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Ciclo: “Prospettive”
L’ORA PIÙ BUIA
Mercoledì 27 marzo 2019
Venerdì 29 marzo 201
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Regia |
Joe Wright |
Anno, durata |
GRAN BRETAGNA – 2017, 125’ |
Filmografia |
Orgoglio e pregiudizio (Pride & Prejudice, 2005), Espiazione (Atonement, 2007), Il solista (The Soloist, 2009), Hanna (2011), Anna Karenina (2012), Pan - Viaggio sull'isola che non c'è (Pan) (2015), L'ora più buia (Darkest Hour) (2017) |
Interpreti |
Gary Oldman - Winston Churchill, Kristin Scott Thomas - Clementine Churchill, Lily James - Elizabeth Layton, Stephen Dillane - Conte di Halifax, Ronald Pickup - Neville Chamberlain, Ben Mendelsohn - Re George Vi, Charley Palmer Rothwell - Miles Aldridge, Hannah Steele - Abigail Walker, Richard Lumsden - Generale Ismay, Nicholas Jones - Sir John Simon, Jordan Waller - Randolph Churchill, Hilton McRae - Arthur Greenwood, Jeremy Child - Lord Stanhope, John Locke - Oliver Wilson, Mary Antony - Mary Churchill, Tim Ingall - Eddie Walsh, Brian Pettifer |
Sceneggiatura |
Anthony McCarten |
Fotografia |
Bruno Delbonnel |
Montaggio |
Valerio Bonelli |
Musiche |
Dario Marianelli |
Note |
Golden Globe 2018 a Gary Oldman come Miglior attore di film drammatico. Oscar 2018 per Miglior attore protagonista (Gary Oldman), Trucco e acconciature (kazuhiro tsuji, david malinowski, lucy sibbick). |
TRAMA
Un'avvincente ed entusiasmante storia vera che inizia alla vigilia
della Seconda Guerra Mondiale e che vede Winston Churchill, pochi giorni dopo
la sua elezione a Primo Ministro della Gran Bretagna, affrontare una delle
sfide più turbolente e determinanti della sua carriera: l'armistizio con la
Germania nazista, oppure resistere per poter combattere per gli ideali, la
libertà e l'autonomia di una nazione. Mentre le inarrestabili forze naziste si
propagano per l'Europa occidentale e la minaccia di un'invasione si rivela
imminente, con un pubblico impreparato, un re scettico ed il suo stesso partito
che trama contro di lui, Churchill deve far fronte alla sua ora più buia, unire
una nazione e tentare di cambiare il corso della storia mondiale.
NOTE DI REGIA
«Ho scelto di realizzare un film su Churchill perché è una figura
straordinaria, con un’energia contagiosa, una velocità di pensiero e di azione
impressionante, e anche se ha commesso molti errori, ha avuto idee e preso
decisioni geniali che hanno cambiato la Storia. Caratteristiche che lo hanno
poi portato alla depressione avanti negli anni, perché sono venute a mancare.
Ma anche in quel caso ha avuto la lucidità di capire cosa stesse succedendo.
Volevo esattamente raccontare la storia di un uomo con cui in qualche modo ero
entrato in connessione. Pieno di dubbi, con un grande senso dell’umorismo che
gli ha permesso di andare avanti, nonostante avesse commesso molti errori nella
sua vita, fino ad avere il coraggio, o forse l’incoscienza, di fare una cosa
che si sarebbe rivelata incredibilmente giusta. Supportata oltretutto dalla sua
più grande qualità, la straordinaria maestria dialettica e retorica». [Joe
Wright]
RASSEGNA STAMPA
“Maggio 1940. Mentre le armate di
Hitler dilagano per l'Europa, in Gran Bretagna si dimette il primo ministro
Chamberlain, che si è mantenuto su una linea di attendismo e diplomazia. Viene
eletto Winston Churchill, poco amato dai compagni di partito e dalla monarchia.
Alle sue spalle c'è una serie di fallimenti, a cominciare dalla disfatta dei
Dardanelli nella I Guerra Mondiale, e ora si trova a fronteggiare una
catastrofe. Churchill insiste sulla linea della guerra senza quartiere alla
Germania, ma le pressioni per negoziare crescono. La vicenda si svolge nelle
settimane della ritirata di Dunkerque, narrate di recente nel film di
Christopher Nolan, ma L'ora più buia
è ovviamente meno ambizioso. Più che cercare l'epos, illustra didatticamente il contesto, ed è concepito come
occasione per un virtuosistico Gary Oldman che biascica e caracolla
irresistibilmente, circondato da attori tutti bravissimi. A parte eventuali
letture in chiave anti-Brexit (Churchill ragiona sempre in termini di Europa),
si notano le attenzioni, tipicamente inglesi, alle differenze di classe ma
soprattutto il tema centrale del film: l'oratoria politica. Come Il discorso
del re, questo film affronta l'importanza della parola, della retorica come
vero strumento per agire nella Storia. «Ha mobilitato la lingua inglese e l'ha
spedita in battaglia»: queste le ultime battute, che spiegano la morale del
film. Il regista Wright è un illustratore con qualche guizzo di modernismo: ha
fatto Anna Karenina e Orgoglio e pregiudizio, e anche stavolta
si affida a uno sceneggiatore di nome, Anthony McCarten (autore di La teoria
del tutto, il biopic su Stephen Hawking). La sua regia è solida, elegante,
vecchio stile, come in fondo era vecchio stile, ottocentesca, la retorica di
Churchill. Più e più volte, a concludere le scene, la macchina da presa si alza
improvvisamente, a piombo sui personaggi, facendoli diventare, da individui,
pedine. Curiosamente, in questo film super-britannico sono di grande aiuto due
italiani: il montatore Valerio Bonelli e l'autore delle musiche Dario
Marianelli, con un melodico pezzo per piano e orchestra che sembra un'aria
d'opera ottocentesca. Del resto Isaiah Berlin, in un saggio memorabile
sull'oratoria di Churchill, paragonava il suo stile, fitto di arcaismi e
artifici, a un melodramma tragico in cui si alternano arie e recitativi.
(Emiliano Morreale, La Repubblica, 18 gennaio 2018)
“[…] Tuttavia, L’ora più buia dovrebbe
essere anche altro, oltre che una
biografia di Churchill durante le settimane che vanno dall’elezione
a premier fino alla messa in atto dell’evacuazione delle forze armate inglesi
da Dunkerque. Dovrebbe, perché ogni film storico (se non è solo un film in
costume) in un modo o nell’altro i conti con la Storia li deve fare e non può
non affrontare i grandi temi che mette in campo. L’ora più buia resta
invece ancorato alla descrizione del personaggio di Churchill, rappresentandolo (con vago
compiacimento) attraverso vizi, abitudini e modi di fare della vita privata,
come la passione per il cibo o i vizi (fumo e alcol), il carattere spigoloso o
l’amorevole rapporto con la moglie
Clementine. Ma anche per mezzo delle relazioni con i compagni di
partito, gli avversari, i vertici militari e, ovviamente, re Giorgio VI. Una serie di personaggi
che però non ha alcuna profondità drammaturgica (figuriamoci storica) e che
esiste solo in funzione del protagonista, ruotandogli attorno come le facce di
un album figurine. Va da sé che il tentativo di gettare uno sguardo sulla
Storia, è presto frustrato dall’ostinazione di dare di Churchill un ritratto privato che si vorrebbe inconsueto e
di renderlo una figura romantica,
in perenne conflitto con il proprio ruolo e con il concetto di potere. In fondo
niente che non sapessimo già. Quello che sappiamo meno però è se esiste la
possibilità di osservare la figura di Churchill con spirito critico, magari
chiedendoci se un messaggio come «non
vi prometto che lacrime, sudore e sangue» sia ancora attuale o se è
stata la storia dei vincitori a legittimare un tale messaggio politico. […] Insomma
pur essendo due film molto diversi e con intenti decisamente differenti, Dunkirk e L’ora più buia suggeriscono
come la Storia possa essere un dispositivo estremamente manipolabile. E,
inteso che la manipolazione della Storia da parte del cinema sia un diritto
sacrosanto, dicono anche come le prospettive che si possono adottare siano
molteplici. Il film di Wright sembra
prendere una direzione ibrida, che trascura il retroterra storico, non adotta
un pensiero ragionato e si confonde sul messaggio da tramettere. Rischiando di
sovrapporre la propria visione a quella di un qualsiasi biopic televisivo o,
nella migliore delle ipotesi, di un documentario da canale tematico. (Lorenzo
Rossi, Cineforum.it)
Ci vediamo il 3/5 aprile con THE
POST,
di Steven Spielberg, USA, 2017, 118’.
(scheda a cura
di Matteo Mazza)