ORION    MOVIES

CENTRO FRANCESCANO ARTISTICO ROSETUM

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LA FORMA DELL'ACQUA


Gran bel film! (mi sa che  approfitto del ripescaggio di lunedì per rivederlo).
Alcuni si lamentano che si tratta dell'ennesima riproposizione sugli schermi di un racconto ispirato a fiabe popolari, valorizzato anche dalla letteratura "alta" come nel caso di Frankestein della Mary Godwin Shelley giustamente richiamato in sala in un intervento venerdì sera (combinazione ho appena visto il "MARY SHELLEY" della regista saudita Haifaa al-Mansour e ve lo consiglio) : è l'eterna lotta tra il bene ed il male.
Ma è su questo basilare ordito che tutti gli sceneggiatori ed i registi tessono sempre le loro trame e differenziano le loro opere unicamente variando gli scenari di fondo, giocando sui colori e sulla musica, inserendo qua e là episodi-corollari che accrescono lo spessore del racconto principale e sopratutto  sfumando il contrasto bene/male in forza del sacrosanto principio che la realtà della condizione umana non registra quasi mai un confine netto tra bianco e nero, ma una infinita varietà di grigi. Basti pensare a "IL FILO NASCOSTO" della scorsa settimana ove i protagonisti si alternano nel rivestire il ruolo di vittima e carnefice per finire in un abbraccio in cui si compenetrano ed il colore diventa uno solo: io penso sia il bianco, ma ovviamente per altri potrebbe essere il nero.
Guillermo del Toro è un abilissimo tessitore ed ha saputo comporre mirabilmente un puzzle equilibrato ed armonico: la spruzzata "splatter" di dita mozzate marcescenti e del copioso sangue sui pavimenti del laboratorio è bilanciata dalla figura del buon Giles col frigorifero pieno di porzioni di una torta quotidianamente acquistate solo per incontrare un giovane barista che alla fine si rivela essere razzista ed omofobo. C'è poi l'ingrediente spia russa, funzionale ad uno scenario di fondo di guerra fredda, che per amore della scienza si oppone alla decisione irrazionale delle due superpotenze di sopprimere il "mostro" ed anche per buon cuore e simpatia, collabora con le due inservienti per salvarlo.
Il tutto ruota intorno al conflitto tra la buona Elisa (concordo con le dichiarazioni del regista circa la bellezza ed il fascina della bravissima Sally Hawkings, anche se mi sorprende una tale valutazione da parte di un omaccione come Guillermo del Toro) ed il cattivissimo Strickland. Qui i ruoli apparentemente sono ben definiti ed il finale è glorioso, con il bene che trionfa e gli amanti che sguazzano felici nell'acqua cristallina dell'oceano, così come appare nella bella locandina di presentazione del film.
Però mi viene un atroce dubbio: se il cattivissimo non l'avesse uccisa, la povera Elisa  e noi con lei, saremmo rimasti contenti per la ritrovata libertà del mostro, ma allo stesso tempo rammaricati e tristi per la fine di una così singolare e romantica storia d'amore. Insomma Strickland ha finito per favorire il trionfo del bene  e pertanto non darei per scontata fino in fondo la sua cattiveria; con un paragone certo pirotecnico ed azzardato, lo assimilerei a Giuda ed agli ebrei che col loro infame deicidio non hanno fatto altro che essere inconsapevoli strumenti di disegni superiori finalizzati alla redenzione dell'umanità.
franco          francogarga@gmail.com
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Un Oscar meritato per una bella e poetica fiaba che colpisce dritto al cuore di un'America capitalista e razzista degli anni Sessanta, nel pieno della guerra fredda con la vecchia U.R.S.S., ma che lancia messaggi che arrivano fino ai giorni nostri tanto oscurati da una deriva morale e ideale della politica governativa di quel paese. 

Dopo un inizio in cui lo spregevole e ambizioso Strickland (che rappresenta il personaggio forte in contrapposizione a quelli più deboli di Elisa, Zelda, Giles e il professore) non risparmia umiliazioni a nessuno, si assiste a un ribaltamento dei ruoli dove chi vince è l'amore simboleggiato dalla misteriosa e statuaria creatura.

Sono evidenti tutti i temi caldi del mondo occidentale: il riconoscimento e l'accettazione della disabilità, del diverso, delle minoranze e dello straniero.

L'amore (il significato del titolo del film) tutto avvolge e penetra, come l'onnipresente acqua, e dà vita (l’uovo, simbolo della nascita e nutrimento affettivo di una nuova relazione). Non è forse vero per tutti che quando si ama, le mancanze e i difetti dell'altro non si vedono o si accettano per quello che sono?

Mimosa

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LA FORMA DELL'ACQUA

Dal vocabolario Treccani:

fantàstico agg. [dal lat. phantastĭcus, pl. m.). 

1. Della fantasia: capacitàpotenza f.; virtù fovvero immaginativa

2. Più spesso, creato dalla fantasia: un racconto f.; narrativa f.; pitture f.; un castello f

3. Che non ha fondamento se non nella fantasia, quindi irreale, immaginario: un mostro f.

4. Per iperbole, con valore ammirativo: uno spettacolo f.; un gol f.; un romanzoun film f.; un viaggio f., anche di persona che dimostri doti non comuni: una donna f.; sei stato f.!; come esclamazione di ammirato stupore: fantastico!

5. Di persona, bizzarro, originale, stravagante: poteva... cavarsi anche lui la voglia d’essere un po’ f. (Manzoni). 

6. In araldica, figura chimerica mostruosa, composta dall’accostamento di parti del corpo di vari animali. 


Quindi il giudizio non può che essere: fantastico, fantastico e fantastico!

Però bisogna proprio immergersi nella fiaba (per adulti) per apprezzare questo film, ma se ci si lascia prendere all’amo si ottiene un trasporto totale. 

Del Toro è capace di reiventare una fiaba, quella della bestia, più umana degli umani, e della romantica bella e ripresentarcela con grande capacità registica e spettacolare. Particolarmente suggestiva la scena, sottolineata anche da Flavio nel dibattito, delle goccioline che si spostano sul vetro del bus e che dopo un percorso a zig zag si fondono in un’unica goccia più grande. Poesia pura. Bravo Del Toro, oscar meritati.


Silente



IL FILO NASCOSTO


Amore e professionalità possono creare frizioni ed incomprensioni nella vita di coppia, sino a situazioni di vera e propria incompatibilità.   E'  il caso del protagonista del nostro film che non è solo un grande sarto, ma un vero e proprio artista corteggiato e stimato da una clientela ricca e prestigiosa. I suoi miti sono la bellezza e la perfezione che estrinseca negli abiti che disegna e fa confezionare da una equipe di pazienti ed abilissime lavoranti. Il lavoro assorbe tutte le sue energie fisiche e psichiche: è al vertice della professione e come tutti quelli che raggiungono tale traguardo, dopo la soddisfazione subentra lo stress di dover mantenere tale posizione ed il timore di venir scalzati da possibili nuovi outsider, non appena qualche cliente mostra sintomi di disaffezione: insomma, una vitaccia!
Non è certo un macho, anzi esibisce spesso atteggiamenti femminei e pur corteggiatissimo dalle donne vede in loro più un complemento alle sue creazioni sartoriali che un obbiettivo sessuale.
Questo sino all'irruzione nella sua vita di Alma, vista dapprima solo come modella ideale per le sue sfilate, ma che ben presto lo conquista con la sua bravura, dedizione, indipendenza di giudizio e spiccata personalità.
La perfetta sintonia tra di loro si manifesta nell'orrore che provano nel vedere una loro ricchissima cliente ubriacarsi e strapazzare il magnifico abito confezionato appositamente per lei da Woodcock: all'unisono le tolgono di forza il vestito e qui il grande sarto si sente pienamente compreso e capito da Alma e decide di sposarla. Ben presto però quest'ultima, pur consapevole di essere amata, si rende conto di continuare a rivestire un ruolo subordinato nella scala delle priorità del marito che continua a regolare ogni momento della giornata in funzione dell'attività sartoriale e non accetta alcuna modifica alle sue abitudini quotidiane per non perder mai la concentrazione necessaria al pieno sviluppo della sua creatività. Da qui incomprensioni, sino a sfiorare la rottura del loro rapporto perché Woodcock non è in grado di scegliere tra due interessi contrastanti, entrambi decisivi per vivere pienamente la sua vita di uomo e di artista. Il lavoro è per lui una vera e propria droga e per rompere questa dipendenza dovrebbe fermarsi ed  astenersene per un po' al fine di riacquistare libertà e serenità di giudizio (mi viene in mente la scena di   Trainspotting il bel film del 1996 di Danny Boyle in cui  Mark per uscire dal tunnel dell'eroina  si barrica in camera inchiodando la porta per evitare l'intervento dei genitori a fronte delle sue prevedibili invocazioni di aiuto). Alma  decide per lui ed è qui che regista ed attori danno il meglio di loro stessi rappresentandoci la sua straordinaria, pericolosa e geniale soluzione compresa ed accettata di buon grado da Woodcock; sono scene sostanzialmente mute ma gli sguardi tra i coniugi sono pienamente eloquenti: non ci sono parole idonee a rappresentare sentimenti e pensieri così profondi, intimi ed allo stesso tempo terribili e misteriosi!
franco.  francogarga@gmail.com


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Lui è un uomo affascinante, ben vestito e sicuro di sé. Lei una semplice cameriera ma smaliziata, visto che aveva già pronto il proprio recapito per farsi contattare. S’incontrano e lei si lascia portare (mi viene da citare De André) "come un ragazzo segue un aquilone". Parla poco, sorride molto, è evidente che è molto lusingata da tanto interesse verso di lei e non intende lasciarsi sfuggire quell'occasione ma si capisce fin dalle prime parole che non è tipo che si fa mettere sotto i piedi. Intuisce fin dall'inizio che deve fare quello che dice lui ma anche che quel tipo di relazione può diventare pericolosa, tanto che gli dice abbastanza presto "qualunque cosa tu deciderai di fare, fallo con delicatezza". È molto attratta da lui, i suoi modi gentili e il suo talento ma ben presto capisce che lo spazio che lei occupa nei suoi pensieri non le basta. Il rischio è quello di fare la fine di tutte le amanti precedenti. Quindi lo provoca, nel tentativo di riuscire ad entrare in una relazione più profonda, e cerca di sfondare quelle barriere di protezione costituite dalla sorella, le routine, le abitudini ossessive; ma lui oppone resistenza. Ai suoi occhi lui si mostra sempre forte, efficiente, perfezionista nel suo lavoro, controllato e controllante e quando lo scopre stanco e debole, dopo un grande sforzo in occasione di una sfilata dei suoi modelli, si rende conto di potere avere lei il controllo della situazione. Deve essere in quel momento che Alma comincia ad elaborare un piano, un diabolico piano che ribalta la dinamica relazionale fino al punto da indurre Reynolds ad accettare di stare male ogni tanto pur di poter continuare a stare con lei.

Interessante film psicologico sulla complessità delle relazioni di coppia. In questo caso si tratta di un uomo molto talentuoso nel suo lavoro, oserei dire la sua arte, ossessionato dall'ideale di perfezione, ancora profondamente innamorato della propria madre che probabilmente aveva una predilezione ed un investimento affettivo totale verso il figlio e che lui non ha mai deluso, ma anche con un ego smisurato che lo rendono profondamente incapace di tollerare le proprie e le altrui fragilità e di entrare in una relazione empatica con le persone che, di fatto, o deve controllare o rifugge.

Vivere con un uomo siffatto per una donna non può che passare attraverso la rinuncia della propria personalità oppure il tentativo di improntare il rapporto di coppia ad una dinamica sadomasochistica in cui il controllo della relazione passa alternativamente dall'uno all'altra. Meglio scappare a gambe levate!

Mimosa - che augura a tutti, con un po' di ritardo, buon inizio di un nuovo anno di Cineforum insieme

 

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Bel film, da molti considerato un capolavoro, ma per me è risultato noioso. L’unico momento piacevole quando, dopo avere sequestrato il vestito alla cicciona sbronza, Renolds e Alma si baciano per strada. Dio mio, finalmente un momento spontaneo in mezzo a tanta insistita rigidità. Ma è stato solo un attimo, un bagliore nell’acqua gelida, e assistere alla storia tra un personaggio così egocentrico, anche se talentuoso, e una finta masochista disposta a così tante angherie pur di salire nella scala sociale non me l’ha fatto apprezzare. L’insistita presenza della musica, di cui molta al pianoforte, ha acuito la cosa (a tale riguardo devo dire che nel dibattito Marco mi ha spiazzato perché ha invece affermato che solitamente è contrario all’uso massiccio della musica ma che qui, invece, ci stava bene). Poi si potrebbe dire che gli tutti gli attori erano bravissimi, la regia impeccabile, come la fotografia e i costumi, ma per me del FILO nascosto il difetto era proprio nella TRAMA.

Chissà, magari non ero in serata.

 

Silente


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ho letto con vivo interesse i commenti presenti, e mi permetto di aggiungere qualcosa alla complessità colta dai miei compagni di cineforum: io non ho visto un film sull’amore, ma di una religione con un dio la Moda, un profeta Reynolds, una sacerdotessa Cyril, e una vestale Alma.  Più che una dinamica di coppia ho percepito un curioso triangolo governato con sovrana maestria da Cyril la sorella che gestisce l’atelier- tempio, la clientela altolocata, i devoti e le frequentazioni femminili del fratello creatore in funzione di mantenere il fragile equilibrio creativo e psichico del fratello con un corollario di riti o ritualità che scandiscono il tempo. Alma  apparentemente docile, incarna un ideale di bellezza e paziente remissività che affascina Reynolds e che diviene strumento nelle mani di Cyril da quando lei stessa rivela ad Alma di avere le “misure perfette”. Nello sviluppo melodrammatico della vicenda è Cyril che impartisce consigli per mantenere l’equilibrio del mènage anche contro la volontà di Alma che infine escogita una terapia singolare quanto antica, il veleno! Anche questo viene assunto a rituale di questa singolare religione e di cui tutti i  tre protagonisti sono consapevoli. Film esteticamente appagante come un melodramma ottocentesco, le musiche scelte per creare i paesaggi emotivi sono molto efficaci, grande la prova attoriale dei tre protagonisti.



A.

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