Ciclo: “Una certa America”
BLACKKKLANSMAN
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Venerdì 25 ottobre 2019
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Regia |
Spike Lee |
Anno, durata |
USA, 2018, 128’ |
Filmografia (parziale) |
Fa’ la cosa giusta (1989), Jungle Fever (1991), Malcolm X (1992), Crooklyn (1994), Clockers (1995), He Got Game (1998), S.O.S. Summer of Sam - Panico a New York (1999), La 25ª ora (2002), Inside Man (2006), Oldboy (2013), Chi-Raq (2015), BlacKkKlansman (2018) |
Interpreti |
John David Washington: detective Ron Stallworth; Adam Driver: detective Flip Zimmerman; Laura Harrier: Patrice Dumas; Topher Grace: David Duke; Jasper Pääkkönen: Felix Kendrickson; Ryan Eggold: Walter Breachway; Michael Buscemi: Jimmy Creek; Paul Walter Hauser: Ivanhoe; Ashlie Atkinson: Connie Kendrickson; Corey Hawkins: Stokely Carmichael |
Sceneggiatura |
Spike Lee, David Rabinowitz, Charlie Wachtel, Kevin Willmott, adattamento del libro Black Klansman di Ron Stallworth. |
Fotografia |
Chayse Irvin |
Montaggio |
Barry Alexander Brown |
Musiche |
Terence Blanchard |
Note |
Vincitore dell’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes 2018. |
TRAMA
Primi anni ’70. Ron Stallworth è il primo
detective afroamericano del dipartimento di polizia di Colorado Springs, ma il
suo arrivo è accolto con scetticismo ed ostilità dai membri di tutte le sezioni
del dipartimento. Imperterrito, Stallworth decide di farsi un nome e di fare la
differenza nella sua comunità. Si imbarca quindi in una missione molto
pericolosa: infiltrarsi nel Ku Klux Klan ed esporne i crimini.
NOTE
DI REGIA
«Ci troviamo di fronte allo strano caso del film
giusto al momento giusto. Chiamiamola congiuntura astrale, se preferisce. La
storia è dalla nostra parte: viviamo tempi preoccupanti, non solo in America,
ma nel resto del mondo. Razzismo, violenza, xenofobia. Nel mezzo, le persone.
Gli esseri umani. Il loro destino. Le loro vite. Ecco, penso che oggi la gente
sia aperta e pronta ad ascoltare, a capire, a riflettere. Non volevo fare nulla
di datato, volevo una storia che raccontasse in qualche modo i giorni e i
problemi che viviamo. Il cinema per me è un mezzo per far partire un dibattito.
Se la gente si alza dalla sala e parla di quello che ha visto, e pensa, e
discute, beh allora io come regista sento di aver raggiunto il mio obiettivo».
[Spike Lee]
RASSEGNA
STAMPA
“Il film ha una vocazione
esplicitamente politica, vuol comunicare col grande pubblico attraverso i
meccanismi spettacolari: da un lato, quindi, toni da commedia action (retti
benissimo dalla coppia di attori John David Washington e Adam Driver, nel ruolo
dei due poliziotti infiltrati); dall'altro improvvise aperture didattiche: un
finto filmato iniziale (...) davvero impressionante (...). E, dall'altro lato, in
bocca ai cattivi ci sono slogan di sinistra attualità (...). Con dei toni così
carichi e dei cattivi lombrosiani, un rischio è di mostrare gli adepti del Klan
come un branco di idioti, dunque in fondo poco pericolosi anche, se ben
inseriti in un sistema e in un'ideologia. Per sventare questo pericolo, Lee nel
finale esplicita la portata attuale del suo film (...) a parte l'eccessiva
lunghezza, riesce a centrare l'obiettivo che si era prefisso, mostra tra le sue
stesse pieghe un progetto ancora più ambizioso che il regista accenna soltanto.
È un film sulla rappresentazione della razza, sulle colpe del cinema stesso (a
cominciare ovviamente da La nascita di una nazione di Griffith e da Via
col vento, entrambi citati), con la proposta parallela di un sotterraneo
contro-canone "sporco" che parte dal cinema blaxploitation degli
anni 70. Una linea purtroppo soltanto abbozzata, che avrebbe fatto di BlacKkKlansman
un film più ricco e appassionante”. (Emiliano Morreale, “la Repubblica”, 27
settembre 2018)
“E Spike Lee finalmente ha fatto
ancora la cosa giusta, BlacKkKlansman detective story tratta da
un'incredibile storia vera. Ci si emoziona, ci si indigna anche ridendo con
evidenti rimandi a oggi e il finale con gli incidenti razzisti in Virginia del
2017: America first, come dice l’innominato presidente. (...) Si imparano molte
cose, anche il prezzo del cappuccio con cui i razzisti nascondevano il volto:
II film s’impenna con due donne ai semafori ideali opposti, senza mancare di
adrenalina, stavolta utile. Una lezione anti razzista di cui c'è sempre
bisogno. Siamo nei 70 (blaxploitation, Shaft...) con sguardo contemporaneo ed
evidenti richiami cinefili: Rossella O’Hara in Via col vento che di
razzismo se ne intendeva, mentre dal volto di Harry Belafonte che spiega come
fu dura per i neri, viene il momento più commosso. Tra technicolor e bianco e
nero, finzione e realtà, gag e spari, delirio e civiltà, illusioni e delusioni,
Lee firma un bellissimo e straziato apologo paradossale sul peggio che sempre
ritorna e sul cinema che tiene il piede in due scarpe”. (Maurizio Porro, “Corriere
della Sera”, 27 settembre 2018)
“[…] Sembra una barzelletta: un nero e
un ebreo che in poco tempo diventano leader della sede locale del Ku Klux Klan.
Eppure Spike Lee usa la commedia per riuscire a isolare meglio gli elementi
affatto seri della realtà contemporanea americana. Con un montaggio parallelo
finale che mette l’una accanto all’altro una riunione del Klan presieduta da
David Duke, un vecchio ex-Repubblicano estremista di destra realmente esistente
e ora ritornato in auge durante il trumpismo, e una trascinante riunione del
sindacato degli studenti black, in cui un leader nero interpretato da Harry
Belafonte racconta il linciaggio di Jesse Washington del 1916 – uno dei casi
più impressionanti di odio razziale di tutta la storia americana – il film
sposta il proprio sguardo dalla vicenda romanzata degli anni Sessanta alla
realtà di oggi. Vediamo allora i linciaggi versione 2018: la manifestazione
suprematista bianca di Charlottesville di quest’estate, dove migliaia di
persone afferenti a organizzazioni razziste e neo-naziste hanno manifestato il
proprio orgoglio razziale in una cittadina della Virginia (causando anche una
vittima); i comizi che minimizzavano l’accaduto di Donald Trump; o le
dichiarazioni apertamente anti-semite di David Duke. Le parole che durante il
film venivano messe in bocca a bizzarre caricature di ignoranti white trash di
provincia vengono ora pronunciate tali e quali dal Presidente degli Stati
Uniti, da estremisti politici locali dalla retorica apertamente razzista, dai neo-nazisti
del Sud con svastiche sulle proprie magliette che cantavano indisturbati (e difesi
dalla Polizia della Virginia) la superiorità della razza bianca. Le parole
della commedia insomma non sono la caricatura del reale, non servono ad
alleggerire quello che di insopportabile c’è nella politica reazionaria degli
Stati Uniti di oggi, ma sono semmai uno strumento (forse l’unico in questo
momento e senz’altro il più efficace) per riuscire a prenderle seriamente,
laddove la parodia, il dramma e la denuncia si sono ormai dimostrate armi
spuntate. Così BlacKkKlansman riesce nell’effetto di straniamento di
farcele sentire autenticamente per la prima volta, anche quando oggi escono
dalla bocca di un Presidente degli Stati Uniti che è in diretta continuità con
quel Thomas Woodrow Wilson che più di un secolo fa fece vedere Nascita di
una nazione, il film di D. W. Griffith che canta le lodi del Ku Klux Klan,
alla Casa Bianca. Perché la storia degli Stati Uniti non ha incidentalmente
incontrato i movimenti suprematisti bianchi di estrema destra – come ci mostra
l’insabbiamento dell’indagine di Ron Stallworth – ma li ha usati, allora come
oggi a Charlottesville, per far fuori quei gruppi radicali black che come
diceva J. Edgar Hoover sono stati la più grande minaccia interna del paese”.
(Pietro Bianchi, cineforum.it)
Ci vediamo il 06/08 novembre con IL CORRIERE,
di Clint Eastwood, USA,
2018, 116’
(scheda a cura
di Matteo Mazza)