Les choristes - I ragazzi del coro

(Les Choristes, 2004) 

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Il cast (torna su)

Regia: 
Christophe Barratier

Sceneggiatura:
Christophe Barratier, Philippe Lopes-Curval

Attori: 
Gérard Jugnot .... Clément Mathieu
François Berléand .... Rachin
Kad Merad .... Chabert
Jean-Paul Bonnaire .... Padre Maxence
Marie Bunel .... Violette Morhange
Jean-Baptiste Maunier .... Pierre Morhange
Maxence Perrin .... Pépinot
Grégory Gatignol .... Mondain
Thomas Blumenthal .... Corbin

Prodotto da: 
Arthur Cohn, Nicolas Mauvernay, Jacques Perrin

Musiche originali:
Christophe Barratier, Bruno Coulais

Fotografia: 
Jean-Jacques Bouhon, Dominique Gentil, Carlo Varini

Montaggio:
Yves Deschamps

Costumi:
Françoise Guégan

Scenografia:
François Chauvaud

Nazione: Francia | Svizzera | Germania

Durata: 96'

La trama (torna su)

Nel 1949, Clément Mathieu, professore di musica senza lavoro, viene assunto come sorvegliante in un istituto di rieducazione per minori. Ma il sistema educativo del direttore Rachin, terribilmente repressivo, fatica a mantenere l'ordine fra gli allievi difficili. Grazie alla magia del canto, Mathieu riuscirà a trasformare la loro vita.

La critica (torna su)

La Stampa (27/10/2004)
Alessandra Levantesi
Non capita a tutti di debuttare con un film che totalizza otto milioni di spettatori in patria, come è accaduto a Christophe Barratier, regista e sceneggiatore di «Les Choristes», l’opera prescelta dai francesi per rappresentarli nella gara dell’Oscar per il miglior film straniero. E pensare che l’esordiente, di formazione chitarrista classico e da sempre innamorato del vecchio cinema parigino, si è ispirato a «La gabbia degli usignoli» di Jean Dreville, una pellicola del 1944 definita nella «Guide des films» di Jean Poulard «un peu demodé». Mentre evidentemente si tratta di una storia semplice, che può incontrare i favori di un pubblico vasto ed eterogeneo. Nel 1949 un professore di musica, Clement Mathieu, viene assunto come sorvegliante in un istituto di rieducazione per minori. La durezza della vita nel triste, decadente edificio, dove sotto la conduzione di un rigido direttore si risparmia su tutto, dal cibo al riscaldamento, ha reso gli allievi ancor più difficili e ribelli. Ma Mathieu ha un tipo di approccio diverso, basato sulla comprensione e sulla tolleranza, sa che quei ragazzini sono usciti vulnerati da una terribile guerra e da condizioni familiari precarie e tenta di aiutarli con la disciplina dolce e coinvolgente del canto. Coloro che hanno fatto parte di un coro conoscono la magia di sentirsi amalgamati nell’armonia superiore della musica e fra i piccoli sbandati c’è il selvatico Pierre dalla voce d’angelo che sull’esperienza riuscirà a costruirsi un luminoso futuro da direttore d’orchestra. La cornice del presente, in cui Pierre ormai maturo e famoso (un cameo di Jacques Perrin, produttore del film e parente del regista) e un altro ex allievo ricordano il passato, è ovvia e pleonastica. Ma nell’insieme «Les Choristes» pur tutto prevedibile negli snodi narrativi, si muove con grazia ed equilibrio tra dramma e commedia. I giovanissimi interpreti, presi dalla vita, sono accattivanti a partire dal piccolo solista di Lione Jean-Baptiste Maunier. E molto si deve all’interpretazione di Gerard Juniot, il quale ritaglia sul filo di una sensibilità mai sdolcinata e di uno stilizzato umorismo una bella figura di insegnante che senza nulla pretendere molto sa dare.


la Repubblica (29/10/2004)
Scelto per rappresentare la Francia ai prossimi Oscar, un altro film sui benefici della musica come rimedio alla delinquenza. La canzone è nota. Qui, però, non siamo in una scuola di danza hip-hop di Harlem, bensì in una di quelle ricostruzioni storiche che piacciono tanto ai francesi, dove un cittadino medio (Gérard Jugnot, in una parte che ricorda quella di "Monsieur Batignole") si dimostra capace d' imprese insospettate. 1949. Clément Mathieu, prof di musica disoccupato e collezionista di fallimenti privati, è assunto come sorvegliante in un istituto di rieducazione minorile. In contrasto con i metodi dispotici del direttore Rachin, Mathieu si persuade di poter addolcire i caratteri degli ospiti della casa tramite la musica e fonda un coro. Facile come convertire un gruppo di mercenari armati alla cooperazione internazionale? Invece l'ometto ce la fa; e non basta: tra i suoi allievi (un bel gruppo di facce "cinematografiche") scopre perfino un piccolo cantante dal viso d'angelo e dalla voce d'oro. Neppure l'impresa di Christophe Barratier (che ha ripreso il soggetto di un film francese del '45) era semplice; tutt'altro. Una trama fin troppo lineare lasciava sospettare l'ennesimo campione di film umanista, farcito di buoni sentimenti, che ti prende in ostaggio propinandoti un'ora e mezza d'emozioni precotte. Non va affatto così. Les choristes è un'operina pudica, spesso divertente (e a tratti, questo sì, ingenua) che conosce molto bene la differenza tra sentimentalismo e tenerezza.


l'Unità (30/10/2004)
Alberto Crespi
Due film francesi di ottima fattura si sfidano nel week-end: guarda caso, si sono disputati anche la candidatura per la Francia all’Oscar per il miglior film straniero. In quella gara ha prevalso I ragazzi del coro di Christophe Barratier, anche se noi avremmo votato per Così fan tutti di Agnès Jaoui. Il primo è una storia «di collegio» che ricorda precedenti illustri del cinema d’Oltralpe, da Zero in condotta di Vigo a Arrivederci ragazzi di Malle: inutile aggiungere che non è di quel livello, ma racconta con efficacia l’educazione musicale di un bimbo ribelle, che diventerà un grande direttore d’orchestra. Barratier è un produttore di film «animaleschi» (Microcosmos, Il popolo migratore) che da regista se la cava benissimo con i bambini.


Film TV (2/11/2004)
Enrico Magrelli
a "qualità francese" ha sfumature e tinte stabili (si potrebbe aggiungere scontate) quando si misura con il metro della nostalgia da grande schermo. Il "c’era" una volta una Francia popolare, connotata da sentimenti semplici, da personaggi anonimi e garbati o antipatici e "cattivi" (consuete figure di contorno delle gloriose pellicole in bianco e nero), da una provincia sonnolenta, da sapori e atmosfere locali spesso coccola le platee d’oltralpe. "Les choristes" è un modellino artefatto di questa aria di un tempo che fu. Meglio se in un collegio, meglio se con dei bambini abbastanza difficili (secondo i pregiudizi dei benpensanti) meglio se il riscatto degli allievi passa attraverso la "buona educazione" di un maestro (Gérard Jugnot) finito anche lui nello stagno immobile della frustrazione. Il "capitano" di questi ragazzini, discoli da zero in condotta, utilizza il canto e la formazione di un coro per afferrare l’attimo fuggente, l’arrivederci, a ciglio umido, ai suoi ragazzi. Il film non è molto originale e non ha alcuna energia di scrittura e di messa in scena per distinguersi nel filone dei film d’ambientazione scolastica. Ha avuto un ragguardevole successo sul mercato domestico ed è stato candidato dalla Francia per partecipare alla maratona per la conquista della nomination all’Oscar come miglior film straniero.



I link (torna su)

Sito ufficiale - http://www.leschoristes-lefilm.com/