giovanissimo e sempre più
perplesso assistente (spassosissimo il dialogo sulla app che permette di
geolocalizzare potenziali anime gemelle), la grinta di Adèle ed il suo
scontro-incontro con l'eclettico cantante animatore James, l'incredibile sposo
committente con la bellissima performance del balletto aereo agganciato al
pallone aerostatico, sono delle vere "perle" che fanno da valido supporto ad un
film (tra l'altro della durata di quasi 2 ore) imbastito su una trama pressoché
inconsistente ed eterea.
franco. francogarga@gmail.com