Locandina italiana Ammore e malavita

 

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Buon Natale, Bang, Bang!!!

AMMORE E MALAVITA

Mercoledì   12.12.2018

Venerdì       14.12.2018

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Scheda a cura di Flavio Acquati

Regia

Antonio e Marco Manetti

Filmografia

Song e’ Napule (2014); Paura 3d (2012); L’arrivo di Wang (2011); Piano 17 (2005); Zora la vampira (2000); Torino Boys (1997); De Generazione (1994). Per la Tv la celebre serie “l’ispettore Coliandro”  e “Crimini”; videoclip e regia di spettacoli tv…

Genere, provenienza e durata

Musical, Italia,  2017, 134’

Interpreti

Giampaolo Morelli; Serena Rossi; Claudia Gerini; Raiz; Carlo Buccirosso; Franco Ricciardi

Sceneggiatura, Fotografia e montaggio

Fratelli Manetti; Francesca Amitrano; Federico Maneschi

Musica

Pivio e Aldo De Scalzi

 

Il film ha ottenuto 5 David di Donatello e 3 Nastri d’argento nel 2017

 

Don Vincenzo Strozzalone, 're del pesce' e boss camorrista, scampa a un attentato e decide di cambiare vita. Stressato e braccato da criminali e polizia, si finge morto per ricominciare altrove con donna Maria, la consorte cinéphile che trova la risoluzione a tutto nelle trame dei film. Ma il suo segreto, condiviso dalla moglie e dai fedeli Ciro e Rosario, ha il fiato corto. Fatima, una giovane infermiera, ha visto quello che non doveva vedere. L'ordine adesso è di eliminarla. Ciro è il primo a trovarla, risparmiandole la vita. Perché Fatima è il suo primo grande amore. Un amore perduto ma mai dimenticato. Messa in salvo la fanciulla, Ciro deve rispondere della sua insubordinazione. Davanti a Napoli, a don Vincenzo e alla sua malafemmina.

E gli amanti sono il cuore e la voce di Ammore e malavita, dove la parola canta e le canzoni recitano, celebrando Napoli, il suo splendore e le sue miserie, la sua umanità irriducibile e barocca. Allacciati dalle manette di un sentimento ostacolato, Serena Rossi e Giampaolo Morelli sono i due volti di una stessa medaglia. Lei infila la maschera della commedia, lui quella della tragedia. Come se Serena Rossi avesse preso il sole e Giampaolo Morelli l'ombra. Alla sua Fatima le parole liriche e sonore, a Ciro il silenzio musicale e attonito. A lei la rotondità, la plasticità e la napoletanità debordante, a lui una fitta tranchant, nera, melanconica, recondita. Perché a Napoli è sempre una questione di doppio, di specchio. Di amanti (Fatima e Ciro) o 'fratelli' (Rosario e Ciro) contrari e inseparabili. 

Teatro en plein air, Napoli è per la seconda volta protagonista del cinema degli autori romani (Song'e Napule), concentrato sulla lingua, il gesto, la tradizione popolare, il sottogenere, la performance e rielaborato in qualcosa che avvicina il concetto di opera d'arte totale. Un'esperienza pre-estetica dell'espressione artistica in cui ogni manifestazione umana è fusa insieme. Musica, danza, pittura, scultura, narrazione, teatro, cinema, recitazione si fondono in maniera indistinta e primordiale nella sceneggiata sentimentale dei Manetti, liberando a pieno campo la creatività da ogni forma di costrizione dei singoli mezzi espressivi. Flusso di coscienza magmatico, Ammore e malavita mette la sceneggiata in musical e reintroduce il cinema napoletano nel circuito nazionale. Esotismo di se stesso ieri, il film-sceneggiata allarga la sua azione a temi e mercati più vasti scartando la solitudine e l'emarginazione. In quella città aperta e organica, dove la vita non esiste senza la sua rappresentazione e la rappresentazione non esiste senza la vita, i Manetti pescano la maniera singolare in cui lingua e corpo giocano assieme. Materia benedetta che osservano instancabilmente per apprendere il proprio mestiere.


Ma Ammore e malavita non è un tributo archeologico alla sceneggiata, la cui popolarità è direttamente proporzionale alle lacrime versate. Marco e Antonio Manetti, prestanti già nel nome che li chiama, rovesciano energicamente il sadismo sentimentale del genere, quella maniera di porsi di fronte alla realtà, tragico e rassegnato. Ciro, o'ninja, si è formato alla scuola di donna Maria, cinefila onnivora che gli ha fornito con le visioni del cinema americano, la competenza pratica di un duro a morire. E Ciro non muore, rigenerando coi suoi autori l'immaginario e speculando (musicalmente e filosoficamente) sull'immaginario 'inguaribile' di "Gomorra" (libro, film, serie tv) nella trascinante pop robbery di Scampia. Le canzoni di Nelson, cantautore napoletano, incarnano simbolicamente la maturità della musica napoletana, armonizzando tradizione e nuove tendenze, attaccamento alla città e proiezione verso un pubblico nazionale, tutto questo senza necessariamente cantare in italiano. Le note di Nelson non spuntano la crudezza della descrizione ambientale ma non smettono di cercare il sole nel buio cantato da Pino Mauro ("Chiagne femmena"), rivale storico di Mario Merola e portatore neomelodico di onore e guapparia. Gestendo magnificamente lo scarto tra verosimile e onirico, ovvero tra quotidiano e cantato, i Manetti realizzano un'opera eccitabile in cui confluiscono le loro passioni cinematografiche. Ma il richiamo a una canzone ("What A Feeling") o a una sequenza servono per congegnare meglio l’idea.


Le citazioni, che si ricordano anche di Dory, la pesciolina amnesica della Pixar, diventano veri e propri mattoni su cui si edifica il loro musical. Un rocambolesco viaggio sentimentale tra flânerie marittime e ballate interiori che respinge il delitto d'onore e riprende in maniera critica la canzone napoletana (e la sua sceneggiata), che si fa modello per nuove composizioni. Con i Manetti il cinema napoletano spara (con la Beretta) alle sue convenzioni e trova possibilità espressive fino ad oggi inedite. Bang!

 

 

(da: Mymovies, Marzia Gandolfi) Prossimo film: Wonder 9/11 gennaio 2019