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CINEMA E’ STORIA
La zona di interesse
Venerdì       31.01.2025
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Locandina italiana La zona d'interesse

Regia    Jonathan Glazer
Filmografia    Under the skin (2023(,Birth – io sono Sean (2004), Sexy beast  l’ultimo colpo della bestia (2000)
Genere    Drammatico - Storico
Interpreti    Sandra Huller (Hedwig Höss), Christian Friedel (Rudolf Höss), Johann Karthaus (Claus Höss), Luis Noah Witte (Hans Höss), Medusa Knopf (Elfryda), Imogen Kogge (Linna Hensel), Zuzanna Kobiela (Aniela), Nele Ahrensmeier (Inge-Brigit Höss), Lilli Falk (Heideraud Höss)
Fotografia / montaggio    Luckas Zal  / Paul Watts
Musica    Mika Levi
.TRAMA

Polonia, Auschwitz. Incede senza sosta l’escalation di atrocità nel lager, ma al di qua del muro vige una strana calma. Lì è situata la villetta con giardino e piscina della famiglia Höss. Rudolf è impegnato in continui incontri con i vertici delle SS, pronto a fare pressioni verso la “soluzione finale”; a casa però si mostra come un padre vigile e premuroso. Con lui la moglie Hedwig, che non nasconde la propria soddisfazione per la rapida ascesa sociale della famiglia, soprattutto l’aver realizzato la casa dei sogni. Sullo sfondo…...
RASSEGNA STAMPA
Nutrito e sempre più diversificato è il racconto cinematografico della Shoah, il cinema che si fa custode della memoria. Se fino agli anni ’90 il registro ricorrente è stato prevalentemente drammatico, raggiungendo uno dei suoi punti più significativi con “Schindler’s List” (1993) di Steven Spielberg, al crocevia del nuovo millennio si sono aggiunte ulteriori prospettive, aprendo anche all’umorismo gentile di respiro educativo: tra i titoli più evocativi “La vita è bella” (1997) di Roberto Benigni e “Train de vie” (1998) di Radu Mihăileanu. Di recente, poi, è da ricordare “Jojo Rabbit” (2020) di Taika Waititi, che si è spinto, nel tracciato della commedia drammatica, sino ai confini dell’umorismo satirico. E poi nel 2023 è arrivato Jonathan Glazer, che ci offre un sguardo “altro” sul dramma della Shoah con il suo folgorante “La zona d’interesse” (“The Zone of Interest”), da un romanzo di Martin Amis del 2014.
Glazer affronta uno dei simboli dell’orrore, il campo di concentramento di Auschwitz, non accedendovi mai. Decide di amplificare quanto sta accadendo lì osservando scrupolosamente il quotidiano della famiglia Höss, ovvero Rudolf, Hedwig e i loro cinque figli. Non una famiglia comune, ma quella del comandante del lager.
La storia. Polonia, Auschwitz. Incede senza sosta l’escalation di atrocità nel lager, ma al di qua del muro vige una strana calma. Lì è situata la villetta con giardino e piscina della famiglia Höss. Rudolf è impegnato in continui incontri con i vertici delle SS, pronto a fare pressioni verso la “soluzione finale”; a casa però si mostra come un padre vigile e premuroso. Con lui la moglie Hedwig, che non nasconde la propria soddisfazione per la rapida ascesa sociale della famiglia, soprattutto l’aver realizzato la casa dei sogni. Sullo sfondo non si arrestano le urla strazianti dei deportati nel campo, insieme ai latrati dei cani e alle grida secche dei nazisti. Ma la famiglia Höss non sente niente, concentrata unicamente su se stessa, sulla sua “piccola” porzione di felicità…
Jonathan Glazer firma un film duro e sorprendente. Colpisce lo spettatore con un racconto cinico e tagliente: mostra la miseria umana di una famiglia, in apparenza perbene, che però si rivela essere totalmente amorale e avaloriale. Nell’aspetto gli Höss sembrano il ritratto della genuinità, man mano che il copione prende vita si scopre però che la pacifica villetta con i suoi abitanti rappresenta la cabina di comando dell’orrore. Confinano con il lager, ma deliberatamente non si curano di quanto sta accadendo lì. Anzi Rudolf lo sa benissimo, dato che spinge affinché si proceda senza sosta con camere a gas e forni crematori. Tanto è spietato nel dare ordini ai suoi sottoposti, quanto si sdoppia – in maniera patologica, inquietante – nel gioco di padre amorevole in casa.
Con “La zona d’interesse” Glazer svela con lucidità non solo la “banalità del male”, ma anche il suo cinismo sconfortante e tossico. Mostra il punto più basso, anzi più fosco, dove l’uomo si è saputo spingere, accecato da arroganza, egoismo e follia. Un film acuto, magnifico per regia, stile narrativo come pure per gli attori, gli ottimi Sandra Hüller e Christian Friedel
Da cnvf.it
“Ma è chiaro fin da subito come non sia la ricostruzione storica a interessare il regista, bensì la messa in scena di una situazione paradossale, così estrema da trasformarsi in un laboratorio di analisi della banalità del male e della separazione tra percezione soggettiva e realtà oggettiva. Introdotto e chiuso da alcuni minuti di solo audio - una composizione di Mica Levi che sembra rievocare il suono di urla di dolore umane - il film di Glazer sceglie di introdurci alla vita di una famiglia rivelando gradualmente il contesto generale. Con un astuto gioco di campi e controcampi e una meticolosa osservazione del profilmico, in cui ogni dettaglio dell'inquadratura assume importanza, cominciamo a intravedere cosa ci sia al di là del muro, e quindi ad associarlo alle immagini note di una delle pagine più tragiche della storia dell'umanità. Svelato il mistero, tutto assume un nuovo significato e ogni situazione quotidiana sembra una versione distorta di quanto avviene al di là del muro: non saremo più in grado, come è giusto che sia, di interpretare con il medesimo metro di giudizio quanto avviene alla famiglia Höss. Eppure, superato lo choc della scoperta, a emergere con vigore è il ruolo simbolico della rappresentazione messa in atto da Glazer. Una volta che tra spettatore e personaggi si è creato un distacco siderale, ecco che la sceneggiatura li riavvicina, insinuando il dubbio che sia proprio la normalità di alcuni piccoli gesti e dialoghi il monito nascosto di La zona d'interesse (…) la costante sensazione di vivere in una bolla, nella negazione di quel che avviene al di fuori, riproduce comportamenti e vizi della nostra contemporaneità borghese. (…) Anche noi spettatori, complici e colpevoli, assisteremo alla rivelazione della verità - periodicamente negata e ridiscussa - solo a cose fatte, in un epilogo che apre al surreale e che dona l'esatta chiave di lettura sul film.”

 da mymovies.it

“Ipnotico e imperdibile. Questi sono gli aggettivi che affiorano alla mente già durante la visione di questo film. Su un ordito sensoriale fatto principalmente di suoni e di immagini il regista tesse la trama di una quotidianità familiare ordinariamente quieta e felice. In una di quelle brevi e sfuggenti estati nord-europee, Glazer ci introduce nelle giornate di un’affiatata coppia e dei suoi bambini, che si muovono gioiosi tra gli interni di una deliziosa villetta e l’esterno di un giardino a dir poco paradisiaco. (…) Perno del funzionamento familiare degli Höss è il compatto diniego della realtà esterna, attraverso il bastione psichico rappresentato visivamente dalle mura che separano, ma al contempo uniscono in un abbraccio mortifero l’amena villetta e il campo di sterminio: una separazione “conosciuta non pensata” tra interno ed esterno, garante della felicità domestica e, per questo, “zona di interesse”.
Prossimo film “Comandante”   07.02.2025                                 (scheda a cura di Marco Massara)