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Maschere
e profondità LA
FORMA DELL’ACQUA Mercoledì 24.10.2018 Venerdì 26.10.2018 |
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Scheda
a cura di Flavio Acquati
Regia |
Guillermo del Toro 9/10/1964 Guadalajara Messico |
Filmografia |
Molto vasta e articolata la produzione di del Toro: dal fumento alle serie TV passando per il cinema d’animazione, il regista ha attraversato praticamente tutte le moderne incarnazioni del racconto per immagini, specializzandosi nel genere horror. Per il cinema in senso stretto vanno segnalati: Crimson Peak (2013); Pacific Rim (2013); Hellboy the golden army (2008) e Hellboy (2004); Il labirinto del fauno (2006); Blade (2002); La spina del diavolo (2001)… |
Genere, provenienza e durata |
Drammatico, fantastico, Usa, 2017 119’ |
Interpreti |
Sally Hawkings; Michael Shannon; Richard jenkins; Doug Jones; Octavia Spencer; Michael Stuhlbarg… |
Sceneggiatura, Fotografia e montaggio |
G. del Toro, Vanessa Taylor; Dan Lausten; Sidney Wolinsky |
Musica |
Andre Desplat |
Il
film vince a Venezia il Leone d’oro e
gli Oscar per: miglior film, miglior regia, miglior colonna sonora originale,
miglior scenografia oltre ai premi del Golden Globe e del Bafta.
Elisa, giovane donna muta, lavora
in un laboratorio scientifico di Baltimora dove gli americani combattono la
guerra fredda. Impiegata come donna delle pulizie, Elisa è legata da profonda
amicizia a Zelda, collega afroamericana che lotta per i suoi diritti dentro il
matrimonio e la società, e Giles, vicino di casa omosessuale, discriminato sul
lavoro. Diversi in un mondo di mostri dall'aspetto rassicurante, scoprono che
in laboratorio (soprav)vive in cattività una creatura anfibia di grande
intelligenza e sensibilità. A rivelarle è Elisa. Condannata al silenzio e alla
solitudine, si innamora ricambiata di quel mistero capace di vivere tra acqua e
aria. Ma il loro sentimento dovrà presto fare i conti con una gerarchia ostile
incarnata dal dispotico Strickland. In piena corsa alle stelle contro i russi,
gli Stati Uniti non badano a spese e a crudeltà. Per garantirsi e garantire al
suo Paese un futuro stellare, Strickland è deciso a tutto.
È sufficiente
osservare l'arte contemporanea per convincersi degli effetti suscitati dalle
trasformazioni della vita acquatica sull'ecosistema e di conseguenza sulla vita
degli uomini. Da Damien Hirst, che valorizza il corallo minacciato dal
riscaldamento degli oceani, a Suzanne Husky e alle sue sirene,
il fondo marino ossessiona numerosi artisti.
Se alcuni tra loro sondano quello che si gioca oggi
nella profondità dei fondali, altri ci pescano una mitologia ancestrale e una
nuova inquietudine. Architetto di incubi, Guillermo del Toro si iscrive nella
seconda categoria, rinnovando le affinità, umide e furiose, che gli esseri
umani intrattengono con il mondo marino. Sospeso tra nevrosi terrestri (la
Guerra Fredda e l'irriducibile paura del diverso) e iridescenze acquatiche, The Shape of Water inventa
sotto i nostri occhi un nuovo continente, tra mare e terra, scongiurando
l'annegamento con la potenza dei fantasmi.
Proseguendo la sua relazione con lo straordinario,
l'autore avanza nella Storia e produce un'articolazione sottile, ma senza
gravezza metaforica, tra realtà e doppio fantasmagorico che spiega i suoi
oscuri meccanismi. Precipitato in piena Guerra Fredda, il racconto agisce su
due livelli, quello della cronaca realista (la violenza della Storia) e quello
dell'immaginario mitologico (l'incontro con la straordinaria creatura), e
osserva due movimenti, quelli su cui si equilibra tenacemente il cinema
dell'autore.
In principio c'è l'aggressione, l'intrusione di un corpo
esterno, e poi il gesto espiatorio marcato dall'estromissione della fantasia,
dalla sua fuga o dalla sua distruzione nella speranza di rimettere il mondo
com'era al debutto. L'azione si situa a Baltimora a metà degli anni Cinquanta
dove si soddisfa la paranoia anticomunista del Paese. Al martirio impietoso del mostro si intreccia la rivelazione del suo
splendore, alla crudeltà del mondo reale, incarnato dal fanatismo di
Strickland, si allaccia la 'mostruosità' di un essere magico che lascia evadere
lo spirito romantico della protagonista.
Non è la prima volta che il regista messicano accomoda il racconto onirico al
cuore della Storia (Il labirinto del fauno è ambientato nella Spagna franchista),
in cui fantasmi infantili e oggettività sinistra si accordano con poesia e
pertinenza. Se ieri era un labirinto funebre, oggi è uno
specchio d'acqua idillico da cui emerge e in cui immerge un nuovo immaginario,
ibridando elementi umani e forme acquatiche.
Curando il delirio totalitario di
Strickland con la grazia liberatrice dell'arte (la creatura di Doug Jones
ripara al cinema), del Toro conferisce al suo film una portata estetica e
morale esemplare. Per la bellezza che ne deriva, rinviando a una tradizione
questa volta cinematografica che si interroga sulla relazione tra orrore e sua
rappresentazione (Il
mostro della laguna nera). Se gli incubi dell'epoca
e i tornadi interiori sono affidati a Michael Shannon, volto roccioso che dissimula la
mostruosa nefandezza dei suoi prossimi, Doug Jones incarna il doppio fantastico
e compassionevole che 'accompagna' l'eroina sulle note di Glenn Miller.
Alla maniera del suo autore, Elisa si innamora perdutamente del mostro. Perché
il fantastico per Guillermo del Toro non serve a esorcizzare le paure ma
piuttosto a viverle. È l'ultima espressione di speranza e di terrore dell'uomo.
Recuperando le radici creative della serie B e rigenerandole infaticabilmente,
l'autore invita lo spettatore a riconsiderare i generi e il loro stile, lo
persuade della loro inesauribilità, isolandone i meccanismi fondamentali e
trovando la chiave per attivarne gli ingranaggi. Ieri la creatura di Jack Arnold nuotava silenziosa al di sotto
dell'eroina, oggi ne abbraccia emersa il corpo. Quello elettrico di Sally
Hawkins, determinata a provare che l'amore può essere contagioso e il silenzio
una lezione sovversiva.
(da: Mymovies, Marzia Gandolfi) Prossimo film: 7/9 novembre LOVELESS
2017, 128’