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Ciclo: “Viviamo
ed amiamo” Il colore nascosto delle cose Mercoledì 20 febbraio 2019 Venerdì 22 febbraio 2019
115’ |
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costellazione
Regia |
Silvio Soldini (Milano, 11 agosto 1958) |
Filmografia |
Il comandante e la cicogna (2012), Cosa voglio di più
(2010), Giorni e nuvole (2007), Agata e la tempesta (2004), Brucio nel vento
(2002), Pane e tulipani (2000), Le acrobate (1997), Un’anima divisa in due
(1993), L’aria serena dell’Ovest (1990). |
Genere |
Drammatico, sentimentale |
Interpreti |
Valeria
Golino (Emma); Adriano
Giannini (Teo Moscone); Laura Adriani
(Nadia); Arianna Scommegna (Patti); (Anna Ferzetti (Greta); Mattia
Sbragia (Vittorio); Valentina Carnelutti (Stefania); Roberto De Francesco (Tassista supermarket); Giuseppe
Cederna (Tassista notturno) |
Sceneggiatura |
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Fotografia |
Matteo Cocco |
Musica |
Gianluigi Carlone |
Silvio Soldini ha iniziato il
suo viaggio nel mondo dei non vedenti con il documentario Per altri
occhi in cui seguiva alcuni di loro nella
vita quotidiana per poi accompagnare l'unico scultore non vedente italiano, Felice
Tagliaferri, in un workshop in India presso un
istituto che integra normodotati e disabili.
TRAMA
Teo è
un uomo che conduce una vita frenetica, lavora come creativo presso un'agenzia
pubblicitaria e nella vita privata sfugge da ogni responsabilità con le sue
conquiste femminili. Emma ha perso la vista durante l'adolescenza, ma non si è
fatta abbattere dal suo handicap e conduce una vita appagata lavorando come osteopata. L'incontro tra i due fa nascere una
passione; per Emma Teo è l'uomo adatto per concedersi una distrazione dopo la
separazione dal marito, mentre per Teo Emma è una donna totalmente diversa
dalle donne che ha conosciuto finora. Le loro vite, totalmente diverse, e il
modo differente di vedere il mondo li travolgeranno e li cambieranno per sempre
RASSEGNA STAMPA
Emma è la protagonista femminile de Il colore nascosto delle cose
di Silvio Soldini che
ha voluto fare “il film su ciechi che non c’era", un film di personaggi
pacificati con la vita invece che consumati dalla rabbia, un film di individui
normali e non pseudo supereroi dall’olfatto e/o udito sorprendenti, un film
sulla capacità di ascoltare e sul coraggio di "fare il passo più lungo
della gamba". Un film in
cui si ride, anche, ma diverso, dalle precedenti opere del regista perché più
radicato nella realtà, e più incollato alle anime (non così in pena) che
racconta e soprattutto ai corpi: filmati da vicino, per intero o nei dettagli,
alla luce oppure al buio, come in una scena iniziale in cui si sentono soltanto
parole, le parole di Emma e di Teo. E Teo,
di questo film che invita a rallentare i ritmi, è l’altra faccia: è
l’attenzione alle apparenze e alle immagini patinate di uno spot pubblicitario,
è l’evanescenza, la superficialità sentimentale e, almeno sulle prime,
l’assenza. Ed è la fuga. … Eccolo l’uomo in fuga di turno,
"maschera" del contemporaneo cinema italiano quasi come lo erano
Pantalone e Arlecchino ai tempi della Commedia
dell’Arte. Quanti ce ne sono di maschi in fuga nei film di oggi, intenti a
volare di fiore in fiore e a mentire spudoratamente. Il personaggio di Adriano Giannini
supera però i cliché della categoria, perché il suo uomo dei tablet
sempre accesi e dei telefonini che squillano ininterrottamente un salto nel
buio lo fa, abbracciando la leggerezza e aprendosi al bisogno di accudire. Certo Teo procede lentamente, perché Il colore nascosto delle cose, con
il suo desiderio di pedinamento e il suo voler essere la fotografia di una
quotidianità, si prende i suoi tempi. E questi tempi a volte si dilatano
troppo, lasciando come sospesi i personaggi.
Eppure Emma
e Teo qualche impasse possono permettersela, perché a movimentarli giocando con
le sfumature della loro personalità sono Giannini
e Valeria Golino,
sempre a fuoco, sempre generosi. Argilla che si lascia plasmare
dalle mani del regista, entrambi danno qualcosa di sé al ruolo che
interpretano. La sfida più difficile, non c’è dubbio, l'ha vinta la Golino, semplice, bellissima e
credibile anche in virtù di un utile corso di "orientamento e
mobilità". E’ autentica e accogliente proprio come i tanti interni nei
quali Il colore nascosto delle cose è ambientato: interni spesso
caldi e pieni di oggetti, che contribuiscono a stabilire un clima di intimità e
di familiarità, un’atmosfera che fa sì che Emma alla fine ci appaia come un’amica o una sorella, una sorella
saggia che ci invita a non dare nulla, ma proprio nulla, per scontato. (Comingsoon.it, Carola Proto)
È
doppiamente interessante che il film si apra nel buio totale. Teo ed alcuni
amici hanno deciso di fare l'esperienza di "Dialogo nel buio"
(presente a Roma e a Milano) in cui si viene guidati in un percorso totalmente
privo di qualsiasi fonte luminosa e chi accompagna e suggerisce esperienze con
gli altri 4 sensi è una persona che non ci vede. La situazione si ribalta
perché è chi normalmente vede che abbisogna di aiuto ed è quanto accadrà a Teo
che al momento ancora non sa che il caso (ammesso che il caso esista) gli farà
rincontrare Emma che era stata la sua guida. Teo ci vede, fa un lavoro in cui
l'elemento visivo o la sua evocazione sono fondamentali, ma la sua vita sembra
avere bisogno di una messa a fuoco sia nei confronti di un passato familiare
complesso sia nell'ambito delle relazioni uomo/donna. Emma, che non è nata
priva della vista, non ha dimenticato i volti e i colori che ha conosciuto nel
passato così come non nega la propria disabilità ma non la affoga nel auto
compatimento ed è in grado di affrontare un rapporto con la maturità che ciò
che ha vissuto le ha consentito di sviluppare. La sensibilità di Soldini (che
si concede anche un'apparizione alla Hitchcock)
nei confronti del tema si rivela ulteriormente nel personaggio di Nadia. La
studentessa, che va a ripetizioni di francese da Emma, vive il tormento della
cecità rifiutandosi di cercare quell'autonomia che vorrebbe ma che, al
contempo, teme. In una scena, solo apparentemente secondaria del film, sua
madre la osserva, sfocata, da non troppa distanza, soffrendo in silenzio per
quella figlia che non riesce a risolvere il proprio conflitto interiore.
Soldini, ancora una volta, si dimostra in grado di cogliere in sintesi, con
pochi tocchi essenziali, la complessità di diverse condizioni esistenziali a
cui dedica uno sguardo in cui non manca mai la partecipazione. (Mymovies, Giancarlo Zappoli)
PARLA IL REGISTA:
“Il colore nascosto delle
cose è stato presentato Fuori Concorso alla
Mostra del Cinema di Venezia (2017). Parlando della genesi del progetto, mi sono reso conto che le persone che non vedono
hanno meno pregiudizi. La vista ci porta a giudicare, a scannerizzare il
prossimo decidendo tutta una serie di cose sul conto delle persone. Conoscere qualcuno,
se non lo vedi, è molto diverso. Per la prima volta nella vita Teo non si sente giudicato, si sente libero di essere
finalmente se stesso e l'ascolto che Emma gli dedica è diverso dalle altre
persone che gli stanno intorno. Prima del film ho fatto un documentario sui non
vedenti, ho conosciuto coppie dove uno dei due vedeva e uno no. L'idea mi è
scattata proprio dall'incontro con una persona non vedente. Mi diceva:’ Ho visto Pane e tulipani’. Conoscendola ho capito che
si vede anche senza gli occhi".
(scheda a cura di
Carolina Papi)
prossimo film: 27 febbraio / 1 marzo:
LIBERE, DISOBBEDIENTI, INNAMORATE