Il mondo del lavoro
Palazzina LAF
Venerdì       08.11.2024
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Regia    Michele Riondino

Filmografia    È l’esordio alla regia di un ottimo attore

Genere    drammatico

Interpreti    Michele Riondino (Caterino Lamanna), Vanessa Scalera (Tiziana Lagioia), Elio Germano (Giancarlo Basile), Domenico Fortunato (Angelo Caramia), Gianni D'Addario (Franco Orlando), Michele Sinisi (Aldo Romanazzi),

Fotografia / montaggio    Claudio Cofrancesco / Julien Panzarasa
Musica    Theo Teardo, Diodato

Locandina italiana Palazzina Laf
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TRAMA

Taranto anni ’90, Caterino è un operaio dell’Ilva. In ristrettezze economiche e desideroso di dare un twist alla propria vita, accetta un ricatto dai vertici aziendali: spiare i colleghi sul posto di lavoro, soprattutto quelli coinvolti con i sindacati. Così Caterino intasca una promozione e si inserisce tra le fila di quelli spediti alla palazzina LAF. Lì sono radunati i dipendenti etichettati come “problematici”, troppo vicini ai sindacati…

RASSEGNA STAMPA
Elio Petri, Mario Monicelli, ma anche l’universo lavorativo tratteggiato dai vari “Fantozzi” sono tra i riferimenti di Michele Riondino nel realizzare il suo primo film da regista, “Palazzina LAF”. A bene vedere, nel suo sguardo si coglie molto del cinema di impegno civile di matrice europea, in testa quello di Ken Loach e dei fratelli Dardenne. Insieme allo sceneggiatore Maurizio Braucci, Riondino ha decido di mettere in racconto una brutta pagina di diritti violati nell’Ilva di Taranto alla fine degli anni ’90. La storia. Taranto anni ’90, Caterino è un operaio dell’Ilva. In ristrettezze economiche e desideroso di dare un twist alla propria vita, accetta un ricatto dai vertici aziendali: spiare i colleghi sul posto di lavoro, soprattutto quelli coinvolti con i sindacati. Così Caterino intasca una promozione e si inserisce tra le fila di quelli spediti alla palazzina LAF. Lì sono radunati i dipendenti etichettati come “problematici”, troppo vicini ai sindacati… “Quella della Palazzina LAF – rimarca Riondino – è la storia di uno dei più famigerati ‘reparti lager’ del sistema industriale italiano. È la storia di un caso giudiziario che ha fatto scuola nella giurisprudenza del lavoro. 79 lavoratori altamente qualificati costretti a passare intere giornate in quello che loro stessi hanno definito in tribunale ‘una specie di manicomio’. Per la prima volta il confino in fabbrica fu associato a una forma sottile di violenza privata e per merito di questa sentenza un termine ancora non riconosciuto dal nostro ordinamento giuridico fu finalmente introdotto. Quello della palazzina LAF fu il primo caso di mobbing in Italia”. Dopo titoli di richiamo tra cinema e serie Tv come interprete – “Dieci inverni” (2009), “Il giovane favoloso” (2014), “Pietro Mennea” (2015), “Il giovane Montalbano” (2012-15) –, Michele Riondino passa alla regia firmando un’opera che possiede carattere e densità. Forte delle proprie origini tarantine e anche di un lungo impegno civile sui temi del lavoro con “Uno maggio Taranto libero e pensante”, Riondino ha composto un film capace di unire cronaca, denuncia e umorismo nero. Da un lato rende note le tante, troppe, vessazioni subite dagli operai in un polo industriale chiave del Paese, l’Ilva, dall’altro mostra un gruppo di lavoratori vilmente “declassati” abitare un tempo sospeso e claustrofobico con un’umanità tragica e insieme farsesca. Di quello che ci racconta il film tutto è vero, grazie a un attento lavoro di documentazione compiuto da Riondino e Braucci, l’unica licenza è il profilo del protagonista, Caterino, che Riondino ha disegnato come meschino e indolente, disposto a tutto per strappare un assegno più corposo a fine mese. Un personaggio grigio, misero, senza evidenti sussulti di coscienza. Nell’insieme “Palazzina LAF” è un film che convince per stile e costruzione narrativa, duro e tagliente, ma mai del tutto tragico nei toni: Riondino preferisce che l’intensità giunga attraverso il cortocircuito tra dramma e grottesco, tra realismo livido e farsa. Un’opera grintosa, coraggiosa e di senso, sorretta da un cast affiatato composto da Elio Germano, Vanessa Scalera, Anna Ferruzzo e Paolo Pierobon.
Da cnvf.it

Palazzina Laf segna l'esordio alla regia dell'attore Michele Riondino, ed è un esordio fulminante, che porta con sé non solo la conoscenza approfondita della storia ignobile dell'ILVA e delle sue ricadute sul territorio tarantino (dove Riondino è nato e cresciuto), ma anche l'eredità di molto cinema, dalla saga grottesca di Fantozzi fino all'alienazione stralunata di La pecora nera di Ascanio Celestini, Brazil di Terry Gilliam e Tony Manero di Pablo Larrain……………."ILVA is a killer" dice una scritta nel film, e non lo è solo in senso fisico, date le morti per malattie causate dalla vicinanza agli altiforni e dal mancato rispetto delle norme di sicurezza sul luogo di lavoro, ma anche nella volontà di umiliare sistematicamente i suoi dipendenti con strategie che da allora in poi sarebbero state definite mobbing. I continui tagli del personale e aumenti dei turni, il tentativo di far pagare ai lavoratori il prezzo di una fantomatica ristrutturazione si traducono in una spada di Damocle perennemente sollevata sulla testa di tutti, impiegati come operai.
La sceneggiatura, dello stesso Riondino saggiamente affiancato dall'esperienza di Maurizio Braucci, non fa sconti a nessuno e crea dinamiche relazionali allo stesso tempo credibili e lunari. E a fare la differenza nel raccontare questa storia è la volontà di non farne semplicemente un "film a tema" ma un lavoro artistico che trova la sua originalità in una serie di scelte molto precise di regia, di montaggio (del bravissimo Julien Panzarasa) e di commento sonoro minaccioso e incombente (le musiche originali sono di Teho Teardo, la canzone finale è di Diodato, che ha origini tarantine).
Dalla scena in cui Caterino emerge con un occhio nero alle visioni (o anticipazioni temporali) che precedono e preconizzano le conseguenze delle azioni in scena, Palazzina Laf costruisce in modo asciutto ed essenziale, ma mai minimalista o documentario, la parabola di un Giuda inconsapevole che è a suo modo anche un povero Cristo. E finalmente torna a mettere il diritto dei cittadini al lavoro - e a condizioni che lo rendano possibile - all'interno del nostro cinema che, dagli anni Settanta in poi, ha in gran parte evitato di parlarne.
Da mymovies.it

In Palazzina LAF, esordio alla regia di Michele Riondino (tarantino di nascita e ai tempi degli eventi raccontati dal film nemmeno ventenne), ci sono una rabbia, una foga, un senso d'ingiustizia e insieme di rivalsa che fanno del film un oggetto piuttosto singolare. Un film sull'Ilva del Gruppo Riva, ambientato a metà anni '90, durante la stagione dello smantellamento della più grande acciaieria d'Europa: dunque un film sul mondo operaio, sulla sua crisi e la sua fine, osservate dalla prospettiva distorta e illusoria di un traditore, naturalmente nel nome di Elio Petri e nel solco del destino di una classe operaia che questa volta va letteralmente in paradiso, salvo scoprire che si tratta, se non proprio di un inferno, sicuramente di un purgatorio.
Da Cineforum         
     Prossimo film “Perfect days” mercoledì 22 novembre 2024

  (scheda a cura di Marco Massara)